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Cartina della Siria

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In Syria I Sunniti

Introduzione dal Libro dei Fatti della Siria

Dopo la prima guerra mondiale, la Francia acquisì un mandato sulla parte settentrionale della provincia dell'ex Impero Ottomano della Siria. I francesi amministrarono l'area fino a concederle l'indipendenza nel 1946. Il nuovo paese mancava di stabilità politica e subì una serie di colpi di stato militari. La Siria si unì all'Egitto nel 1958 per formare la Repubblica Araba Unita. Nel 1961, le due entità si separarono e fu ristabilita la Repubblica Araba Siriana. Nella guerra arabo-israeliana del 1967, la Siria perse il controllo della regione delle alture del Golan a favore di Israele. Durante gli anni '90, la Siria e Israele hanno tenuto occasionali, anche se infruttuosi, colloqui di pace sul suo ritorno. Nel 1970, Hafiz al-Assad, membro del partito socialista Ba'ath e della setta minoritaria alawita, prese il potere con un colpo di stato incruento e portò stabilità politica nel paese. Dopo la morte di al-Assad, suo figlio, Bashar al-Assad, è stato approvato come presidente con un referendum popolare nel 2000. Le truppe siriane che erano di stanza in Libano dal 1976 in un apparente ruolo di mantenimento della pace sono state ritirate nel 2005. Durante il conflitto del 2006 tra Israele e Hezbollah, la Siria ha messo in allerta le sue forze militari, ma non è intervenuta direttamente a favore del suo alleato Hezbollah. Nel 2007, il secondo mandato di Bashar al-Assad come presidente è stato nuovamente approvato con un referendum.

Sulla scia di grandi rivolte in altre parti della regione, nel 2011 sono scoppiate proteste antigovernative nella provincia meridionale di Dar'a. I manifestanti hanno chiesto la legalizzazione dei partiti politici, la rimozione dei funzionari locali corrotti e l'abrogazione della restrittiva legge di emergenza che consente arresti senza accusa. Manifestazioni e disordini violenti si sono diffusi in tutta la Siria e il governo ha risposto con concessioni, ma anche con la forza militare e le detenzioni che hanno portato a scontri prolungati e infine alla guerra civile. La pressione internazionale sul governo siriano si è intensificata dopo il 2011, quando la Lega Araba, l'UE, la Turchia e gli Stati Uniti hanno ampliato le sanzioni economiche contro il regime dell'ASAD e le entità che lo sostengono. Nel 2012, più di 130 paesi hanno riconosciuto la Coalizione Nazionale Siriana come l'unico rappresentante legittimo del popolo siriano. Nel 2015, la Russia ha lanciato un intervento militare per conto del regime dell'Assad e le forze allineate al governo nazionale e straniero hanno riconquistato aree di territorio dalle forze di opposizione. Con il sostegno straniero, il regime ha continuato a riconquistare periodicamente il territorio controllato dall'opposizione fino al 2020, quando la potenza di fuoco turca ha fermato l'avanzata del regime e ha costretto a una situazione di stallo tra il regime e le forze di opposizione. Il governo non ha il controllo territoriale su gran parte della parte nord-orientale del paese, che le Forze Democratiche Siriane (SDF) detengono, a maggioranza curda, e su un'area più piccola dominata dalla Turchia.

Dal 2016, la Turchia ha condotto tre operazioni militari su larga scala per conquistare il territorio lungo il confine settentrionale della Siria. Dal 2018 alcune forze di opposizione organizzate sotto l'Esercito Nazionale Siriano sostenuto dalla Turchia e le forze turche mantengono il controllo della Siria nord-occidentale lungo il confine turco con l'area di Afrin nella provincia di Aleppo. L'organizzazione estremista violenta Hay'at Tahrir al-Sham (ex Fronte al-Nusrah) è emersa nel 2017 come forza di opposizione predominante nella provincia di Idlib e domina ancora un'area che ospita anche forze turche. I negoziati non sono riusciti a portare a una risoluzione del conflitto e l'ONU ha stimato nel 2022 che almeno 306.000 persone sono morte durante la guerra civile. A partire dal 2022, circa 6,7 milioni di siriani erano sfollati interni e 14,6 milioni di persone avevano bisogno di assistenza umanitaria in tutto il Paese. Altri 5,6 milioni di siriani sono stati registrati come rifugiati in Turchia, Giordania, Iraq, Egitto e Nord Africa. Il conflitto in Siria rimane una delle due maggiori crisi di sfollamento a livello mondiale (l'altra è l'invasione su vasta scala dell'Ucraina).

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Sìria.

Stato 185.180 kmq; 20.384.316 (2021) ab. dell'Asia sud-occidentale. Confina a Nord con la Turchia, a Est con l'Iraq, a Sud con la Giordania, a Sud-Ovest con il Libano e i territori occupati da Israele; si affaccia a Ovest sul Mare Mediterraneo. Capitale: Damasco. Città principali: Aleppo, Palmira, Homs, Hama, Latakia, Tartous. Ordinamento: Repubblica presidenziale. Il presidente della Repubblica viene eletto ogni sette anni dall'Assemblea del Popolo; esercita il potere esecutivo insieme al Consiglio dei ministri e al primo ministro, da lui stesso nominati. Il potere legislativo è competenza del Consiglio del Popolo, composto da 250 membri eletti a suffragio universale ogni quattro anni. Moneta: lira siriana. Lingua ufficiale: arabo; sono parlati anche il curdo, l'armeno, l'aramaico, il circasso; è diffuso l'inglese. Religione: musulmana di rito sunnita; vi sono minoranze ismailite e sciite (i Drusi); numerose le comunità cristiane di differenti confessioni (cattolica romana, cattolica greca, cattolica armena, nestoriana, greco-ortodossa, giacobita, maronita, armeno-ortodossa). Popolazione: araba; esistono minoranze di Curdi, Armeni e Drusi.

