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Svězzera.

Stato (41.285 kmq; 7.418.000 ab.) dell'Europa centrale. Confina a Nord con la Germania, a Est con l'Austria e il Liechtenstein, a Sud con l'Italia e a Ovest con la Francia. Capitale: Berna. Città principali: Basilea, Ginevra, Losanna, Zurigo. Ordinamento: Repubblica federale, costituita da 26 Stati, corrispondenti agli omonimi Cantoni. Ciascuno Stato ha una propria Assemblea (Gran Consiglio) e un proprio Governo (Consiglio di Stato). Il potere legislativo spetta all'Assemblea federale, formata da un Consiglio nazionale di 200 membri (eletti per quattro anni a suffragio diretto con un sistema proporzionale) e da un Consiglio degli Stati di 46 membri (due rappresentanti per ogni Stato e uno per ciascuno dei sei semi-Cantoni). Il potere esecutivo spetta al Consiglio federale costituito da 7 membri, eletti ogni quattro anni dall'Assemblea federale: fra questi, ogni anno, viene eletto il presidente, capo dello Stato. Ciascuno Stato è sovrano al proprio interno ed è dotato di una Costituzione propria. Moneta: franco svizzero. Lingue ufficiali: tedesco, francese, italiano, ladino o retoromancio. Religione: cattolica e protestante; esistono minoranze ebraiche e musulmane. Popolazione: è composta da Svizzeri; esistono minoranze di Italiani, ex Jugoslavi, Portoghesi, Spagnoli, Tedeschi, Turchi.

GEOGRAFIA

Morfologia: nel territorio svizzero, prevalentemente montuoso, esteso soprattutto sul versante settentrionale del settore centro-occidentale dell'arco alpino, si possono individuare tre grandi regioni: il massiccio del Giura, il Mittelland (o altopiano svizzero), e la sezione alpina. Geologicamente e morfologicamente differenti, tali aree sono il risultato del sovrascorrimento delle falde di calcari, arenarie e marne dell'era secondaria sulle formazioni autoctone della molassa terziaria. Ai limiti della zona assiale alpina queste falde si incresparono, originando i rilievi più aspri, oggi in gran parte ricoperti da ghiacciai. Nella fascia settentrionale del territorio, le modeste elevazioni del Giura (i 1.680 m del Monte Tendre e i 1.677 m del Dôle rappresentano le massime altitudini), su cui corre il confine con la Francia, sono prevalentemente calcaree, piuttosto mosse, separate da valli fluviali e ricoperte di fitte foreste e conche verdi. Alcuni fiumi diretti verso il Mittelland solcano in profondità il caratteristico tavolato della regione di Friburgo, creando gole pittoresche. A Sud del Giura, compreso fra i laghi di Ginevra e di Costanza, si stende, a una quota media di 600 m, il Mittelland, regione collinare colmata dai detriti derivanti dall'erosione della catena alpina e modellati in forme morbide dall'azione dei ghiacci nell'era quaternaria. Anche la fitta rete idrografica, orientata verso Ovest, e i numerosi laghi (quasi 200) rivelano l'origine glaciale del territorio. Il Mittelland, ricco di pascoli e di colture e fittamente popolato, sfuma gradualmente verso Sud nell'Oberland, la più movimentata fascia prealpina. La zona alpina si irradia dal massiccio cristallino del San Gottardo, articolandosi in fasce quasi parallele: procedendo verso Sud, oltre l'Oberland, si incontrano le Alpi bernesi, di prevalenza calcaree (Finsteraarhorn, 4.274 m; Aletschhorn, 4.195 m; Jungfrau, 4.158 m; Eiger, 3.970 m e Mönch, 4.107 m), le Alpi di Uri (Dammastock, 3.630 m) e di Glarona (Tödi, 3.614 m; Ringelspitz, 3.247 m), le cui ripide pendici meridionali precipitano sulle due valli incassate create dal Rodano e dal Reno Anteriore. Più a Sud si ergono formazioni prevalentemente cristalline: una ridotta porzione di Alpi Graie (Aiguille d'Argentière, 3.901 m), le Alpi Pennine, cui appartengono cime tra le più elevate dell'intero arco (Monte Rosa, 4.637 m; Mischabel, 4.545 m; Weisshorn, 4.505 m; Cervino, 4.478 m; Dent Blanche, 4.357 m; Grand Combin, 4.314 m), le Lepontine e infine le Alpi Retiche (Bernina, 4.049 m; Piz Kesch, 3.418 m; Piz Linard, 3.411 m). Numerosi sono i passi, in corrispondenza delle depressioni di cresta, a favorire le comunicazioni nella zona alpina; tra i principali: Nufenenpass, 2.478 m; Furka, 2.431 m; Sustenpass, 2.224 m e San Gottardo, 2.108 m. ║ Clima e idrografia: la conformazione prevalentemente montuosa del territorio svizzero, in cui le numerose valli sono variamente orientate e i bacini lacustri abbondanti e ampi, determina una notevole varietà climatica, accentuata dalla circolazione ventosa e dal particolare ruolo svolto dal Föhn, il vento caldo. La fascia settentrionale del Paese, dal Giura al Lago di Costanza, presenta un clima continentale, con forti escursioni termiche. Più mite nelle regioni lacustri, il clima della S. si caratterizza per temperature generalmente basse: la media annua è spesso inferiore ai 10 °C, valore cui concorre il fatto che nell'area alpina il livello delle nevi perenni può scendere fino ai 2.500 m s/m. Proporzionali all'altitudine sono pure le precipitazioni, relativamente ridotte solo nel Mittelland: ne consegue una rete idrografica particolarmente ricca, che riversa sul resto dell'Europa quasi 1.500 m3/sec di acque superficiali. Tra i fiumi maggiori, il Rodano, con sorgenti nel massiccio del San Gottardo, scorre in territorio svizzero e, prima di passare in Francia, forma il Lago di Ginevra. Inizialmente bipartito nel Reno Anteriore e nel Reno Posteriore, che confluiscono poco a monte di Coira, il Reno alimenta il Lago di Costanza ed entra in territorio francese, nei pressi di Basilea. L'Aar, principale affluente del Reno, scorre totalmente in territorio svizzero. I bacini dell'Inn e del Ticino alimentano anche il Danubio e il Po, mentre l'Adige si arricchisce delle acque della Val Monastero. I serbatoi idrici cui attingono i fiumi svizzeri sono costituiti dai ghiacciai, per un totale di 1.700 km2, tra cui quello dell'Aletsch, con oltre 100 km2, il più esteso di tutta la catena. Tra i numerosi bacini lacustri, quasi tutti di formazione glaciale, i principali sono i laghi di Costanza, di Neuchâtel, di Zurigo, di Thun, di Ginevra e dei Quattro Cantoni. ║ Flora: la distribuzione della vegetazione è strettamente connessa alle diverse fasce altimetriche e all'esposizione dei versanti delle montagne. La vite e gli alberi da frutto dominano nell'altopiano e nell'area prealpina. A Nord le latifoglie cedono il passo alle conifere (per lo più abete rosso) solo a una quota di 1.300 m, mentre a Sud non si spingono oltre i 900 m, per essere poi sostituite da larice e pino cembro. Oltre i 2.000 m, fino al limite delle nevi permanenti, si stendono i prati e i pascoli d'alta quota, caratterizzati da magra vegetazione. Nel Giura il manto di aceri, faggi, querce e conifere è variamente distribuito, indipendentemente dalla quota. ║ Fauna: gli animali selvatici si possono raggruppare secondo due habitat principali, quello delle regioni pianeggianti o prealpine, adibite alle colture, e quello alpino. Nel primo si trovano roditori, piccoli mammiferi, uccelli granivori e insettivori e altre specie ubiquitarie. I laghi presentano un'avifauna varia, tra cui gli aironi e i cormorani, diversi anatidi, cigni e gabbiani. Fino a pochi anni fa la zona alpina annoverava anche il lupo, l'orso, la lince e il gatto selvatico, mentre attualmente comprende soprattutto cervidi (capriolo e cervo) e ruminanti (camoscio e stambecco). Presenti anche mustelidi (ermellino e martora), roditori (ghiro, scoiattolo e castoro), lepri e volpi. Tra i rapaci si distingue l'aquila reale, mentre i galliformi sono rappresentati dalla pernice bianca e dalla coturnice; rettili, pesci e anfibi sono diffusi nelle specie tipiche delle zone montane.
Cartina della Svizzera


