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Toscana.

Regione (22.997 kmq; 3.527.788 ab.) dell'Italia centrale. Confina a Nord-Ovest con la Liguria, a Nord con l'Emilia-Romagna, a Est con le Marche e l'Umbria, a Sud con il Lazio, a Ovest si affaccia sul Mar Tirreno. Capoluogo: Firenze. Amministrativamente è suddivisa in dieci province: Firenze, Massa-Carrara, Lucca, Pisa, Livorno, Grosseto, Pistoia, Prato, Arezzo, Siena. Sopravvivono inoltre le denominazioni di subregioni storiche della T., corrispondenti talvolta a unità oroidrografiche: Valdarno di Sotto, Valdarno di Sopra, Garfagnana, Maremma, Chianti, Mugello, Versilia, Casentino, Lunigiana. Appartengono amministrativamente alla T. anche le isole che costituiscono l'arcipelago toscano, tra cui l'Isola d'Elba, terza isola italiana, Capraia, Pianosa, Giglio, Montecristo. ║ Popolazione: la densità di popolazione della T. (153 ab./kmq), inferiore a quella media nazionale, raggiunge punte elevatissime in talune zone, quali Prato, fino a raggiungere un minimo di 50 ab./kmq nella provincia di Grosseto. Negli ultimi anni, tuttavia, lo sviluppo turistico della Maremma ha frenato lo spopolamento e, a partire dagli anni Ottanta, aree rurali delle province di Firenze, Arezzo e Siena non hanno registrato grandi perdite di residenti grazie alla creazione di infrastrutture, alla tenuta della piccola industria locale, alla diffusione dell'agriturismo. • Geogr. - Morfologia: il territorio toscano è prevalentemente collinoso e montuoso, con brevi pianure lungo le coste e lungo i fiumi. La catena montuosa principale è l'Appennino tosco-emiliano, che corre da Nord-Ovest a Sud-Est segnando il confine con l'Emilia-Romagna, costituito soprattutto da un'arenaria di età terziaria smussata dall'azione degli elementi atmosferici. Nella parte nord-occidentale della catena si raggiungono talvolta i 2.000 m di altitudine, con passi (Cisa, Cerreto, Abetone) posti fra i 1.000 e i 1.500 m. Altri rilievi montuosi, di natura ed età geologica varia, separati dall'Appennino dalla Valdarno, costituiscono il cosiddetto Antiappennino: le calcaree e frastagliate Alpi Apuane (quota massima il Monte Pisanino, 1.946 m), il Monte Amiata (1.734 m) di origine vulcanica recente, le Colline Metallifere (1.059 m) tra Siena, Grosseto e il mare. Il vasto sistema collinoso che circonda questi rilievi rappresenta il più tipico e celebrato paesaggio toscano, dalle colline del Chianti, tra Siena e Firenze, alle colline della Val d'Era o della Val d'Orcia. Le pianure, di natura alluvionale, si trovano nella parte costiera, lungo i corsi d'acqua e nelle conche intermontane occupate da laghi fino a tempi geologici recenti. I fiumi principali, Arno e Ombrone, originano così rispettivamente le Piane di Pisa e di Grosseto, le più estese pianure toscane. Tipica della T. soprattutto centro-meridionale è la Maremma, pianura costiera (un tempo paludosa, oggi del tutto bonificata) così detta perché considerata una specie di prolungamento del mare. Le coste della T. sono a festone, consistendo in una successione di lunghi archi di spiagge basse e sabbiose e di piccoli promontori, che sono antiche isole saldate alla terraferma in tempi geologici abbastanza recenti; un esempio di tale evoluzione è il promontorio dell'Argentario, collegato alla terraferma da due cordoni di sabbia che racchiudono la laguna di Orbetello. Dell'arcipelago toscano fanno parte isole diverse per origine e natura del terreno: alcune vulcaniche, altre granitiche, altre calcaree, ma quasi sempre dirupate, con coste elevate e rocciose. Gli isolotti più piccoli