GEOGRAFIA

Morfologia: il territorio presenta tre distinte aree geomorfologiche: la zona costiera, l'altopiano arabico e il bassopiano mesopotamico. La fascia costiera si inoltra all'interno per circa 60-100 km ed è costituita da una pianura bagnata dal Mar Mediterraneo e delimitata da rilievi che raggiungono i 1.200-1.500 m e rappresentano il prolungamento delle catene del Libano e dell'Antilibano. I versanti interni di questi rilievi racchiudono numerosi bacini ricchi di acque che permettono la formazione di oasi. L'altopiano arabico occupa la parte meridionale del Paese ed è limitato a Ovest dalle alture del Golan, dal Monte Ermon (2.814 m) e dai rilievi dell'Antilibano; a Sud dal massiccio del Gebel Druso (1.800 m), posto presso il confine con la Giordania. Il territorio dell'altopiano è prevalentemente arido e si presta all'irrigazione solo nella fascia compresa tra l'Antilibano e il Gebel Druso. Il bassopiano mesopotamico è interessato da un tratto del fiume Eufrate e da una piccola porzione del fiume Tigri, che segna in parte il confine con l'Iraq e con la Turchia. Totalmente arido, è composto da deserti di rocce laviche e di dune di sabbia. La coltivazione è possibile solo nei bacini dei due fiumi principali e dei loro affluenti. ║ Idrografia: il principale fiume della S. è l'Oronte, che nasce dalle montagne del Libano, attraversa la zona costiera raccogliendo le acque del fiume Ghāb e passa nella valle di Antiochia, in Turchia. L'Eufrate, proveniente dalla catena del Tauro in Turchia, attraversa per circa 650 km il territorio siriano, riceve le acque del fiume Khāboūr e consente la creazione di numerose oasi. L'Eufrate riceve inoltre l'apporto dei numerosi uidian che scendono dai monti dell'Antilibano, le cui acque raggiungono una portata sufficiente solo dopo gli acquazzoni che si verificano durante il periodo delle piogge. ║ Clima: la zona costiera gode di un clima mediterraneo con inverni ed estati miti (11° in gennaio e 27° in luglio) e con abbondanti precipitazioni invernali. Procedendo verso l'interno il clima si fa più continentale con precipitazioni scarse e temperature che si attestano sui 6-7° in inverno e sui 27° in estate. Nella parte più orientale del Paese il clima è ancora più arido e desertico, le precipitazioni sono pressoché inesistenti e la temperatura media annua si aggira intorno ai 20°. ║ Flora: la zona costiera presenta una vegetazione tipica della macchia mediterranea con querce, mandorli, carrubi e alberi da frutto; la zona interna offre invece un paesaggio prevalentemente stepposo, interrotto da alcune oasi sorte lungo i brevi corsi d'acqua.

Cartina della Siria

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ECONOMIA

Agricoltura: le difficili condizioni climatiche e ambientali riducono in maniera sensibile la quantità di terreno coltivabile (45% del territorio), tanto che, pur costituendo la voce principale del bilancio statale, il settore agricolo non può dirsi fiorente. La riforma agraria avviata nel 1958 ha progressivamente abolito il latifondo e introdotto la piccola proprietà privata, ma non ha dato vita a un vero processo di modernizzazione tecnologica né ha permesso l'introduzione di nuovi metodi di coltivazione. L'irrigazione continua a essere il principale problema dell'agricoltura siriana che deve fronteggiare la cronica penuria di acqua da cui sono afflitte le zone più interne del Paese. Per ovviare almeno in parte a questo problema sono state realizzate numerose dighe che forniscono inoltre energia elettrica alle industrie. La più grande di queste dighe è quella di Tabqa, costruita nel 1978 sull'Eufrate. Il Lago di Assad, formato dalla diga, costituisce la più vasta riserva idrica e la maggior fonte di energia elettrica del Paese. La realizzazione della diga di Tabqa, resa possibile dai finanziamenti sovietici, ha creato forti contrasti politici con la Turchia che attinge alle acque dell'Eufrate per alimentare la grande diga di Ataturk. L'irrigazione in S. viene ancora per lo più praticata con il vecchio metodo delle norie, ovvero enormi ruote di legno dotate di mastelli che raccolgono l'acqua dalle dighe o dai fiumi e la riversano nei canali appositamente scavati per raggiungere i campi da irrigare. Grazie alle consistenti precipitazioni, invece, il terreno della fascia costiera consente un'abbondante produzione di ortaggi (pomodori, cipolle, ceci, fave, fagioli, lenticchie), frutta (fichi, agrumi, albicocche, pere, prugne, pesche), olive, uva, tabacco, patate, barbabietole da zucchero e cotone. La zona del bacino dell'Oronte, interamente bonificata, è assai fertile ed è coltivata prevalentemente a cereali (orzo, frumento, mais e miglio), il cui raccolto è però soggetto alle variazioni climatiche. ║ Allevamento: il 45% del territorio siriano è ricoperto da prati e pascoli che consentono l'allevamento del bestiame (ovini e caprini) dal quale si ricava lana e, soprattutto, carne; diffuso anche l'allevamento avicolo. ║ Risorse minerarie: il sottosuolo siriano non offre consistenti riserve minerarie benché negli anni Sessanta del XX sec., nei pressi del confine con l'Iraq, siano stati scoperti alcuni giacimenti di petrolio, che oggi costituisce la principale voce dell'esportazione del Paese. Un oleodotto lungo 650 km trasporta il petrolio a Homs, dove viene raffinato, e da qui al porto di Tartous. Sono inoltre sfruttati alcuni giacimenti di salgemma, di fosfati e di gas naturale. La produzione di energia elettrica è prevalentemente di origine idrica, grazie alle numerose dighe, e in parte di origine termica. ║ Industrie: la scelta di privilegiare gli investimenti in campo militare (settore al quale viene destinato il 7,5% del PIL) pone un forte freno allo sviluppo del settore industriale, la cui attività principale è quella della lavorazione dei prodotti interni (oleifici, zuccherifici, birrifici, concerie, tabacchifici). Il comparto più attivo è quello tessile, che può contare su un'abbondante produzione di cotone. Attive anche le industrie siderurgiche e della lavorazione del cemento, mentre lavorano a ritmi ridotti le industrie meccaniche, elettriche ed elettroniche. ║ Commercio: i delicati rapporti politici internazionali della S. influiscono in maniera determinante sull'andamento dei traffici commerciali con l'estero, spesso ostacolandone lo sviluppo. Grazie all'esportazione del petrolio però la bilancia dei pagamenti si mantiene in attivo dal 1989. La S. esporta inoltre cotone, asfalto, ortaggi, frutta e importa soprattutto macchinari e prodotti industriali finiti. Fino al 1991 il maggior volume di scambi è avvenuto con l'Unione Sovietica; negli anni Novanta il mercato si è aperto anche a diversi Paesi dell'Unione europea e agli Stati Uniti. I porti principali sono quelli di Laodicea e di Tartous, dotati di attrezzature all'avanguardia.