ECONOMIA

Lungi dall'essere un Paese isolato all'interno delle catene montuose che ne coprono la maggior parte del territorio, la S. si presenta piuttosto come "Paese di valico", che ha saputo trarre vantaggio dalla favorevole posizione geografica, lungo le principali vie del commercio europeo. Inoltre le montagne, seppur tra le più elevate dell'intero arco alpino, non rappresentano una reale barriera politica con gli Stati circostanti e solo le Alpi Pennine, al confine con l'Italia, sono un elemento divisorio naturale e marcato. L'originaria funzione di "Stato-cerniera" andò potenziandosi nel corso del tempo e in particolare la regione del San Gottardo gravitò progressivamente verso Sud, affermando il proprio controllo e svolgendo un ruolo di intermediazione economica, prevalentemente finanziaria, tra l'Europa centro-settentrionale e quella mediterranea (in particolare il porto di Genova). Importantissime, in questo senso, le vie interne di comunicazione, in particolare quelle ferroviarie: i 5.000 km di linee attive fanno della S. uno dei Paesi europei più forniti, proporzionalmente all'estensione. Il problema del collegamento con l'Italia attraverso le Alpi venne efficacemente risolto con un'azione congiunta di entrambi i Paesi che portò all'apertura di lunghissimi trafori (Lötschberg, San Gottardo, Sempione, Furka). Lo stesso per le comunicazioni stradali, già agevolate dai passi dello Spluga, Maloja, Stelvio e Bernina, che poterono usufruire anche dei trafori del Gran San Bernardo, del San Bernardino e del San Gottardo. Il Reno, navigabile dal porto di Basilea alla foce, su cui si trova il porto di Rotterdam, acquisì un peso crescente nei traffici commerciali, spostandone il fulcro dal Mediterraneo all'Atlantico. A fianco del ruolo di intermediazione economica, forte della posizione strategica sulle linee di traffico internazionale, la S. seppe sviluppare un'attività industriale di prim'ordine. A bilanciare la totale mancanza di materie prime valgono la grande ricchezza di capitali e la particolare stabilità politico-sociale. Particolarmente privilegiato il settore della trasformazione, basato sullo sfruttamento di energia idrica e caratterizzato da un basso apporto di materia prima e da un alto valore aggiunto. Gli stabilimenti chimici (fertilizzanti, coloranti, ecc.) e meccanici (lavorazione dell'alluminio, macchine utensili, orologi - settore in cui la S. detiene il primato mondiale -, strumenti di precisione, ecc.) sono distribuiti prevalentemente nel Mittelland, mentre l'industria farmaceutica è concentrata a Basilea. Tali produzioni sono finalizzate all'esportazione e così pure quelle dell'industria tessile di qualità (cotone, ma soprattutto seta e ricamo, nel Cantone di San Gallo) e alimentare (latticini, cioccolata), inserite in una rete di aziende multinazionali. Se l'agricoltura (cereali, uva e mele) impegna solo il 3,5% della popolazione attiva, la grande copertura di prati e pascoli rende piuttosto fiorente l'allevamento bovino (bestie da latte e da carne), che tuttora contraddistingue il paesaggio rurale della S. alpina. La lavorazione del legname è in progressivo aumento, procedendo di pari passo alla crescita del manto silvo-forestale. L'eccellente sviluppo del settore bancario e di quello turistico consente di pareggiare abbondantemente la bilancia commerciale, che all'inizio degli anni Novanta del XX sec. registrava ancora una passività dovuta agli intensi scambi con gli Stati dell'Unione europea: anzi il reddito prodotto è in costante aumento e da tempo pone la S. ai primi posti per valore pro capite. Se il turismo assicura redditi cospicui grazie alla sua organizzazione razionale (divisione del territorio in diverse regioni turistiche, ciascuna facente capo a un ufficio turistico cui spetta il compito di assicurare le connessioni tra i diversi organismi locali e la rete dei trasporti; attività di coordinamento e propaganda svolta dall'Ufficio nazionale di Zurigo; sistema alberghiero in grado di sfruttare al massimo i diversi paesaggi naturali) e incrementa, a lato, le attività artigianali, frenando notevolmente l'esodo delle popolazioni locali, il settore bancario, forte della stabilità valutaria, è particolarmente attivo, e sviluppa parallelamente un settore finanziario (la borsa di Zurigo è di importanza mondiale) e un settore assicurativo altrettanto dinamici.

