Mit. - Nella mitologia greca, il più
scaltro dei mortali. Figlio di Eolo e padre di Glauco, sovrano di Corinto, di
cui si ritiene fosse fondatore, fu considerato uomo di grande sapienza. Divenuto
amante di Anticlea, promessa sposa di Laerte, concepì Ulisse, eroe dotato
anch'egli di astuzia particolare. Scoperto in Zeus l'autore del rapimento di
Egina, figlia di Asopo, se ne fece delatore. Zeus decise di punirlo inviandogli
Tanatos, genio della morte, per ucciderlo.
S. riuscì però a
incatenarlo, così che nessuno morisse più, ma Ares lo
liberò e
S. fu la sua prima vittima. Ma
S., invece di
accettare la propria sorte, ingiunse astutamente alla moglie Merope, una delle
Pleiadi, di non rendergli onori funebri; arrivato agli Inferi, Ade gli chiese
perché non fosse giunto nella forma consueta.
S. si lamentò
per la crudeltà della moglie e ottenne da Ade il permesso di tornare in
vita per punire Merope per l'affronto subito. Tornato sulla terra, però,
S. non si ripresentò nell'Ade, e visse fino a tarda età.
Quando la morte lo colse, gli dei gli imposero una pena che lo privava della
pace e del riposo, così che non fuggisse ancora dall'Ade: fu condannato a
spingere in eterno sulla cima di un monte un enorme macigno che, appena
raggiunta la sommità, ricadeva in basso. Esistono altre versioni del mito
di
S., in Igino e in alcuni drammi di Eschilo e di Euripide. ║
Fatica,
lavoro di S.: lavoro o impresa che richiedono grande
sforzo ma dal risultato nullo.