PREISTORIA

Il territorio dell'odierna S. fu abitato sin dal Paleolitico, come testimoniano i manufatti rinvenuti nelle valli dell'Oronte e del Nahr el-Kebīr e nel sito di Latamne, dove sono emerse tracce di un centro abitato. Tra il Mesolitico e il Neolitico l'economia era basata sulla caccia e sulla raccolta, ma anche la coltivazione dei cereali cominciò ad avere un ruolo importante. Nell'VIII millennio a.C. iniziò a svilupparsi una civiltà preceramica, come si può evincere dal pavimento lastricato delle capanne in argilla ritrovate nel villaggio di Mureybet, lungo il corso dell'Eufrate, mentre la comparsa della ceramica si può datare all'inizio del VII millennio a.C. Prove certe di contatti e scambi frequenti tra le popolazioni stanziate sul territorio dell'antica S. e le vicine città della Mesopotamia si hanno dal 3000 a.C., ma probabilmente iniziarono prima. Il III millennio a.C. vide una prima colonizzazione da parte dei Sumeri di Mesopotamia che diede un forte impulso allo sviluppo dell'urbanizzazione anche presso le popolazioni siriane. Nello stesso periodo ebbero inizio una cultura e una civiltà propriamente siriane, con caratteristiche autonome e originali testimoniate dal ritrovamento di uno sterminato archivio statale rinvenuto a Tell Mardīkh, l'antica Ebla, nel quale si attesta, attraverso più di 15.000 documenti, che tra il 2400 e il 2250 a.C. la città ricoprì un ruolo di fondamentale importanza per il Paese riuscendo, tra l'altro, a contenere l'espansione mesopotamica verso il Mediterraneo almeno fino a quando venne distrutta da Nam-Sin intorno al 2250 a.C. I documenti rinvenuti a Ebla, scritti con caratteri cuneiformi su tavolette d'argilla, rivelano l'importanza del popolo dei Cananei nello sviluppo della cultura e della civiltà urbana della S. settentrionale nel III millennio a.C.

STORIA

Meta delle migrazioni di popolazioni di razza e lingua diverse, il territorio siriano non conobbe nell'antichità unità politica. Nel III millennio a.C. la regione siriana risultava infatti abitata da varie popolazioni di origine semitica, distinte in gruppi politicamente autonomi, soggetti all'influenza degli Imperi vicini, su tutti quello egizio. Il II millennio a.C. si aprì con l'arrivo di nutriti gruppi di stranieri provenienti dal deserto accomunati nel nome generico di Amoriti che fondarono numerosi piccoli Stati. Nel 1500 a.C. ebbe inizio l'invasione dei cosiddetti "popoli dei monti", ovvero gli Ittiti e gli Urriti. L'espansione ittita in particolare provocò forti tensioni con gli Egizi, che sfociarono nello scontro armato che ebbe il suo culmine nella battaglia di Qadesh (1296 a.C.), in seguito alla quale il faraone Ramses II e il re Khattushilish II stipularono una pace che si rivelò duratura. Nuove invasioni sconvolsero però il territorio siriano: nel 1200 a.C. circa i "popoli del mare" distrussero l'Impero ittita e ridimensionarono il dominio egizio in terra siriana provocando un vuoto politico del quale approfittarono gli Aramei, provenienti dal deserto, che occuparono quasi tutta la regione instaurando tanti piccoli Stati costituiti per lo più da una sola città. Nel IX sec. a.C. ebbe inizio l'invasione degli Assiri, che nell'VIII sec. a.C. conquistarono l'intero territorio siriano, assorbendo o distruggendo gli Stati aramei. Nel VII sec. a.C. la S. passò sotto il dominio dei Babilonesi seguendone le sorti nei decenni successivi: nel 538 a.C., infatti, cadde nelle mani dei Persiani impadronitisi del Regno di Babilonia e fu trasformata in satrapia.

Epoca ellenistica e romana: conquistata da Alessandro Magno nel 332 a.C., la regione siriana fu una satrapia dell'Impero macedone e, successivamente, divenne il centro dell'Impero dei Seleucidi fondato da Seleuco I, che regnò fino al 64 a.C. e scelse come capitale Antiochia (oggi in territorio turco). I Seleucidi basarono gran parte della loro forza sull'importanza strategica della S. posta al confine con l'Egitto, con il Regno di Pergamo e con il territorio dominato da Lisimaco, facendone quindi il cuore culturale e politico dei loro domini. Il Regno dei Seleuicidi andò progressivamente sfaldandosi a causa dell'enorme estensione e soprattutto delle continue lotte contro gli Egiziani, con i quali furono combattute le cosiddette guerre siriache (V. SIRIACO), i Parti e i Romani. Nel 62 a.C. Pompeo istituì la provincia romana di Syria, comprendente anche parte della Cilicia, che svolse un ruolo prettamente militare in difesa dei confini continuamente minacciati dai Parti contro i quali combatté anche Crasso, governatore della S., morendo in battaglia nel 53 a.C. Durante l'Impero di Augusto il territorio siriano si arricchì della Panfilia e di Cipro e raggiunse un grande splendore al tempo dell'imperatore Adriano, anche se la lotta contro i Parti (o Persiani) segnò il destino della provincia anche nei secoli successivi tanto che nel 260 d.C., dopo la conquista di Antiochia, anche l'imperatore Valeriano fu fatto prigioniero.

I Romani cambiarono più volte l'assetto amministrativo della S.: nel 194 Settimio Severo la divise in Coelesyria (o Syria minor) a settentrione e Syria Phoenice a meridione; Costanzo II istituì la Augusta Euphratensis a Nord-Est della Celesiria. All'inizio del V sec. il territorio dell'antica S. fu suddiviso in ben cinque province: Syria I, Syria II (o Salutaris), Phoenicia, Phoenicia Libanensis e Augusta Euphfratensis. La provincia di S. si convertì rapidamente al Cristianesimo e Antiochia divenne il centro della Chiesa siriaca che, nel V sec., estendeva la propria giurisdizione su un territorio comprendente anche Cipro e la Persia. Nel 543-544 nel patriarcato di Antiochia si consumò lo scisma che vide la divisione della Chiesa cristiana in monofisita o giacobita e in cattolica o melchita. ║ Epoca medioevale e moderna: la conquista del territorio siriano da parte degli Arabi, iniziata con incursioni sporadiche sin dal II sec. a.C., giunse a compimento nel VII sec. con le battaglie di Agnadin e di Fihl (635) e di Yarmūk (636) che segnarono la fine del dominio occidentale. La S. ricoprì un ruolo fondamentale all'interno dell'Impero arabo a partire dal 661 con la salita al potere del califfato degli Omayyadi che la scelsero come sede imperiale fissando la capitale a Damasco. L'avvento della dinastia degli Abbasidi, subentrati agli Omayyadi nel VII sec., segnò l'inizio del declino della prosperità siriana, accelerato anche dallo spostamento dell'interesse politico, amministrativo e culturale verso l'Iraq, iniziato con il trasferimento della capitale a Baghdad.