STORIA

I primi reperti appartengono a siti musteriani del Paleolitico medio, ma informano su stanziamenti sporadici e probabilmente stagionali: bisogna attendere la fine dell'ultima fase glaciale (8500 a.C.) per occupazioni più stabili e intensive, a cielo aperto o in caverna, relative alla cultura maddaleniana. I siti aumentarono nel Mesolitico e il Neolitico annoverò diverse culture regionali, che a Occidente (Cortaillod) risentirono delle coeve civiltà dell'Italia del Nord e della Francia, mentre a Oriente assorbirono gli influssi di quelle dell'Europa centrale: la cultura di Horgen, alla fine del Neolitico, rappresentò la fase unitaria delle tradizioni e segnò l'inizio dell'occupazione delle basse vallate alpine. Tanto la cultura detta della ceramica a cordicella, diffusa nell'Europa nord-orientale, quanto quella del Vaso campaniforme, propria dell'Europa meridionale fino al Nord-Africa, furono rappresentate nell'Eneolitico. Nell'Età del Bronzo si distinsero la cultura dell'altopiano, con sepoltura a tumulo, e quella alpina, che inumava i propri defunti, entrambe basate su agricoltura e allevamento. Nella stagione estiva i pastori si spingevano fino in alta quota, come dimostrano i ritrovamenti fatti a 1.600 m. Agli ultimi scorci dell'Età del Bronzo sono da attribuire siti su alture e sulle sponde lacustri e la cremazione dei defunti con conservazione delle ceneri in urne. La civiltà del Ferro, a partire dal IX sec. a.C., fu più articolata e i ricchi ritrovamenti relativi a insediamenti fortificati testimoniano una differenziazione sociale e un'organizzazione tribale sviluppate. Sono, comunque, molto scarse le notizie sulle popolazioni insediate nel territorio dell'attuale S. sino al II sec. a.C., epoca delle campagne di Cesare, che vi sospinse gli Elvezi, una popolazione celtica che da tempo subiva la pressione dei Germani. Nonostante la posizione periferica della S., la colonizzazione latina fu piuttosto profonda - tra le colonie ricordiamo Julia Equestris (Nyon) e Augusta Raurica (Augst) -, gli Elvezi furono tra i sudditi più fedeli di Roma e, con la conquista degli agri decumates compresi tra il Meno e il Reno superiore, la diffusione della cultura fu profonda. La situazione mutò con il profilarsi della pressione germanica che, dalla metà del III sec. d.C., fece recedere Roma dagli agri decumates: gli Alamanni si stabilirono, dapprima, nel Württemberg e, nonostante i presidi romani e le fortificazioni di cui la S. poteva disporre, dalla fine del V sec. le popolazioni germaniche invasero il resto del territorio, solo momentaneamente arrestate dalla vittoria riportata a Strasburgo dall'imperatore Giuliano (357). Il processo di imbarbarimento si intensificò progressivamente e la religione cristiana, penetrata lungo la valle del Rodano, poté poco nel contrastarlo e incontrò solo in parte il favore degli invasori: furono i Burgundi, stanziati nel settore sud-occidentale, a convertirsi per primi, mentre gli Alamanni, che occupavano le zone nord-orientali, rimasero pagani fino all'VIII sec.; i Longobardi occuparono la fascia subalpina e solo i Grigioni rimasero chiusi alle invasioni. I territori occupati da Burgundi e Alamanni, incorporati nell'Impero carolingio tra il VI e il VII sec., furono, con la disgregazione di questo (843), divisi rispettivamente tra ducato di Svevia e Regno di Borgogna, per poi essere inclusi (1033) da Corrado II il Salico nell'Impero germanico e infeudati ai duchi di Svevia. Del vuoto di potere creatosi durante questi avvicendamenti seppero approfittare numerosi signori locali - particolarmente potenti gli Zähringen, fondatori di Friburgo (1157) e di Berna (1191) -, i conventi e i vescovadi (Basilea, Losanna, Sitten e Coira). L'Impero preferì avallare questo stato di anarchia favorendo la nascita di città libere dalla soggezione feudale e direttamente dipendenti dall'imperatore e delegando a queste il controllo dei vassalli insubordinati: oltre a Berna e Friburgo, nel XII sec. anche Soletta divenne libera città imperiale e tre comunità montane, Uri, Schwyz, Unterwalden, si resero pressoché indipendenti. In occasione della morte dall'imperatore Rodolfo III d'Asburgo, che aveva dato l'avvio a una politica dinastica unificatrice, il 1° agosto 1291 si costituirono in una lega di resistenza (patto di Rütli) contro le eventuali ingerenze degli Asburgo. Anzi, nella lotta per il trono imperiale che vedeva contrapposti Federico I d'Asburgo e Ludovico il Bavaro, intervennero a favore di quest'ultimo, sconfiggendo a Morgarten (1315) la famiglia imperiale e ottenendo dal vincitore la ratifica della propria indipendenza (1316). Questa prima Confederazione si rafforzò con l'adesione di nuovi Cantoni: Lucerna (1332), Zurigo (1351), Zug e Glarona (1352), Berna (1353). Contro di essa si impegnarono invano gli Asburgo, sconfitti nelle battaglie di Sempach (1386) e Näfels (1388), costretti a riconoscerne l'autonomia siglando nel 1394 una pace ventennale, rinnovata poi per altri 50 anni. La Confederazione acquisì una struttura e un'organizzazione militare e giuridica via via più solide, stabilite dal Pfaffenbrief (1370) e dal Sempacherbrief (1393), mentre al suo interno il ceto medio, organizzato nelle corporazioni, andò progressivamente imponendosi sulla vecchia nobiltà. La politica di espansione fu veloce e fortunata: tra i territori strategicamente più importanti vennero annessi la Val Leventina, l'Argovia asburgica e la Valle di Urseren, mentre Vallese, San Gallo e Appenzell vennero accolti come alleati. Garantita contro i pericoli esterni, la Confederazione rischiò di frantumarsi, minata dai particolarismi e dalle discordie tra i vari Cantoni, specie tra Schwiz e Zurigo, entrambi interessati al controllo dei passi tra Rezia e Lago di Zurigo, ma riuscì a superare questa crisi interna, fissando il principio dell'inscindibilità politica, e imponendosi nel resto dell'Europa come solida potenza, anche grazie alla reputazione delle proprie milizie, impegnate come mercenarie, e alle alleanze con Milano, i Savoia e la Francia. Il suo prestigio e potere si consolidarono in seguito alla vittoria riportata a Nancy (1477) su Carlo il Temerario, duca di Borgogna, alleato degli Asburgo, con la cui morte tramontava il progetto di costituire un unico Regno compreso tra la Manica e l'Italia. Neppure il tentativo fatto da Massimiliano I d'Austria di ripristinare il controllo imperiale ebbe successo: i confederati, con l'appoggio di Carlo VIII, re di Francia, lo sconfissero più volte, incorporando nella lega