e disabitati sono dette formiche (Formiche di Grosseto, Formica di Montecristo). ║ Idrografia: i fiumi toscani sono a carattere torrentizio a causa della scarsa permeabilità del terreno, con conseguente pericolo di inondazione, acuito anche dall'irregolare andamento delle precipitazioni. Di tali rovinosi eventi è stato responsabile anche l'Arno, il cui bacino (oltre 8.200 kmq) equivale a più di un terzo della superficie della T. I suoi maggiori affluenti sono: da sinistra, la Greve, la Pesa, l'Elsa, l'Era; da destra, la Sieve e il Bisenzio. Altri corsi d'acqua con sbocco indipendente al mare sono l'Ombrone, secondo fiume toscano e principale unità idrografica della T. meridionale, l'Albegna, la Magra, il Serchio, il Cecina, che scorre al centro della T. segnando il limite settentrionale della Maremma. Nella propaggine orientale del territorio toscano scorre infine il primo tratto del Tevere. Completano il quadro dell'idrografia regionale alcuni piccoli laghi (Massaciuccoli, Bucano, Chiusi, Montepulciano), sopravvissuti alle grandi opere di bonifica che hanno determinato il prosciugamento dei Laghi di Bientina e di Fucecchio. ║ Flora: sulla costa rocciosa è ancora diffusa la macchia mediterranea, costituita per lo più da arbusti e cespugli (corbezzolo, erica, ginepro, piante aromatiche), mentre sui tratti sabbiosi porzioni di pineta sopravvivono alla massiccia antropizzazione. Al di sopra dei 500 m s/m. si hanno estesi boschi di querce e di castagni; tra i 1.000 e i 1.500 m la specie arborea più diffusa è il faggio. ║ Fauna: a causa dell'intensa antropizzazione del territorio e dell'attività venatoria, il patrimonio faunistico versa in uno stato di grande depauperamento. Già scomparsi ai primi del Novecento l'orso e il lupo, sopravvivono in pochi esemplari cervi, daini, caprioli, capre selvatiche; più diffusi sono donnole, puzzole, martore, volpi, istrici, tassi e, infine, il cinghiale. Fortemente impoverite sono anche la fauna aericola (starne, pernici, rapaci, tortore, beccacce) - di contro si possono ammirare germani, oche selvatiche, aironi, cormorani, alzavole - e fluviale. ║ Clima: il clima è di tipo marittimo-mediterraneo grazie alla barriera opposta alle masse d'aria fredda settentrionali dall'Appennino. • Econ. - La T. è tra le più ricche regioni italiane. ║ Agricoltura: l'agricoltura contribuisce solo per il 2% al prodotto regionale lordo. Le colture prevalenti sono i cereali (frumento, mais, avena), seguite dalle colture foraggere permanenti e dalle colture legnose. Nonostante la loro tradizione e notorietà nel mondo, i vini e l'olio d'oliva hanno una produzione relativamente limitata; più abbondante è quella di olio di semi di girasole. ║ Allevamento: è praticato l'allevamento, soprattutto ovino e suino. Modestissima, nonostante lo sviluppo costiero, la pesca. ║ Industrie: il settore industriale contribuisce per circa il 35% al prodotto regionale lordo e impiega oltre un terzo della forza lavoro. Dell'industria estrattiva, divenuta antieconomica o abbandonata per esaurimento delle miniere, sopravvive l'estrazione del marmo (Alpi Apuane), del salgemma, utilizzato, insieme con il calcare, per produrre la soda nello stabilimento di Rosignano Solvay, e della lignite (Cavriglia). I soffioni boraciferi di Larderello sono tuttora sfruttati per produrre energia geotermoelettrica, nonostante i potenziali produttivi siano piuttosto modesti. Le grandi industrie, multinazionali o a partecipazione statale, sono scarsamente presenti e hanno operato continui tagli nella manodopera; sono operanti nei settori metallurgico (Piombino), dei