La S. tornò dunque a ricoprire un ruolo eminentemente militare, fungendo da avamposto nella lotta contro l'Impero bizantino. Il X sec. segnò l'inizio del declino del grande Impero arabo che subì le prime divisioni accentuatesi nell'XI sec. con la creazione di numerosi emirati tra i quali particolarmente fiorenti furono quelli retti dai Selgiuchidi di origine turca. La divisione interna facilitò per alcuni anni la penetrazione e la conquista dei Crociati che diedero vita, tra gli altri, agli Stati franchi di Antiochia e Tripoli in territorio siriano. La rinascita araba non si fece comunque attendere, tanto che al termine del XIII sec. la S. era nuovamente in mano musulmana, retta dai Mamelucchi, già sovrani dell'Egitto e della Palestina, ai quali restò fino al XVI sec. quando fu conquistata dai Turchi Ottomani guidati da Selīm I. Il dominio turco durò per oltre quattro secoli e rappresentò per la S. un lungo periodo di declino sia politico sia culturale. Gli sporadici tentativi di ribellione attuati nel corso del XVII sec. dall'emiro druso Fakhr ad-Dīn e nel XVIII sec. dal signore di Acri Dahir non scossero le fondamenta dell'Impero ottomano, che resse anche all'assalto dell'esercito napoleonico nel 1799 e all'invasione egiziana del 1832-40. Anche sul piano interno la S. visse lunghi anni di tensioni generate dall'insoddisfazione nei confronti del Governo ottomano e alimentate da forti contrasti sorti tra musulmani e cristiani che sfociarono nel cruento scontro tra Drusi e cristiani, terminato nel massacro di questi ultimi a Damasco nel 1860 e, più tardi, nella rivoluzione dei Giovani Turchi del 1908. Il XX sec. segnò l'inizio dell'influenza dei Paesi occidentali sull'Impero ottomano.

Le potenze europee, in particolare la Francia, esercitarono forti pressioni sul Governo, esortandolo a concedere l'autonomia amministrativa alla regione del Monte Libano, a maggioranza cristiana. L'apertura all'Occidente riaccese la scintilla del patriottismo siriano che diede vita alla Lega patriottica (Liga Watanyya) fondata a Parigi nel 1904, a cui fece seguito il congresso arabo del 1913 durante il quale i Siriani esplicitarono le loro richieste di un'ampia autonomia all'interno dell'Impero turco. Lo scoppio della prima guerra mondiale determinò lo sgretolamento dell'Impero ottomano caduto a causa dei ripetuti attacchi delle forze alleate e in particolare dell'accordo stretto tra la Gran Bretagna e lo sceicco della Mecca al-Husayn insorto insieme al figlio Faisal, capo di un esercito di ribelli tra le cui file combatterono anche numerosi patrioti siriani. Nel 1917 gli Inglesi occuparono la Palestina e il 1° ottobre 1918 le truppe di Faisal riuscirono a penetrare a Damasco da poco abbandonata dagli Ottomani, il cui dominio ebbe ufficialmente fine con l'armistizio firmato il 31 ottobre a Mudhros. L'ingerenza della Gran Bretagna diede al Medio Oriente un assetto politico e amministrativo che ebbe importanti conseguenze per il futuro dei popoli e dei territori che ne furono coinvolti: nel 1915 gli Inglesi confermarono allo sceicco Husayn l'impegno a formare un nuovo Stato arabo; con gli accordi di Sykes-Picot del maggio 1916 divisero la S. in una zona di influenza francese e una britannica; con la dichiarazione di Balfour del 1917 riconobbero il diritto degli Ebrei sulla Palestina che al termine del conflitto mondiale venne separata dalla S. la quale, a sua volta, nel 1919, fu divisa in un territorio sottoposto ai Francesi e in un territorio arabo assegnato a Faisal, nel frattempo divenuto emiro.

Il periodo del mandato francese: nel 1920 si manifestarono le prime ostilità dei nazionalisti siriani nei confronti degli occupanti francesi e fu proclamata la nascita della Grande S. che comprendeva anche la Palestina e il territorio assegnato a Faisal, scelto come sovrano. La conferenza di San Remo, tenutasi nell'aprile 1920, portò alla redazione finale del Trattato di Sèvres, le cui condizioni erano state discusse nel febbraio dello stesso anno durante la conferenza di Londra: il trattato, tra l'altro, stabilì che la Società delle Nazioni avrebbe assegnato alla Francia il territorio siriano e alla Gran Bretagna la Mesopotamia e la Palestina; la ratifica ufficiale del mandato francese si ebbe nel 1922. Le truppe francesi, entrate in S. nel 1920 al comando del generale Gouraud nominato alto commissario, costrinsero Faisal all'esilio e separarono il Libano dalla S., il cui territorio fu diviso in quattro Stati: Aleppo (a cui inizialmente appartenne il sangiaccato di Alessandretta successivamente reso autonomo), Damasco, lo Stato degli Alawiti e il Gebel Druso. Questi ultimi mantennero una relativa autonomia, mentre gli Stati di Aleppo e Damasco furono riuniti nel 1924 nella Federazione siriana, trasformata in Stato unitario nel 1925. I primi anni del mandato francese furono segnati da frequenti e violente rivolte dei nazionalisti, che culminarono nel 1925-27 nella ribellione dei drusi, che presto coinvolse anche Damasco, a cui i Francesi risposero con estrema violenza invadendo in forza il Gebel Druso e bombardando Damasco. Tra il 1926 e il 1930 l'azione politica e diplomatica dell'alto commissario Ponsot portò a una normalizzazione della situazione: nel 1930 fu concessa alla S. una Costituzione repubblicana e nel 1936 fu siglato un trattato che prevedeva l'indipendenza della S. entro il 1940. Nel 1939 la mancata ratifica da parte del Parlamento francese del trattato del 1936 rese più aspre le lotte dei nazionalisti siriani, intensificatesi dopo la cessione, avvenuta nello stesso anno, di Alessandretta alla Turchia.