Friburgo e Solothurn (1481). Inoltre, con la Pace di Basilea (1499) i Cantoni si emanciparono definitivamente dall'Impero, rifiutando di accogliere il diritto romano, allora adottato in Germania. Nel 1513, con l'adesione dell'Appenzell (1513), seguita a quella di Sciaffusa e Basilea (1505), si formò la cosiddetta "antica Confederazione", comprendente 13 Cantoni, che sarebbe stata riconosciuta solo un secolo dopo con la Pace di Vestfalia (1648). La prima metà del XVI sec. vide la S. impegnata nell'Italia settentrionale, inizialmente congiunta con il Papato per la conquista del ducato di Milano (1512), poi sconfitta in questo possedimento dai Francesi (battaglia di Marignano, 1515) e da quel momento fedele alleata della Francia nelle guerre d'espansione a Sud delle Alpi. Ma la Confederazione era destinata ad attraversare una fase di indebolimento, minata dall'interno dalla frattura tra Cantoni cattolici e Cantoni protestanti: la Riforma, preparata a Basilea dall'umanesimo riformatore di Erasmo, venne introdotta in S. (dapprima a Zurigo, poi a Berna, Sciaffusa, Glarona e Appenzell) da U. Zwingli, per trovare con G. Calvino una sistemazione strutturale in una nuova Chiesa e in una nuova teologia. Le zone rurali (i tre Cantoni originari, Zug e Lucerna) rimasero conservatrici e la divisione fu insanabile, specie dopo la battaglia di Kappel (1531), in cui si fronteggiarono Zurigo e Cantoni cattolici, con la morte di Zwingli e la vittoria di questi ultimi (oltre ai suddetti, Ticino, Argovia, Turgovia, Friburgo e Vallese). La Riforma trovò terreno fertile a Ginevra, costituzionalmente ancora staccata dalla Confederazione, conquistandola alla teocrazia calvinista, a Basilea e a Zurigo, da dove aveva mosso i primi passi. La lega Borromea (1586) riunì, invece, i Cantoni cattolici, appoggiati da Filippo II di Spagna. Fu la supremazia della Francia, che dall'inizio del XVII sec. fino a tutta l'età napoleonica controllò la Confederazione, a impedire che i contrasti religiosi, aggravati dalla scissione tra zwingliani e calvinisti, ne erodessero ulteriormente la stabilità politica. Lo stato di precarietà delineatosi durante la guerra dei Trent'Anni portò (Accordo di Will, 1647) alla formazione di un esercito comune di protestanti e cattolici, che tuttavia si sarebbero nuovamente fronteggiati nelle guerre di Villmergen (1655 e 1712). Questa situazione di instabilità protratta minò la compagine interna della Confederazione, comportando un generale stato di involuzione, tanto politica, quanto sociale. Le rivolte contadine furono seccamente represse (1653) e si profilarono nuove oligarchie, attente ad accrescere i propri privilegi e a difendere gli interessi personali: con lo scoppio della Rivoluzione francese e la diffusione delle idee illuministe, tale condizione di squilibrio si fece ancora più netta. L'esercito napoleonico invase la S. nel 1798 e il generale Brune, che lo comandava, diede una nuova Costituzione unitaria democratica al Paese che, fino al 1803, divenne Repubblica elvetica, con un accentramento del potere e l'eliminazione delle sovranità cantonali. Lo status di Confederazione fu riacquistato nel 1803 grazie all'atto di mediazione di Napoleone, che impose il suo potere dittatoriale, ripristinò l'indipendenza e l'uguaglianza giuridica dei Cantoni, esigendo per contro l'alleanza militare con la Francia e quindi un rapporto di vassallaggio. Con il Congresso di Vienna (1815) venne riaffermata la neutralità perpetua della Confederazione e fissata la sua struttura territoriale definitiva: oltre a San Gallo, Grigioni, Ticino, Vaud, Argovia e Turgovia, furono inclusi Neuchâtel, Vallese e Ginevra, precedentemente possessi francesi, giungendo a 22 Cantoni: l'ultimo Cantone sarebbe nato nel 1979, con il distacco del Giura da Berna. Naturale crocevia d'Europa, nell'epoca della Restaurazione la S. accolse esuli politici, uomini di pensiero dei vari Paesi del continente e le idee liberali vi trovarono terreno fertile: in seguito ai moti rivoluzionari del 1830-31 furono molti i Cantoni in cui il movimento liberale giunse al potere. Ancora una volta la Confederazione visse una scissione, non più religiosa, ma politica: i liberali, interessati al potenziamento della soluzione federale in senso laico, entrarono in contrasto con i conservatori che difendevano gelosamente le sovranità cantonali. La guerra civile scoppiò nel 1847 e vide dieta federale e Sonderbund (federazione di sette Cantoni cattolici) contrapposti. Con il trionfo dei primi, i principi liberal-radicali si imposero senza più ostacolo, trovando espressione organica nella Costituzione del 1848: senza ridurre le maggiori autonomie locali, venne introdotto un Governo centrale, organizzato in un'Assemblea, composta da Consiglio degli Stati (44 membri - 2 rappresentanti per ogni Cantone) e da Consiglio nazionale, in un Consiglio federale, cui spettava il potere esecutivo, e in un Tribunale federale, titolare del potere giuridico. Inoltre, in accordo con la politica centralizzatrice, venne attuata l'unificazione dei pesi e delle misure, dei sistemi monetario e postale e della rete ferroviaria e a Zurigo nacque il politecnico federale. La nuova Costituzione del 1874 rispecchiò questa evoluzione federalista e, parallelamente al potenziamento del potere del Governo centrale e al rinnovamento del Tribunale federale, vennero rafforzate le competenze giuridiche dei singoli Cantoni in materia culturale, linguistica, religiosa e ambientale. La fine dell'Ottocento vide la nascita del movimento operaio socialista, sviluppatosi a margine dell'attività industriale (soprattutto di trasformazione) che si era avviata in quegli anni. Organizzatosi a livello statale nel 1888 nel Partito socialdemocratico (PSD), in certi Cantoni il movimento poté contare su forme di democrazia diretta, sul principio del referendum esteso alle leggi ordinarie e su una larga potenzialità di espressione popolare e, pertanto, si mantenne quasi sempre su posizioni moderate. Rimasto neutrale, isolato al centro dell'Europa travolta dalla prima guerra mondiale, il Paese affrontò nel dopoguerra gravi difficoltà economiche sfociate nello sciopero generale del 1918 che, nonostante la dura repressione dell'esercito, conseguì diversi risultati, tra cui la settimana lavorativa di 48 ore e l'adozione del sistema proporzionale per eleggere i membri del Consiglio nazionale (fino ad allora vigeva il sistema maggioritario, a suffragio universale maschile). Già sede di varie istituzioni internazionali, tra cui la Croce Rossa (a Ginevra dal 1864), l'Unione postale internazionale (a Berna dal 1874), l'Ufficio internazionale del lavoro (a Basilea dal 1901 e poi a Ginevra dal 1920), la S. divenne sede anche della Società delle Nazioni, alla quale essa stessa aderì nel 1920, con la riserva di non intaccare la propria neutralità assoluta. Nel ventennio tra le due guerre la S., guidata, a partire dal 1919, da una coalizione tripartita composta dal Partito radicale (PR), dal Partito dei contadini degli artigiani e dei cittadini (PCAC) e dal Partito conservatore (PC), seppe affrontare i contraccolpi economici (nel 1921, nel 1930-35) e politici della crisi internazionale. Nonostante la concentrazione di forze tedesche ammassate alle sue frontiere, anche durante la seconda guerra mondiale la Confederazione riuscì a far rispettare la propria neutralità. Pertanto, nel dopoguerra, la S. non entrò a far parte di nessuna iniziativa occidentale ed europeistica (Piano Marshall, NATO, CECA, CEE, ecc.), né delle Nazioni Unite, pur aderendo alle varie istituzioni umanitarie, culturali, giuridiche, finanziarie dell'ONU e ospitandone, a Ginevra dal 1946, gli uffici europei. Interessi prevalentemente economici spinsero però la Confederazione a partecipare a organizzazioni internazionali quali il GATT (1958), l'EFTA (1959), l'OCSE e il Consiglio d'Europa (1963). La politica interna vide, nel 1959, l'entrata del Partito socialdemocratico (PSD) nella coalizione del 1919. Il secondo dopoguerra fu contraddistinto da un notevole sviluppo economico, poggiante sulla stabilità politica e sociale del Paese: il richiamo esercitato nei confronti della manodopera straniera fu, così, molto forte e il conseguente afflusso massiccio di immigrati generò, specie in seguito alla flessione economica degli anni Sessanta, reazioni xenofobe che, sul piano elettorale, avvantaggiarono alcuni gruppi di estrema destra. L'inasprirsi di tali spinte e l'intensificarsi di drastiche iniziative popolari, poi bocciate da una serie di referendum, indussero il Governo federale a introdurre norme più rigide sui permessi di soggiorno e sul generale trattamento dei lavoratori stranieri. Dagli anni Settanta fu al centro di un vivo dibattito la questione energetica e le posizioni ecologiste, dichiaratamente contrarie all'impiego dell'energia atomica, dovettero nei decenni successivi (1990) smorzarsi in favore dell'installazione, nel tempo di 10 anni, di centrali nucleari (ma nel 1999 la Confederazione decise di smantellare entro il 2025 le cinque centrali presenti nel territorio); ciò nonostante il Partito verde divenne, alla fine degli anni Ottanta, il quinto partito del Paese. All'inizio degli anni Settanta fu presentato uno schema di programma pluriennale (1971-75) comprendente, tra l'altro, una proposta di accordo con i Paesi della CEE, per il libero scambio, sottoposta a referendum nel dicembre 1972 e rappresentante il primo passo verso una politica di graduale apertura internazionale. Questa linea di tendenza si accentuò nel corso degli anni successivi, rafforzando all'interno della coalizione di Governo le spinte volte all'adesione al Fondo Monetario Internazionale (FMI) e alla Banca mondiale, realizzata nel 1992. Di contro l'ingresso all'ONU, sul quale il Governo di Berna si era pronunciato favorevolmente fin dal 1981, venne respinto da una consultazione popolare nel 1986. In seguito il referendum del 1994 escluse la S. anche dalle operazioni di mantenimento della pace (nell'estate del 1990 il Paese aveva aderito alle sanzioni stabilite dall'ONU contro l'Iraq, invasore del Kuwait). La coalizione quadripartita, formatasi nel 1959, continuò a ottenere la maggioranza assoluta dei seggi (seppure con oscillazioni interne delle percentuali relative alle diverse formazioni costituenti) anche dopo l'apertura del voto alle donne (1971); le elezioni del 1995 videro i partiti di Governo accaparrarsi 162 dei 200 seggi del Consiglio nazionale, 54 dei quali al PSD, 45 al PR, 34 al Partito popolare cristiano democratico (PPCD, già PC) e 29 all'Unione democratica di centro (UDC, ex PCAC). Nel dicembre 1998 l'Assemblea federale elesse presidente della Confederazione, Ruth Dreifuss, socialista di religione ebraica e già ministro dell'Interno, prima donna a rivestire questo incarico nel Paese. Nell'aprile 1999 un referendum approvò la nuova Costituzione, che modificò quella del 1884. Nelle elezioni di ottobre 1999 l'Unione democratica di centro (UDC) conquistò il 22% dei voti, diventando il primo partito svizzero; il Partito socialista conservava tuttavia la maggioranza relativa dei seggi in parlamento (51, contro i 44 dell'UDC, i 43 del Partito liberal-radicale e i 35 del Partito democratico-cristiano popolare). La carica di presidente per il 2001 venne assunta da Moritz Leuenberger. Nel marzo 2001 un referendum volto a favorire l'adesione del Paese all'Unione europea venne respinto dal 76% circa dei votanti. Dopo gli attentati dell'11 settembre alle Torri Gemelle e al Pentagono e l'inizio delle operazioni di guerra contro l'Afghanistan, la S., fedele alla sua neutralitŕ, acconsentě all'apertura del suo spazio aereo ai velivoli americani unicamente per portare aiuti umanitari. Alla fine del 2001, il Paese dovette far fronte alla grave crisi economica che investě la compagnia aerea nazionale Swissair (V.) che, dopo l'annuncio di bancarotta, nell'aprile 2002 effettuň il suo ultimo volo e venne reimmessa sul mercato con il nuovo nome di Swiss Air Lines. Il 3 marzo 2002 un referendum popolare sancě l'ingresso della Confederazione nell'ONU, che divenne realtŕ nel successivo mese di settembre. Nel giugno 2002, con un ennesimo referendum, il Paese legalizzň l'aborto, fino a quel momento vietato. Nel maggio 2003 gli Svizzeri furono chiamati nuovamente a rispondere a nove referendum: le sette proposte di iniziativa popolare, tra cui quelle a favore dell'abolizione dell'energia nucleare e di uguali diritti per i disabili, vennero rigettate; ebbero invece esito positivo i due referendum per il ridimensionamento dell'esercito e per la riforma della protezione civile proposti dal Governo. Nell'ottobre dello stesso anno si tennero le elezioni generali che videro la netta vittoria del partito di destra Udc, l'Unione democratica di centro guidata dall'uomo d'affari Christoph Blocher, che divenne cosě la principale forza politica all'interno del Parlamento elvetico. Nel 2006 fu eletto presidente della Confederazione Moritz Leuenberger, membro del Partito Socialista Svizzero.
La confederazione svizzera nel 1536


