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Sàtire.

Opera di Quinto Orazio Flacco, comprendente 18 composizioni in esametri raccolte in due libri. Composte tra il 42 a.C. e il 23 a.C., le S. (cui l'autore diede titolo di Sermones, ossia discorsi, amichevoli conversazioni) furono dedicate a Mecenate. Affrontano argomenti differenti: la satira prima del libro primo (ne contiene dieci) tratta della incontentabilità umana; ciascuno invidia la sorte altrui, anche se ogni uomo potrebbe essere sostanzialmente felice accontentandosi di quel che ha e seguendo la norma del giusto mezzo (est modus in rebus: in tutte le cose c'è una misura). La satira seconda è diretta contro gli eccessi amorosi, e la terza ha come tema l'indulgenza verso il prossimo. Nella quarta, Orazio difende il proprio modello di satira, che l'autore sostiene provenire dalla commedia greca antica (Aristofane), anziché dal compatriota Lucilio. La satira quinta del primo libro, arricchita da descrizioni assai gustose, descrive il viaggio compiuto dal poeta, con Mecenate, Eliodoro e Virgilio, da Roma a Brindisi; particolarmente vivace la satira nona, che ha per protagonista un seccatore, descritto con la consueta vena ironica. Il tema della satira terza del secondo libro è la pazzia universale; lo stoico usa dire che tutti gli uomini sono pazzi eccezion fatta per il filosofo: per il poeta invece il filosofo, stoico compreso, è più folle degli altri. Descrivendo con grande semplicità di situazioni e di personaggi la vita quotidiana, Orazio si rende attore e spettatore ironico degli avvenimenti, uomo che sa goderne appieno i piaceri, lontano da ogni ambizione o velleità politica.