Bashar el-Assad

Bashar el-Assad

Nonostante la disfatta subita durante la seconda guerra mondiale, il Governo francese guidato dal Fronte popolare riuscì a mantenere saldo il suo dominio sulla S. che poté proclamare l'indipendenza solo il 16 settembre 1941 aiutata dall'intervento delle forze inglesi e di quelle francesi golliste. Il mandato francese non ebbe però termine: gli Alleati affidarono i poteri al generale gollista Catroux che nel 1943 siglò un accordo con il Governo siriano, alla cui presidenza era stato eletto il capo del Partito nazionalista Shukrī al-Quwwatlī, nel quale si fissò nel 1944 la scadenza definitiva del mandato francese. In realtà le truppe francesi abbandonarono la S. solo nel 1946, cedendo alle forti pressioni degli Stati europei e della Gran Bretagna in particolare, che ritirò anche le proprie truppe. Nel 1945 la S. fu tra i fondatori della lega araba ed entrò a far parte dell'ONU. ║ La S. indipendente: gli aspri contrasti etnici e religiosi che caratterizzarono lo Stato siriano sin dalla sua nascita come Repubblica indipendente furono acuiti dalla progressiva divisione che si creò all'interno della classe dirigente in materia di politica estera e in particolare riguardo all'opportunità di porsi in linea con i Paesi occidentali. La situazione divenne pressoché insostenibile sul piano interno dopo la grave sconfitta subita dalla S. nel conflitto contro Israele del 1948-49 (conclusosi con l'armistizio del 20 luglio 1949), al quale fecero seguito una serie di attentati e di colpi di Stato militari (ve ne furono ben tre nel solo 1949) che portarono alla destituzione di al-Quwwatlī e alla nomina, nel 1950, di H. al-Atāsī, appartenente al Partito popolare.

I militari rafforzarono sempre più il loro potere, tanto che nel 1951, con un'azione di forza, portarono al potere il colonnello ash-Shīshaklī che divenne presidente nel 1953, dopo aver promulgato una Costituzione che conferiva ampi poteri al capo dello Stato. Nel 1954 ash-Shīshaklī fu a sua volta spodestato e il potere tornò nelle mani di al-Atāsī, che ripristinò la Costituzione del 1950 e rimase in carica fino al 1955, quando venne sostituito da al-Quwwatlī. Nel frattempo una nuova compagine di forze politiche che rappresentavano i ceti medi e bassi, spalleggiati dal Partito socialista della resurrezione araba Baath (V.), fece il suo ingresso nella scena politica, ponendosi in contrapposizione con il Partito nazionale e il Partito popolare, i quali comunque continuarono a spartirsi il potere per diversi anni. In politica estera, la scelta di intensificare i rapporti con l'Egitto sfociò nell'unione dei due Stati nella Repubblica Araba Unita (RAU), sorta nel 1958 e affidata alla presidenza dell'egiziano Nasser, mentre i siriani Akram Hwrani, del Baath, e Sabri 'Asali, del Partito nazionale, furono nominati vicepresidenti. Fu allora avviata una politica fortemente impegnata sul piano sociale ed economico, ma che concentrò tutto il potere nella capitale egiziana, ponendo la S. in una posizione subordinata. Tale politica sollevò forti dissensi e finì col rafforzare a Damasco le correnti nazionalistiche antinasseriane. Nel 1961 fu attuato un colpo di Stato militare di destra che portò all'immediata secessione della S. dalla RAU.

Si trattò del primo di una serie di colpi che si susseguirono nei mesi seguenti, provocati dall'implacabile lotta che si svolgeva all'interno del Baath. Divenuto il partito unico di Governo, in seguito al colpo di Stato operato nel 1963, il Baath continuò a rimanere il cardine della vita politica siriana, dotandosi di una struttura organizzativa capillare, unita da radici profonde alle forze armate e diventando l'unico terreno su cui si sarebbero svolte negli anni seguenti tutte le controversie ideologiche e politiche. Una decisa sterzata a sinistra si ebbe nel 1966 in seguito al colpo di Stato attuato dall'ala più radicale e filosovietica del Baath, capeggiata dal generale Salāh Giadīd, vicesegretario del partito. Furono attuate radicali riforme, venne impostato un vasto piano di nazionalizzazione e promosse azioni di guerriglia contro Israele che nel 1967 sfociarono in un vero e proprio conflitto (guerra dei Sei giorni), al termine del quale la S. perse le Alture del Golān. Nello stesso 1967 emersero profonde lacerazioni nel partito e nel Governo e si aprì una lunga e difficile crisi conclusasi nel 1969 con la promulgazione di una nuova Costituzione provvisoria. Nella lotta serrata tra le opposte fazioni, due furono le principali tendenze in campo, rappresentate l'una dal generale Salāh Giadīd, l'altra dal generale Hafez el-Assad, ministro della Difesa. Quest'ultimo riuscì alla fine a estromettere il primo ministro Yoissef Zouayen (1968) dietro accusa di aver asservito il Paese all'Unione Sovietica. Tuttavia, quando ormai sembrava imminente un'azione di forza da parte del gruppo di Assad, N. al-Atassi, sostenuto dal generale Giadīd, venne riconfermato alla presidenza della Repubblica e nelle cariche di capo del Governo e di segretario del Baath.

La prova di forza fu però soltanto rimandata e nel periodo successivo le rivalità tra Giadīd e Assad si inasprirono; nel 1970 Assad si impadronì del potere con la forza. Il nuovo regime diede il via a una svolta all'interno del Paese soprattutto in ambito economico e sociale, cui era stata data negli anni precedenti una decisa impronta socialista. Anche sul piano internazionale, ferma restando l'intransigenza nei confronti di Israele, venne adottata una linea più flessibile. Tra i maggiori successi di Assad, in politica interna, vi fu la creazione, nel 1972, del Fronte nazionale progressista (FNP), rappresentato, oltre che dal Baath, dal Partito comunista, dall'Unione socialista araba, dai socialisti unionisti e dai socialisti arabi. Contemporaneamente si procedette all'elaborazione di una nuova Carta costituzionale (1973), nella quale la Repubblica siriana veniva definita uno "Stato democratico popolare, socialista, membro dell'Unione delle Repubbliche arabe". Il desiderio di riconquistare le Alture del Golān spinse Assad a riavvicinarsi all'Egitto e a riallacciare i rapporti con la Giordania, raffreddatisi a causa della dura lotta antipalestinese intrapresa dal Governo giordano nel 1970-71.