POPOLAZIONE

Rispetto agli altri Stati dell'Europa occidentale, dalla metà del XIX sec. la S. registrò un aumento demografico proporzionalmente maggiore e la popolazione quasi si triplicò, negli ultimi decenni del XX sec., anche grazie all'apporto degli stranieri immigrati provenienti dai Paesi confinanti e, in tempi recenti, dalla Spagna, dall'area balcanica, anatolica e nord-africana. Oggi, per la particolare fertilità del suolo e per il clima relativamente temperato la più alta densità di popolazione si osserva nel Mittelland. Fittamente popolate anche le valli del Giura, dove prevalgono le colture e i pascoli. La quasi totalità degli abitanti si concentra nei Cantoni di Berna, Basilea Città, Losanna, Ginevra e Zurigo, dove sorgono i maggiori centri urbani e pure i Cantoni di Basilea Campagna, Zug, Argovia e Sciaffusa ospitano una cospicua parte della popolazione. Le zone meno abitate sono, come è naturale, quelle prettamente montane, ovvero Vallese, Grigioni, Glarona, Obwalden e Uri. Se i grossi centri urbani sono pochi (oltre alla capitale, solo Basilea, Ginevra, Losanna e Zurigo superano i 100.000 abitanti), numerosissimi sono i villaggi e i piccoli centri che, stagionalmente, si popolano di turisti. Basilea e Ginevra, in virtù della loro posizione di confine, rispettivamente con la Francia e la Germania, hanno una fisionomia cosmopolita, nel caso di Ginevra accentuata dalla presenza delle sedi di numerosi organismi e società internazionali. La varietà di origini storico-culturali della popolazione s. si riflette tanto nell'eterogeneità linguistica (V. LINGUA), che è divenuto il tratto distintivo del Paese, quanto nella differenziazione religiosa: ai due gruppi maggiori, cattolici e protestanti (questi ultimi hanno ultimamente perso terreno rispetto ai primi) si aggiunge una percentuale significativa (13%) di altre fedi, tra cui quella islamica riveste un peso sempre maggiore.

LINGUA

Il substrato latino, che alla metà del V sec. era quasi integrale, fatta eccezione per le sporadiche isole celtiche, fu progressivamente interessato da un processo di tedeschizzazione dovuto all'insediamento di coloni alemanni. In principio, questi si stabilirono a Sud del Reno, interrompendo così la continuità linguistica tra l'area alpina e la regione alsaziano-lorenese e, a partire dal IX sec., fra le due aree neolatine del Vallese e dei Grigioni. Attualmente le parlate romanze e quelle germaniche coesistono in aree geografiche più o meno distinte e solo la toponomastica consente di riconoscere le stratificazioni dei secoli precedenti. L'eterogeneità linguistica, tratto distintivo della S. e riflesso delle sue origini storico-culturali composite, è sancita dalla stessa Costituzione che riconosce tre lingue ufficiali - tedesco (63,6%, diffuso soprattutto nei Cantoni settentrionali e centrali; tale percentuale si è progressivamente abbassata dall'inizio del XX sec.), francese (19,2%, parlato nei Cantoni occidentali e sud-occidentali), italiano (7,6%, parlato essenzialmente nel Canton Ticino) - e una nazionale - il romancio (0,6%, diffuso in buona parte della popolazione del Canton Grigioni). Certi Cantoni (Berna, Friburgo) presentano una situazione di bilinguismo. Inoltre, le connessioni tra lingue di cultura e varietà dialettali sono molteplici e in continuo divenire: se l'area in cui si parla il tedesco è più compatta e appartiene dialettalmente all'alto alemanno, in quella francese si assiste a un progressivo livellamento operato dalla lingua letteraria, per cui i dialetti locali si vanno assimilando a quelli della adiacente Francia. Grande varietà dialettale contraddistingue, invece, il romancio (o ladino) grigionese, parlato in un'area relativamente molto estesa per il ridotto numero degli abitanti, area in cui le influenze tedesche sono forti, specie nei confronti delle lingue letterarie romance in via di formazione, ma ancora prive di una fisionomia definita. Infine sono da ascriversi alla famiglia lombarda i dialetti della S. ticinese.