motoveicoli, della lavorazione del vetro, chimico (Rosignano). La maggior parte degli addetti al settore industriale è invece assorbito da una fitta rete di piccole e medie industrie leggere, con bassa intensità di capitale e modesto contenuto tecnologico, localizzate nella T. centro-settentrionale e per aree omogenee: settore tessile nell'area pratese, dell'abbigliamento e confezioni nell'area empolese, del cuoio a Santa Croce sull'Arno, calzaturiero a Fucecchio e Monsummano, del mobile a Cascina, della carta nella Lucchesia. ║ Terziario: il settore terziario impiega la maggioranza assoluta della forza lavoro toscana e contribuisce per circa il 60% a formare il prodotto regionale lordo. Oltre al terziario tradizionale (commercio e pubblico impiego), sono significativi altri segmenti di terziario, tra cui i servizi alle imprese, le attività finanziarie, l'insegnamento e la ricerca scientifica universitari e, soprattutto, il turismo. Il patrimonio ambientale e artistico della regione continua ad attrarre dall'Italia e dall'estero un flusso ininterrotto di turisti che alimentano il settore alberghiero, della ristorazione, dei servizi specializzati. Mete del turismo balneare sono, oltre alle tradizionali stazioni della Versilia e dell'Elba, località della T. meridionale come Punta Ala, Capalbio, Argentario; Montecatini e Chianciano sono famosi centri del turismo termale. L'economia della T. è sostenuta da una fitta rete di vie di comunicazione, soprattutto nel triangolo della conurbazione toscana. • St. - Abitata anticamente dagli Etruschi, in lotta con i Romani sino dal V sec. a.C., la T. fu assoggettata definitivamente da questi ultimi nel 281 a.C. e divenne, sotto Augusto, la VII Regione d'Italia. Il nome Tuscia, donde Tuscania e poi T., noto ai Romani accanto a quello di Etruria, divenne ufficiale con l'ordinamento dioclezianeo, quando, unita l'Umbria all'Etruria, la nuova circoscrizione ebbe il nome di Tuscia et Umbria. Il nome attuale si affermò a partire dal Basso Medioevo e poi ufficialmente, in età moderna, con la costituzione del ducato (poi granducato) di T. Caduto l'Impero romano, nel V sec. la T. fu invasa dagli Alamanni e successivamente conquistata dagli Ostrogoti di Teodorico e quindi dai Longobardi, che vi istituirono un ducato (569-774) con Lucca come capoluogo. Sotto Carlo Magno la T. divenne marca, istituita per la difesa marittima del Regnum Italiae. Fu quindi assegnata, come contea, al bavarese Bonifacio (812-823), capostipite dei conti di Lucca che governarono il Paese per un secolo e mezzo. Nella seconda metà del IX sec. il conte di Lucca Adalberto I venne investito del marchesato di Tuscia. Nella prima metà del X sec. la marca, che prima si era estesa alla riviera ligure e nella pianura padana, si restrinse per la creazione di nuove marche liguri-piemontesi e il suo centro si spostò da Lucca a Firenze. Concesso da Corrado II, alla metà dell'XI sec., alla famiglia degli Attoni di Canossa, già signori della marca lombardo-emiliana, il marchesato di Tuscia divenne il più potente organismo politico d'Italia, sul quale si imperniò la lotta delle investiture. Morta (1115) la marchesa Matilde, i Comuni di Pisa, Lucca, Pistoia, Siena, Firenze, Arezzo si andarono sempre più affermando come centri di attività artigianale e mercantile. Nel XII sec., grazie al suo porto, Pisa subentrò a Lucca come più importante città della T., almeno fino a quando Genova non ne determinò, con la vittoria della Meloria (1284), il declino come potenza marinara. Firenze aveva iniziato nel frattempo a imporre la sua supremazia