Il 6 ottobre 1973 S. e Egitto attaccarono Israele, la cui riposta non tardò a farsi sentire. Il 22 ottobre l'ONU impose il cessate il fuoco e nel maggio 1974 l'accordo di pace firmato dai due contendenti confermò il possesso della maggior parte delle Alture del Golān da parte di Israele. Nel 1978 ebbe inizio in S., in concomitanza con lo sviluppo del terrorismo internazionale, la guerra dei Fratelli musulmani, organizzazione clandestina di osservanza sunnita. Nel 1981 si accentuò l'isolamento diplomatico della S., che assunse posizioni fortemente polemiche nei confronti dell'Iraq e dei Paesi arabi moderati. Alleatosi alla Libia e allo Yemen del Sud, Assad si ritrovò a dover fronteggiare la difficile situazione interna. Repressa nel sangue la rivolta dei Fratelli musulmani, non riuscì però a impedire nel 1982 l'invasione del Libano da parte di Israele, soprattutto a causa del disimpegno dell'Unione Sovietica, suo maggiore alleato. Con il precipitare della situazione libanese, la S. assunse posizioni talora contraddittorie, ma volte comunque a instaurare un protettorato siriano in Libano (1976), Paese in cui impose tacitamente il suo arbitrato con il mal celato intento di costituire una Grande S. (truppe siriane furono infatti dislocate nella valle della Béqaa). Nel 1983 la S. intensificò la pressione sul Libano e sulla Forza multinazionale di pace con l'appoggio dei Drusi e degli Sciiti. Nel frattempo venne operato un tentativo di imporre l'egemonia siriana anche sull'OLP, decisione che portò alla perdita di prestigio politico di fronte ai Paesi arabi e al raffreddamento dei rapporti con l'Unione Sovietica. Durante la guerra Iran-Iraq (1980-88), l'aperto sostegno assicurato dai Siriani all'Iran, mentre i Sovietici si schierarono con l'Iraq, rese ancor più problematico il rapporto con Mosca.

Nel 1985 la lotta fra le fazioni interne sembrò attenuarsi e Assad venne riconfermato presidente; nel 1986 si recò in Giordania da re Hussein, sottolineando la normalizzazione dei rapporti tra i due Paesi. Peggiorarono però le relazioni con il Marocco e con l'Occidente, in particolare con la Gran Bretagna che accusava la S. e la Libia di fomentare il terrorismo internazionale. Nel 1987 l'inefficienza governativa portò a un rimpasto dell'Esecutivo; la formazione del nuovo Governo fu affidata a Mahmoud al-Zubi. Nel novembre dello stesso anno, in occasione del vertice della lega araba, Iraq e S. ristabilirono i contatti dopo anni di incomprensioni. Normali relazioni vennero ristabilite anche col leader dell'OLP Y. Arafat. Nel frattempo il parziale ritiro di Israele dal Libano (1985) favorì il rafforzamento della posizione siriana, che nel 1991 strinse con l'alleato libanese un trattato di amicizia, cooperazione e coordinamento. In seguito all'invasione irachena del Kuwait (1990), la S. si schierò con le forze alleate che nel gennaio 1991 attaccarono Baghdad. L'atteggiamento assunto da Damasco durante la guerra del Golfo portò a un significativo riavvicinamento agli Stati Uniti e a un conseguente progressivo allontanamento da Mosca. La S. prese parte alle trattative di pace con Israele, avviate con la Conferenza di Madrid del 1991, assumendosi il compito di mediare tra i Paesi arabi allo scopo di far accettare le risoluzioni dell'ONU che prevedevano la fine delle ostilità in cambio della restituzione delle terre occupate.

Dopo la Dichiarazione di principi sottoscritta da Israeliani e Palestinesi nel 1993 e il trattato firmato tra Israele e Giordania nel 1994, l'insistenza della S. nel voler subordinare la pace all'abbandono dei territori occupati determinò un nuovo inasprimento dei rapporti con Tel Aviv e l'interruzione dei negoziati di pace nel 1996. Nello stesso periodo peggiorarono anche i rapporti con la Turchia, messi in crisi anche dal contenzioso sull'utilizzo delle acque dell'Eufrate e inaspritisi a causa dell'aiuto dato nel maggio 1997 dalla S. ai Curdi insorti contro il Governo di Ankara (spalleggiato militarmente da Israele). Rimasero invece buone le relazioni con l'Iran, l'Egitto e con i Paesi del Golfo mentre la novità in campo internazionale fu il riavvicinamento all'Iraq con l'apertura delle frontiere (chiuse dall'inizio degli anni Ottanta) in tre punti e la successiva ripresa delle relazioni commerciali tra i due Paesi. Nel novembre 1997 la S. disertò la conferenza economica del Medio Oriente tenutasi a Doha e alla quale prese invece parte Israele che, nel marzo 1998, propose il ritiro delle sue truppe dal Libano meridionale in cambio dell'allontanamento dei 30.000 soldati siriani stanziati nella zona settentrionale del Libano stesso; la S. però rigettò la proposta e riaffermò la pretesa di un ritiro incondizionato di Israele in ottemperanza alla risoluzione 425 del Consiglio di sicurezza dell'ONU.