LETTERATURA

Come nella lingua, così nella letteratura si riflette il peculiare processo storico che ha portato alla nascita della Confederazione svizzera: in mancanza di un comune centro di propagazione culturale, furono le esili tradizioni locali ad alimentare le culture dei singoli Cantoni, peraltro già nell'orbita delle culture maggiori dei popoli confinanti. Nonostante la formazione di una "coscienza svizzera" unitaria, in senso politico e ideologico, sottesa al progressivo avvicinamento tra le differenti etnie, la diversità linguistica continuò a segnare in modo marcato la produzione letteraria. ║ Letteratura di lingua tedesca: con J.J. Breitinger (1701-1776) e J.J. Bodmer (1698-1783) prese avvio, a Zurigo, la tradizione letteraria svizzera di lingua tedesca, nel segno dell'elemento irrazionale e fantastico, in opposizione all'illuminismo che contraddistingueva invece l'opera di C. Gottsched. La prima figura di un certo rilievo fu il medico e scienziato A. von Haller (1708-1777), autore di versi idilliaci, impregnati di motivi preromantici: fra le sue opere spicca il poema Le Alpi (1729), grandioso affresco del mondo alpino, che in quegli anni richiamava i primi visitatori. La natura, colta nei suoi tratti di sublime bellezza, sarebbe ritornata nelle pagine di S. Gessner (1730-1788), pittore e poeta, e di J.P. Hebel (1760-1826), tra i primi esponenti del Romanticismo. Se l'opera di von Haller era stata tra le fonti di ispirazione dello Sturm und Drang, fu J.C. Lavater (1741-1801), eclettico poligrafo, l'unico Svizzero ad aderire a tale corrente letteraria. Molto apprezzata anche l'opera di J.H. Pestalozzi (1746-1828), pedagogista di fama europea e autore fresco e personale. Se in S. il Romanticismo non diede espressioni significative, per assumere, come in H.D. Zoschokke (1771-1848), toni manierati, con J. Gotthelf (1797-1854) si aprì la strada alla narrativa d'autore: G. Keller (1819-1890) si distinse per il tocco realista, dando espressione alla vita di provincia, mentre voce più aristocratica ed elitaria fu C.F. Meyer (1825-1898), autore di liriche intense, in cui si anticipa quel culto estetizzante che avrebbe trovato nell'austriaco R.M. Rilke uno dei maggiori cantori. Se nella poesia di H. Leuthold (1827-1879), invece, tale tensione verso il bello si tradusse in vuoto formalismo, più articolata e di maggiore successo fu l'opera di C. Spitteler (1845-1924), la cui scrittura, dura e scevra di lirismo, è contrassegnata da una ridondanza di immagini fantastiche; primo Svizzero insignito del Nobel per la letteratura (1919), rimase tuttavia figura ai margini della vita letteraria. Seguirono la lezione di Keller J.C. Heer (1859-1925), H. Federer (1868-1928), E. Zahn (1867-1952) e J. Schaffner (1875-1944), narratori vivaci e spigliati, anche se piuttosto discontinui. Tutt'altro spessore ebbe la figura di H. Hesse (1877-1962), scrittore tedesco naturalizzato svizzero, la cui narrativa composta, ma ricca di spunti sensuali e onirici, nutrita di spiritualità e di certo misticismo orientale, assorbito nel lungo viaggio in India (1911), diede voce alla radicale crisi di valori che travolgeva l'Europa. Tra le voci più significative di tutto il Novecento, si leva quella di R. Walser (1878-1956), autore di notevoli romanzi autobiografici e, soprattutto, maestro della forma breve: con ironia e scrittura trasognata, nei suoi racconti ritrasse le intime contraddizioni dell'animo umano, cogliendo la vita quotidiana negli aspetti più comuni e tuttavia velati di mistero. Il periodo fra le due guerre vide la predominanza del romanzo: tra gli autori degni di nota, ricordiamo J. Bührer (1882-1975), R. Faesi (1883-1972), M. Inglin (1893-1971), C. Lauber (1887-1981), R.J. Humm (1898-1977) e A. Zollinger (1895-1943), più apprezzato come poeta. Graffiante e anticonformista dissacratore delle tradizioni, M. Frisch (1911-1991) fu romanziere e drammaturgo e al teatro dedicò la sua opera intrisa di amaro sarcasmo anche F. Dürrenmatt (1921-1991): due voci isolate a denunciare lo sconvolgimento profondo generato dal regime nazista. Si innestarono in questa scia autori quali O.F. Walter (n. 1928), H. Meier (n. 1928), P. Nizon (n. 1929) e P. Bichsel (n. 1935), la cui opera riflette l'esigenza di una posizione critica e di un maggiore impegno sociale. E ancora, un taglio giornalistico caratterizza le pagine di W.M. Diggelmann (1927-1979), mentre nella generazione più recente si segnalarono W. Kraner (1935-1987), H. Burger (n. 1942), G. Leutenegger (n. 1948), Ch. Geiser (n. 1949) e F. Böni (n. 1952). La poesia diede i risultati migliori per voce femminile, con E. Burkart (n. 1922) e S. Walter (n. 1919), sorella di O.F. Walter, mentre M. Matter (1936-1972) fu tra i pochi a tentare le vie della sperimentazione linguistica in ambito lirico. Ricerca stilistica, influssi dello Strutturalismo e commistione tra letteratura e musica caratterizzarono, in modo e forme diverse, la prosa di F.Ph. Ingold (n. 1942), J. Laederach (n. 1945) e i testi teatrali di Th. Hürlimann (n. 1950) e U. Widmer (n. 1938). Con M. Werner (n. 1944) e G. Späth (n. 1930) vennero riprese certe atmosfere tragiche e grottesche di Dürrenmatt, mentre F. Hohler (n. 1943) ricreò suggestioni walseriane e kafkiane. ║ Letteratura di lingua francese: tra gli autori maggiori del Settecento svizzero, ma di respiro europeo, B.L. de Muralt (1665-1749) e J.-J. Burlamaqui (1694-1748) si mossero tra analisi di costume e questioni filosofiche e giuridiche o, come nel caso di H.B. de Saussure (1740-1799), il massimo esponente della cosiddetta "letteratura alpestre", concentrarono la loro attenzione sul mondo della natura, colto tanto nel lato sublime, quanto negli aspetti scientifici. Anche il periodo successivo vide al centro degli interessi letterari le tematiche filosofiche, morali ed economiche, su cui si innestarono le idee preromantiche mediate da Madame de Staël: la sua residenza presso Ginevra divenne il centro della vita intellettuale del Paese. Ne accolsero gli influssi autori quali A. Vinet (1797-1847), A.E. Cherbuliez (1797-1869), F.M.L. Naville (1784-1846), che mitigarono però tale sentimentalismo con la rigida spiritualità calvinista. Contemporaneamente si mossero fermenti di ispirazione regionalistica, che ebbero i maggiori interpreti in R. Toepffer (1799-1846) e J. Olivier (1807-1876). Un posto a parte occupano M. Monnier (1829-1885) e P. Monnier (1864-1911), padre e figlio, particolarmente attenti ai problemi sociali e culturali dell'Italia, F. de Saussure (1857-1913), linguista ginevrino la cui opera pose le basi dello Strutturalismo e contribuì in modo determinante all'elaborazione della linguistica come scienza e J. Piaget (1896-1980), psicologo e principale precursore del Cognitivismo. Molto prolifico fu il filone della saggistica, rappresentato da É. Rod (1857-1910), Ph. Godet (1850-1922), L. Dumur (1863-1933), che contribuì alla nascita di "Mercure de France", E. Gilliard (1875-1969), che a Losanna fondò i "Cahiers vaudois" (1914-19), insieme a Ch.F. Ramuz (1878-1947) e a P. Budry (1883-1949). Ad A. Béguin (1901-1957) si deve, invece, la fondazione nel 1941 dei "Cahiers du Rhône", mentre tra gli esponenti della scuola di Ginevra si distinsero J. Rousset (1910-2002) e J. Starobinski (n. 1920). La tendenza cosmopolita o, quantomeno, francesizzante, diffusa tra gli autori svizzeri di lingua francese e già accennata in H.F. Amiel (1821-1881) e B. Cendrars (1887-1961), trovò la sua massima realizzazione in V. Cherbuliez (1829-1899), G. de Pourtalès (1881-1940) e nei versi di C.A. Cingria (1883-1954) pubblicati sulle pagine di "La voile latine" (1904-10), rivista ginevrina di respiro internazionale. E ancora in A. Cohen (1895-1981), G. Piroué (n. 1920) e G. Haldas (n. 1917), noto, oltre che per i suoi racconti autobiografici, per le traduzioni di U. Saba. Espressero, invece, una realtà profondamente locale, fatta di paesaggi alpestri e naturali, poeti quali J. Olivier (1807-1876), H. Spiess (1876-1940), ricco della lezione simbolista, G. Roud (1897-1976), Ph. Jacottet (n. 1925); nel campo della narrativa, si segnalarono R. Toepffer (1779-1846), P. Girard (1892-1956) e, sopra tutti Ch.F. Ramuz (1878-1947), che rinnovò il romanzo, dando voce ai montanari del Vallese e ai vignaioli del Vaud e riproducendone realisticamente la parlata. Dopo di lui si collocarono C.-F. Landry (1909-1973), M. Zermatten (1910-2001), G. Borgeaud (1914-1998) e J. Chessex (n. 1934), autore eclettico e fondatore, nel 1964, di "Écriture". Tra le voci femminili di maggiore rilievo del Novecento svizzero di lingua francese, citiamo M. Saint-Hélier (1895-1955), C. Colomb, pseudonimo di M.-L. Reymond (1899-1965), anticipatrice del nouveau roman e A. Cuneo (n. 1936), militante femminista. Per il teatro, gli autori più significativi furono F. Chavannes (1868-1936), R. Morax (1873-1963), che diede vita al Théâtre du Jorat (1903), W. Weideli (n. 1927), M. Viala (n. 1933). Tra drammaturgia e narrativa si mosse R. Pinget (1919-1997), mentre J. Mercanton (1910-1996) si dedicò esclusivamente al romanzo e M. Eigeldinger (1917-1991) operò nel campo della poesia e della saggistica; infine V. Godel (n. 1931) e A. Voisard (n. 1930), la cui poesia risentì dell'influsso del Surrealismo. ║ Letteratura di lingua italiana: nel Canton Ticino, profondamente legato alle sue origini italiane, i primi letterati di pregio risalgono all'età rinascimentale e barocca. Tra i più notevoli, ricordiamo F. Cicereio (1521-1596), P. Gaudenzi (1596-1648), valente poligrafo, e F. Soave (1741-1806), noto per essere stato maestro di A. Manzoni e attivo divulgatore delle teorie sensiste. Fu però in seguito alla Riforma costituzionale (1830) che, parallelamente a una più definita fisionomia politica, si sviluppò una letteratura più corposa: si distinsero A. Pedrazzini (1852-1930) nel teatro, G. Anastasi (1861-1926) nella narrativa di coloritura politica, A. Nessi (1873-1932) in una posizione solo geograficamente marginale rispetto alla Scapigliatura milanese, e ancora F. Chiesa (1871-1973), G. Zoppi (1896-1952), che dipinse la realtà alpina, e il romanziere e saggista G. Galgari (1895-1969), cui si deve anche la nascita (1941) della rivista letteraria "Svizzera Italiana". Da ultimo, va ricordato V. Abbondio (1891-1958), che riprese il tema della natura sublime, permeandolo di un'intensa spiritualità religiosa. Gli studi storici ricevettero particolare impulso da S. Franscini (1796-1857) e furono alimentati dall'opera di P. Peri (1794-1869), di R. Manzoni (1847-1912) e soprattutto di E. Motta (1853-1920). G.A. Scartazzini (1837-1901) si dedicò all'analisi dantesca, C. Salvioni (1858-1920) alla linguistica, in particolare all'indagine dei dialetti ticinesi e grigionesi. Il XX sec. annoverò Giorgio Orelli (n. 1921), inserito nel filone della lirica postermetica, e il fratello di lui, Giovanni (n. 1928), i cui romanzi si contraddistinguono per un taglio inedito; e poi A. Pedrali (n. 1921), P. Martini (1923-1979), A. Casé (n. 1936) e, divisi tra saggistica e narrativa, A. Jenni (1911-1997), T. Poma (1916-1995), G. Bonalumi (1920-2002). Le scritture femminili di maggior pregio furono quelle di A. Ceresa (1923-2001), F. Jaeggy (n. 1940) e, fortemente legate alla realtà locale, E. Pedretti (n. 1930), A. Nessi (n. 1940) e A. Buletti (n. 1946). Oltre a G. Pozzi (n. 1923), che si impose nella critica letteraria, la saggistica incluse P. Fontana (n. 1927) e G. Fasani (n. 1922), attivo anche in ambito poetico.