alle altre municipalità con una serie di vittorie militari (contro Siena nella battaglia di Colle, 1269; contro Arezzo nella battaglia di Campaldino, 1289). Questa ascesa subì una battuta d'arresto quando Uguccione della Faggiuola e Castruccio Castracani, entrambi signori di Lucca e di Pisa, inflissero a Firenze due sconfitte, rispettivamente nel 1315 e nel 1325, senza tuttavia riuscire a stabilire la loro signoria sulla T. Nel 1406, conquistata anche Pisa, Firenze aveva già sotto il suo dominio quasi tutta la regione, con l'eccezione di Lucca e Siena. A differenza di altre città dell'Italia settentrionale, Firenze mantenne la sua forma comunale fino all'avvento del Governo oligarchico (1382) e infine della signoria dei Medici (1434). L'età del Rinascimento segnò il punto di massimo splendore culturale e artistico di Firenze e della T., grazie alla prosperità economica e al mecenatismo cui i Medici diedero un fondamentale impulso. Nell'intento di dare un carattere di Stato unitario alla regione toscana, l'imperatore Carlo V elevò Alessandro de' Medici alla dignità ereditaria di “signore della Repubblica fiorentina” (1532). Con il successore Cosimo I proseguì, mediante riforme politiche, amministrative, giudiziarie e finanziarie, l'azione diretta a conferire un assetto omogeneo al principato toscano. A questo obiettivo contribuì inoltre l'annessione della città rivale di sempre, Siena, nel 1555, e l'elevazione della T. a granducato per opera di Pio V (1569). Nel lungo periodo di governo mediceo, prima dell'estinzione della famiglia (1737), ebbe modo di mettersi in luce la figura di Ferdinando I (1587-1609) che portò il granducato alla ribalta della politica europea, conducendo una politica di equilibrio tra Francia e Spagna. Sotto il suo governo fu migliorata l'agricoltura con larghe bonifiche nella Valdichiana, nella Maremma senese e nel Pisano. Con il passaggio alla dinastia Asburgo-Lorena, il granducato conobbe una decisa ripresa economica e civile, con riforme amministrative e una generale opera di rinnovamento, soprattutto ad opera della classe dirigente toscana che si era venuta formando fin dagli ultimi tempi del principato mediceo. Sotto Pietro Leopoldo (1765-90) proseguì la politica economica di indirizzo liberistico tendente a sopprimere i privilegi feudali e a favorire la formazione della piccola proprietà. Altre porzioni di territorio paludoso furono recuperate all'agricoltura attraverso opere di bonifica. Occupata dai Francesi nel 1799 e nel 1800, la T. fu dapprima assegnata a Ludovico di Borbone, figlio del duca di Parma, col titolo di re d'Etruria, e quindi, nel 1807, annessa all'Impero francese sotto il governo di Elisa Bonaparte Baciocchi, che introdusse notevoli riforme. Alla caduta dell'Impero napoleonico (1814), il granduca Ferdinando III di Lorena fece ritorno nel suo Stato i cui confini furono ampliati, dopo il Congresso di Vienna, per comprendere l'antico principato di Piombino, lo Stato dei Presidi (già appartenente al Regno di Napoli) e parte dell'Isola d'Elba. Il ducato di Lucca vi fu annesso nel 1847, alla morte di Maria Luisa d'Austria, moglie di Napoleone. Durante la Restaurazione il Governo granducale si distinse fra tutti gli altri d'Italia per l'illuminato discernimento con il quale, oltre a riportare in vigore gli ordinamenti politici preesistenti all'occupazione francese, mantenne alcune delle innovazioni introdotte dal regime napoleonico (il codice di commercio, lo stato civile, ecc.). In questo clima di tolleranza non riuscirono ad attecchire le società patriottiche clandestine, ma si