Sul piano interno, il ritiro temporaneo di Assad dalla scena politica per motivi di salute tra il dicembre 1996 e il febbraio 1997, aprì il dibattito sulla necessità di programmare la sua successione. Il presidente stesso, per evitare la lotta fra clan mossi da interessi divergenti, iniziò a preparare il passaggio graduale delle consegne al figlio Bashar el-Assad. Le forti tensioni sul piano internazionale si ripercossero anche all'interno del Paese, provocando la sospensione di molte riforme intraprese agli inizi degli anni Novanta. Nonostante ciò, nel giugno 1998 furono rilasciati più di 250 prigionieri politici. Sotto il profilo economico, negli anni Novanta, pur mantenendo inalterato l'impianto ideologico socialista, la S. intraprese una politica economica mista che favorì la crescita del settore privato, senza però determinare immediate benefiche ripercussioni sul livello medio di vita della popolazione. Nell'ottobre 1997 la S. avviò una negoziazione con l'Unione europea in vista di possibili futuri accordi economici e nel febbraio 1998 siglò un accordo con il Libano per la progressiva abolizione delle barriere doganali tra i due Paesi. Nel marzo 2000 Mahmoud al-Zubi, primo ministro dal 1987, lasciò la carica a Mohamed Mustafa el-Miro, esponente del Partito Baas; nel giugno 2000, alla morte del padre, Bashar el-Assad divenne presidente della Repubblica, aprendo nuove prospettive per la modernizzazione del Paese e, forse, anche per il processo di pace in Medio Oriente. Tuttavia con lo scoppio della seconda Intifada (settembre 2000) e l'elezione di Ariel Sharon a primo ministro israeliano (febbraio 2001), la S. si trovò nuovamente al centro delle minacce israeliane. Dal piano di pace del premier israeliano scomparve la condizione fondamentale da sempre posta dai Siriani, la restituzione delle alture del Golan. Nell'aprile 2001 Israele, per la prima volta dal 1996, lanciò un attacco contro le postazioni siriane in Libano, uccidendo tre soldati siriani. Da quel momento la tensione tra Damasco e Tel Aviv rimase altissima.

Dopo gli attentati dell'11 settembre 2001 contro le Torri Gemelle e il Pentagono e l'avvio della guerra anglo-americana in Afghanistan (7 ottobre), anche in S., come in tutto il Medio Oriente, la situazione divenne incandescente. La S., nonostante la condanna degli attentati, sottolineò la necessità di proteggere le popolazioni civili dell'Afghanistan. In ottobre, subito dopo essere stata ammessa nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, la S. ricevette la visita del primo ministro britannico Tony Blair, in missione diplomatica per il conflitto contro l'Afghanistan; Bashar, pur sostenendo la cooperazione internazionale contro il terrorismo, non si disse favorevole a una coalizione internazionale per la guerra. Nel successivo maggio 2002 il Paese venne inserito in una lista di possibili Stati formanti il cosiddetto "asse del male", lista comprendente, tra gli altri, l'Iraq. Un anno più tardi, nell'aprile 2003, Damasco negò con decisione l'accusa di stare sviluppando armi chimiche e di dare accoglienza a membri dell'establishment iracheno in fuga dopo l'inizio delle operazioni militari anglo-statunitensi in Iraq. In settembre il presidente siriano nominò un nuovo primo ministro nella persona di Mohammed Naji al-Otar, incaricandolo della formazione di un nuovo Governo di stampo riformista. Nell'ottobre dello stesso anno la S. si trovò a dovere affrontare un attacco aereo israeliano - il primo dopo 20 anni - mirante a colpire un presunto campo d'addestramento palestinese dal quale sarebbero provenuti numerosi militanti di Hamas e della Jihad islamica responsabili di attentati in Israele. La S., e con essa buona parte dell'opinione pubblica mondiale, definì l'attacco come una vera e propria aggressione militare in violazione alla Carta dell'ONU. Nel gennaio 2004 Bashar divenne il primo leader siriano a far visita alla Turchia. Nel maggio 2004 gli Stati Uniti imposero sanzioni economiche al Paese per il suo presunto aiuto al terrorismo internazionale. Nel settembre dello stesso anno, una nota dell'ONU che obbligava tutte le forze siriane presenti in Libano a lasciare il Paese fu disattesa dalla S., che si trovò addirittura implicata nell'omicidio del premier libanese Hariri. Ritirate tutte le sue truppe presenti in Libano, S. riprese le relazioni diplomatiche con l'Iraq, interrotte dopo la prima guerra del Golfo, e cercò di rafforzare la cooperazione con l'Iran. Riconfermato presidente nel 2007 con oltre il 97% dei voti, Bashar al-Assad nel 2011 dovette affrontare violente proteste di piazza contro il regime del presidente che dalla città meridionale di Dar'i si propagavano a tutto il Paese. Il presidente Assad faceva alcune concessioni, come la costituzione di un nuovo esecutivo e il ritiro dello stato di emergenza in vigore da 48 anni, ma il conflitto con i rivoltosi si inasprì ulteriormente dando luogo a una sistematica e sanguinosa repressione che determinò l'imposizione di pesanti sanzioni da parte dell'Unione Europea. Nell'agosto i dissidenti siriani annunciarono la formazione di un Consiglio nazionale di transizione formato da 94 membri e presieduto da Burhan Ghaliun.

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LETTERATURA

La letteratura siriana moderna e contemporanea si avvale dell'opera di poeti, narratori e commediografi di lingua araba che nella maggior parte dei casi scelgono la storia, la filosofia, la cultura e lo spaccato quotidiano della S. stessa come argomento del loro lavoro. I principali centri di cultura sono le grandi città: ad Aleppo sorse infatti la prima tipografia in lingua araba, fondata nel 1712, e il primo giornale in lingua araba mentre nel 1919 a Damasco venne istituita l'Accademia scientifica araba. La poesia classica trova la sua più alta espressione in poeti nazionalisti come Khalīl Mardam, al-Zirklī, Giabrī, al-Buzum, al-Bārūdī e Badawī al-Giabal. L'introduzione di elementi più personali e intimistici si deve a 'Umar Abu Richa (n. 1910), a cui fanno eco poeti connotati in senso fortemente politico come i marxisti Baghdādī, Qurunfulī, al-Ahmad, al-Giundī. Il filone dell'impegno sociale trova espressione nelle opere di Abū Rīcha, Nizār Qabbānī, che rivolge la propria attenzione al mondo delle donne, al-Mārhūt, cantore degli oppressi e degli ultimi, Adunis (n. 1930). Anche i romanzieri rivolgono la loro attenzione alla ricerca e all'analisi degli aspetti più profondi dell'esistenza umana e alle problematiche ad essa legate come si evince dai romanzi Fringale di Chakib al-Djabirī e Il regno dei semplici di Khayrī al-Dhahabī. Il filone realista attinge a piene mani dalla politica, come avviene nei romanzi La generazione del destino (1960) di Muta' al-Safadi, Intoppo in una lunga storia (1970) di Hānī al-Rāhib, Gli asociali (1971) di Fāris Zarzūr. Anche la novella si presta alla denuncia sociale e si rivela di impianto realistico: nei racconti La terra triste (1960) di Badī'-Haqqī, Forse è l'amore (1971) di Adīb al-Nahwī, Quando le città muoiono (1976) di Salāh Duhnī, per esempio, trova voce il dramma dei fratelli palestinesi. Molto importante anche l'apporto della scrittura femminile, espressione di un universo per lo più sommerso che viene alla luce grazie a romanzi e racconti come Specchi umani (1938) di Widād Sakakīnī, Qualche giorno con lui (1959) di Colette Khūrī, Notte degli stranieri (1966) di Ghādā al-Sammān, E Satana si diverte (1970) di Ulfa al-Idibī. Il coraggio della lotta, la rassegnazione di fronte all'immobilismo della società e l'attenzione per gli ultimi e i poveri suscitano l'interesse anche della generazione più recente degli scrittori siriani, che trova esempi importanti in Haydar Haydar, 'Abd Allah 'Abd, Jean Alikasan, Fadil al-Siba-'i, Sa'ī Huranyya, Hasib al-Kayyali, Fatih Mudarris e Isma'il Sidiqi. ║ Teatro: la produzione teatrale siriana fu inizialmente figlia di quella francese, visto che le uniche rappresentazioni erano traduzioni di opere francesi. I commediografi e i drammaturghi siriani iniziarono a far sentire il loro peso con i lavori messi in scena dalla prima compagnia teatrale siriana fondata a Damasco da Ahmad Abū HìKhalīl al-Qabbāni (1836-1902) che incontrò però il dissenso, anche violento, dei concittadini e fu costretta a fuggire all'estero. I primi lavori ascrivibili a una vera e propria produzione teatrale siriana sono quelli di Huraniyya, Kayyai e Mumtaz al-Rikabi. Il più famoso drammaturgo siriano è Sa'd Allah Wannus (n. 1941), autore di Serata con Abu HìKhalil al-Qabbani (1972) e della raccolta di racconti Storia di un gruppo di commedianti (1965). Il teatro dell'assurdo trova posto negli interessi di autori come Qadri Qal'adji e Riyad 'Usmat.

ARTE

Terra di incontro di numerose civiltà, la S. conserva le tracce dell'arte e della cultura dei popoli che nei secoli abitarono la zona compresa tra il Nilo e l'Eufrate. Le prime testimonianze artistiche della S. risalgono infatti al V millennio a.C. e sono rappresentate da alcune costruzioni erette a Ugarit e dalle decorazioni rupestri di Demir Kapu. Le ceramiche rinvenute a Tell Halaf e a el-Obeyd datano invece al IV millennio a.C. ed ebbero vasta diffusione nella zona del Mediterraneo e della Mesopotamia. I Sumeri introdussero la tradizione delle stele, tra le quali quelle di Ğebelet el-Beyda sono di particolare interesse. Il II millennio a.C. rappresentò uno dei momenti di maggior sviluppo e splendore artistico della S. antica, grazie anche alla fondazione di città importanti come Ugarit, Aleppo, Karkemis, arricchite da palazzi e templi nei quali si realizzò l'unione degli influssi mesopotamici, egizi e micenei. Nello stesso periodo si sviluppò uno stile locale che si espresse attraverso l'uso originale di statue in avorio, pietre dure intagliate e metalli cesellati, sbalzati o incisi. Le città di Damasco, Apamea, Palmira nel loro impianto urbanistico, caratterizzato da imponenti e suggestivi colonnati che fiancheggiavano le vie della città e da maestosi templi, rivelano l'influsso della cultura ellenistica alla quale in seguito subentrò quella romana con le sue imponenti costruzioni architettoniche, gli splendidi mosaici pavimentali, le sculture e la pittura murale all'interno delle tombe. L'arte cristiana trovò espressione in S. a partire dai secc. III-IV e produsse opere grandiose di cui sono testimonianza i santuari di Dura Europos, le chiese di Damasco e della zona settentrionale del Paese. Caratteristica delle chiese erette in questo periodo è la presenza di due sale ai lati dell'abside e di un'esedra che si apriva di fronte all'abside. Degne di nota sono la basilica di San Simeone lo stilita a Qal'at Sim'ān, eretta nel V sec., di Resafa, del Monte Garizim e di Binbirklisa. Gli edifici civili hanno restituito numerosi mosaici risalenti a secc. IV-VI, mentre i mosaici delle chiese furono distrutti dagli Arabi che in molti casi trasformarono i templi cristiani in moschee cancellandone l'iconografia. L'arte musulmana subentrò quindi a quella cristiana, anche se in molti casi ne mantenne e riprese l'impianto architettonico. Le moschee furono caratterizzate da decorazioni a motivi geometrici ispirati e dal minareto a base quadrata. Nei secc. XII-XIII l'arte della ceramica e della lavorazione del vetro conobbe un periodo di grande splendore, di cui godettero per riflesso anche le moschee alle quali erano destinati i prodotti finiti. Particolarmente fecondi per l'arte islamica furono gli anni del dominio dei Mamelucchi e dei Selgiuchidi, sotto i quali vennero costruiti bagni, madrase e moschee. Nei secc. XII-XIII i crociati eressero numerosi castelli e fortezze, spesso costruiti sulla base di fortificazioni arabe preesistenti: tra essi assai suggestivo è il Krak dei Cavalieri, imponente fortificazione che troneggia nel mezzo del deserto nei pressi di Qal'at el-Hosn, dal quale era possibile controllare le strade che dalla S. portavano in Palestina. Oltre ad esso vanno ricordati i castelli di el-Mudin, di Sahyūn, di Marqab e di Cogu Bakas. La conquista della S. da parte degli Ottomani (1516) provocò una progressiva decadenza in ambito artistico-culturale: si pervenne così a una pedissequa ripetizione dei modelli architettonici e stilistici provenienti da Istanbul. Uniche eccezioni al conformismo dominante furono le abitazioni private del quartiere di Gedeide ad Aleppo (XVII sec.) e il palazzo di al-'Azm (XVIII sec.), sontuosamente decorato con ceramiche, marmi e legni dipinti. Nei secc. XIX-XX si assistette da una parte al recupero delle tradizioni autoctone, dall'altra all'assimilazione delle più moderne correnti artistiche dell'Occidente.

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Damasco: una sala del palazzo Azem (1750)

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Il chiostro della moschea Djami al-Kebir ad Aleppo

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Aleppo: portale di ingresso alla cittadella

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