formò, intorno a G.P. Vieusseux, un cenacolo di intellettuali di tendenze moderate (G. Capponi, B. Ricasoli, C. Ridolfi, R. Lambruschini, V. Salvagnoli), impegnati nel rinnovamento civile e politico della T. Nel 1848 il granduca Leopoldo II concesse la libertà di stampa, la guardia civica e lo Statuto; C. Ridolfi, instaurato il regime costituzionale, assunse brevemente la presidenza del Consiglio. Fuggito nel 1849 a Gaeta, nello stesso anno Leopoldo fu rimesso sul trono dagli Austriaci e continuò a governare lo Stato per altri dieci anni, durante i quali si svilupparono movimenti repubblicani e filopiemontesi. Rovesciato definitivamente nel 1859, Leopoldo lasciò la T. nelle mani di un Governo provvisorio presieduto da V. Peruzzi e poi da B. Ricasoli. Sull'idea di Napoleone III di formare uno Stato nell'Italia centrale affidandone il governo a Girolamo Napoleone prevalse l'annessione al Regno d'Italia, approvata con un plebiscito il 15 marzo 1860. L'incorporazione amministrativa seguì agli inizi del 1861. Nel 1864 Firenze divenne capitale del Regno e lo fu sino al 1871. • Ling. - Il gruppo dei dialetti toscani si distingue nettamente dal gruppo sia dei dialetti settentrionali sia centro-meridionali, caratterizzandosi in primo luogo per una tendenza alla conservazione del latino di Roma, superiore a quella riscontrabile nel resto d'Italia, Roma compresa. Fondamentale è l'importanza dei dialetti toscani, e soprattutto del fiorentino, nella formazione della lingua letteraria e nazionale. La struttura fonetica, morfologica e, in gran parte, lessicale della lingua italiana, infatti, si è formata prendendo a modello il fiorentino letterario del Trecento elaborato da Dante, Petrarca e Boccaccio, la cui l'autorità contò molto di più che la centralità geografica della T. e la fedeltà al latino dei suoi dialetti. La fortuna del tipo linguistico fiorentino e toscano a livello nazionale fu definitivamente sancita nel Cinquecento sia nei contributi teorici dei grammatici, sia nelle opere dei maggiori poeti, che conformarono la propria lingua al toscano letterario. Il problema dei rapporti storici e normativi tra italiano e toscano è stato dibattuto sin dal XVI sec. nell'eterna questione della lingua, alla quale ha dato un ulteriore apporto la riflessione linguistica dell'Ottocento, che accompagnò il processo sociale verso lo Stato unitario. Se la toscanità storica e strutturale dell'italiano è ormai fuori discussione, restano tuttora aperte questioni relative alla normativa, all'uso letterario, alla scomparsa dei dialetti e alla loro sostituzione con linguaggi italiani regionali. Ciascuno di questi problemi si presta a soluzioni diverse, ma in ciascuno di essi la tradizione linguistica toscana è presente come uno dei termini di una possibile alternativa. • Arte - È possibile citare solo alcuni degli episodi artistici più rilevanti nel lunghissimo arco di tempo lungo il quale si è sviluppata la civiltà in T. Le più importanti vestigia etrusche sono le mura di Vetulonia, Roselle, Populonia, Cortona, Fiesole, Volterra, nonché i sepolcri delle necropoli di Vetulonia, Populonia e Cortona e le sculture e pitture funerarie di Chiusi. Il primo monumento romano è costituito dal complesso delle mura di Cosa (III sec. a.C.); di epoca imperiale sono i resti dell'anfiteatro di Luni presso Carrara, delle terme di Nerone a Pisa, dell'anfiteatro di Arezzo, del teatro e delle terme di Volterra, delle ville patrizie di Giannutri, del teatro di Fiesole. La prima età cristiana ha lasciato pochissime tracce in T. (la più rilevante è la navata centrale del duomo di Chiusi), così come l'età altomediovale. La grande fioritura dell'arte romanica si esplica in opere mirabili, soprattutto nel campo dell'architettura, dove agli evidenti influssi lombardi si contrappongono forme pisano-lucchesi. Esemplari sono San Miniato al Monte, il battistero e la chiesa dei Santi Apostoli a Firenze; San Martino e San Michele a Lucca; il duomo di Prato e quello di Pistoia; numerosissime sono anche le costruzioni civili (Pisa, San Gimignano, Volterra) e i palazzi del Popolo (Massa Marittima, Cortona). La pittura, scarsamente rappresentata nel XII sec., acquista importanza con Giunta Pisano e, quindi, Cimabue a Firenze e Duccio a Siena. L'architettura gotica caratterizza le chiese di Santa Maria della Spina e di Santa Caterina e il camposanto a Pisa; le chiese di Santa Maria Novella, Santa Croce e Santa Maria del Fiore, il campanile di Giotto, il palazzo Vecchio, la loggia della Signoria a Firenze; il duomo e il palazzo che domina la piazza del Campo a Siena; i palazzi dei Podestà a Pistoia, Volterra e Prato. La scultura del Trecento ha avuto i suoi maggiori centri di attività a Pisa, con Giovanni e Andrea Pisano, e a Siena con Tino di Camaino, mentre la pittura trionfa a Firenze con Giotto e a Siena con Simone Martini, Pietro e Ambrogio Lorenzetti. Il primato artistico della T. si impone sempre di più, anche grazie al mecenatismo dei Medici, nel Quattrocento, quando capiscuola di assoluta genialità introducono forme cui sui rifarà tutta l'arte italiana; tra i tanti citiamo gli architetti F. Brunelleschi (che trasmette un nuovo senso dello spazio e delle proporzioni in monumenti quali la cupola di Santa Maria del Fiore, le chiese di San Lorenzo e Santo Spirito, la cappella Pazzi, la loggia degli Innocenti, il primo nucleo di palazzo Pitti a Firenze), L.B. Alberti (palazzo Rucellai, palazzo Strozzi a Firenze), Michelozzo (palazzo Medici-Riccardi a Firenze), i Da Maiano. Preziosissima è anche l'opera degli scultori Lorenzo Ghiberti (porte di bronzo del battistero di Firenze), Iacopo della Quercia (tomba di Ilaria del Carretto nel duomo di Lucca, Fonte Gaia a Siena), Luca e Andrea Della Robbia (terrecotte invetriate), Pollaiolo, Verrocchio (tomba di Cosimo il Vecchio a San Lorenzo a Firenze) e dei pittori Gentile da Fabriano, Masolino, Masaccio, Paolo Uccello, Andrea del Castagno, Beato Angelico, Piero della Francesca, Botticelli, Signorelli, Perugino. Il Cinquecento segna una battuta d'arresto dell'arte toscana, soprattutto per il soggiorno sempre più frequente di artisti locali a Roma; tra le opere più importanti vanno citate la Sagrestia Nuova di San Lorenzo di Michelangelo e gli Uffizi di Giorgio Vasari a Firenze. Il persistere della tradizione rinascimentale frena, nei secc. XVII e XVIII, le innovazioni in campo architettonico e urbanistico. Bisognerà attendere l'Ottocento per assistere nuovamente al risveglio di un'attività artistica propriamente toscana (A. Canova, L. Bartolini). Le opere di maggiore impegno del XX sec. sono la stazione ferroviaria di Firenze e la chiesa di San Giovanni Battista presso Firenze, entrambe di G. Michelucci.
Cartina della Toscana

Il granducato di Toscana alla metà del XVIII sec.

Firenze: il Ponte Vecchio sull'Arno

Panorama di Firenze

Grosseto: il palazzo della Provincia

Arezzo: la chiesa di San Domenico

Firenze: il duomo e il campanile di Giotto

Pisa: veduta aerea di piazza dei Miracoli

Panorama di Porto Santo Stefano (Grosseto)

Veduta di Marciana Marina, nell'isola d'Elba

Siena: veduta dall'alto con al centro la piazza del Campo

"Faida di Toscana" di Indro Montanelli