ARTE

Le tracce più antiche dell'arte svizzera risalgono all'età paleolitica e sono costituite da raffigurazioni di animali incise su osso rinvenute in caverne del Cantone di Sciaffusa. Dell'Età del Bronzo sono alcuni reperti celtici (gioielli, oggetti di ceramica) provenienti dal Lago di Neuchâtel. La dominazione dei Romani, che eressero in territorio elvetico numerose colonie e città, ha lasciato varie testimonianze di sé rappresentate da resti di costruzioni monumentali (cinta muraria di Avenches, teatro di Augst, anfiteatro di Windisch), mosaici, pitture, resti scultorei e d'oreficeria. D'altro canto, l'arte che si sviluppò in questo periodo non ebbe particolari caratteri di originalità, risultando non dissimile da quella di altre regioni dell'Impero. Fu nel corso dell'età paleocristiana e altomedioevale che l'arte elvetica sbocciò. Per opera dei Burgundi, già romanizzati e cristianizzati quando occuparono la S. occidentale (V sec.), fiorirono numerosi conventi (Romainmôtier, V sec.; Saint-Maurice, VI sec.); da ricordare anche la chiesa di San Pietro a Ginevra, città scelta dai Burgundi quale capitale del loro Regno. Ai secc. V-VI appartiene inoltre il monumento cristiano più antico conservato nella sua interezza: il battistero di Riva San Vitale (Canton Ticino). Di fondamentale importanza fu la fondazione di monasteri durante l'età merovingia, attuata, in particolare, a opera di missionari irlandesi e scozzesi: san Gallo fondò (614) nei pressi del Lago di Costanza il convento che da lui prese il nome, rimaneggiato successivamente in forme barocche (della costruzione originaria rimane solo la cripta occidentale); san Colombano fondò il monastero di Luxeuil, che diede vita a quello di Montier-Grandval nel Giura, da cui proviene il pastorale di San Germano, il più antico d'Europa. In epoca carolingia fu particolarmente fiorente il convento di San Gallo, importante centro culturale divenuto dall'818 monastero reale, nella cui biblioteca sono conservati numerosi manoscritti irlandesi, codici miniati dell'Alto Medioevo, nonché tesori di scultura in avorio. Il monastero di San Giovanni Battista a Münster (Grigioni), costruito tra il 780 e il 786 secondo la tradizione per volere di Carlo Magno, conserva il più ampio ciclo di affreschi carolingi realizzati probabilmente da maestri lombardi. In epoca romanica l'architettura svizzera risentì dell'influenza di vari regionalismi, mettendo in evidenza la frantumazione del territorio in diversi centri culturali: le regioni alamanne e retiche subirono l'influsso dell'architettura sveva, la S. occidentale entrò in contatto con l'architettura della Francia meridionale e della Borgogna, il Canton Ticino con quella lombarda. Nei secc. XI-XII vennero edificati numerosi edifici religiosi (conventi, chiese episcopali), tra cui le abbazie cluniacensi di Payerne, Romainmôtier, Saint-Sulpice, la chiesa di Ognissanti a Sciaffusa, la cattedrale di Zurigo. Caratteristica delle costruzioni dei secc. XII-XIII è la commistione di motivi stilistici vecchi e nuovi, romanici e gotici (le cattedrali di Ginevra, Losanna, Sion, Coira e Basilea, la cui costruzione, iniziata nel XII sec., fu ultimata in età gotica; le chiese cistercensi di Hauterive, Bonmot, Kappel). Nel XV sec., accanto alla costruzione di chiese in stile tardo-gotico (Sant'Osvaldo a Zug, 1470; la Wasserkirche a Zurigo, 1479-84; San Leonardo a Basilea; San Giovanni a Sciaffusa), assunse sempre più importanza la committenza civile: vennero costruiti i palazzi municipali di Basilea, Berna, Friburgo, e i castelli di Chillon, Neuchâtel, Aigle. La scultura di età romanica è caratterizzata da una mescolanza di influssi francesi e lombardi che si può riscontrare, tra gli altri, nella Crocifissione di Aarau, nella porta di San Gallo della cattedrale di Basilea, nei portali delle cattedrali di Coira, di Losanna e di Zurigo. In epoca gotica, mentre la scultura monumentale diede risultati piuttosto modesti, quella in legno fu di una certa importanza. Centro principale fu Basilea. Numerosi gli affreschi romanici presenti nelle chiese di Negrentino, di Biasca, di Rovio, di Santa Maria di Torello (Canton Ticino); di grande interesse artistico il soffitto ligneo dipinto con Storie di Cristo della chiesetta di Zillis (Grigioni) e quello del duomo di Hildesheim, entrambi del XII sec. A partire dal XIV sec., al decadere della pittura murale corrispose il fiorire della pittura su vetro (vetrate del rosone della cattedrale di Notre-Dame a Losanna, 1250 circa; vetrate del convento di Königsfelden, 1325-30 circa; le vetrate della cattedrale di Berna, 1439-55), dell'oreficeria (tesori delle chiese di Sion, Engelberg, Coira, Beromünster, Basilea), della miniatura e della produzione di arazzi. Nel XV sec. a Basilea fu attivo (1434-47 circa) il primo grande pittore svizzero, K. Witz (1400 - prima del 1446), che nel 1444 dipinse l'altare raffigurante la pesca miracolosa nella cattedrale di San Pietro a Ginevra. L'affermazione dell'arte rinascimentale in S. fu piuttosto graduale, persistendo elementi tardo-gotici presenti, in particolare, nell'architettura della S. occidentale, dove ancora preponderante era l'influenza del Gotico francese (municipio di Ginevra, 1556; Maison des Halles a Neuchâtel, 1569-75; prefettura di Friburgo, 1581-83). Di contro, il Rinascimento italiano improntò di sé l'attività artistica che si sviluppò nella S. centrale e nel Canton Ticino: esempi eclatanti sono l'architettura e le sculture del duomo di Lugano e i dipinti di B. Luini, che esercitò un profondo influsso su molti artisti svizzeri, in Santa Maria degli Angeli a Lugano (1529). Nella S. tedesca maggiore influenza ebbe il pittore H. Holbein il Giovane (1497/98 - 1543) che si stabilì a Basilea intorno al 1515 con il fratello Ambrosius (1494-1519 circa). Essi, insieme a U. Graf (1480 circa - 1529) e a N. Manuel Deutsch (1484-1530), diedero un fondamentale contributo anche allo sviluppo della stampa e dell'incisione. Tra i più famosi pittori della fine del XVI sec. ricordiamo H.H. Klauber (1535-1578), H. Bock (1550-1623), H. Asper (1499-1571), T. Stimmer (1539-1584), J. Heintz (1564-1609). Particolarità dell'arte svizzera del XVI sec. è inoltre la costruzione di fontane riccamente scolpite di cui gli esempi più eccelsi sono rappresentati dalla fontana del Moro a Sciaffusa (1520) e da quella di Sansone a Friburgo (1547). Con l'affermazione nella S. tedesca e in quella francese della Riforma, avversa alle arti figurative, alcuni artisti svizzeri emigrarono all'estero (Holbein in Inghilterra, Heintz a Praga). Di contro altri artisti, provenienti in particolare dalla Germania meridionale, si stabilirono nei territori cattolici della S., facendovi largamente penetrare lo stile barocco. Le chiese cattoliche costruite nei secc. XVII-XVIII sono il più delle volte opera di architetti e maestranze straniere, provenienti soprattutto dal Vorarlberg (chiese abbaziali di Rheinau, Bellelay, Einsiedeln, San Gallo) o di religiosi gesuiti e cappuccini (chiesa della Visitazione a Friburgo; chiesa dei Pellegrini a Buttisholz, chiese dei Gesuiti a Lucerna, a Briga, a Solothurn, ecc.). La scultura, limitata ai territori cattolici e di carattere prevalentemente popolare, fu rivolta alla decorazione di facciate e ambienti interni per opera inizialmente di maestri della Germania meridionale e successivamente di scultori svizzeri (B. Babel; J.-A. Arlaud, 1668-1743; D. Gardelle; F. Massot, 1766-1849). D'altro canto, fino alla fine del XVIII sec. gli artisti svizzeri realizzarono le loro maggiori opere all'estero: è il caso dei ritrattisti J.-E. Liotard (1702-1789) e A. Graff (1736-1813), del pittore e teorico J.H. Füssli (1741-1825) che visse in Inghilterra, dello scultore A. Trippel (1744-1793) e del pittore ticinese G. Serodine (1600-1630). Lo stile neoclassico, impostosi alla fine del XVIII sec. e già in nuce nella cattedrale di Sant'Orso a Soletta, è rappresentato da costruzioni civili quali il municipio di Neuchâtel (1782), al cui progetto lavorarono tre celebri architetti francesi, N. Nicole, C.-N. Ledoux e P.-A. Paris, e il Kirschgarten (1777) di Basilea. In ambito pittorico, si imposero diverse ed eterogenee personalità: il romantico Füssli; i pittori di paesaggi alpini K. Wolf (1735-1788) e A. Calame (1810-1864); R. Koller (1828-1908), che dipinse soprattutto animali; A. Böcklin (1827-1901), rappresentante di un simbolismo fiabesco e mitologico; F. Hodler (1853-1918), che realizzò una pittura a carattere monumentale. Tra gli scultori della seconda metà del XIX sec. ricordiamo R. Christen, M. Leu, F. Schlöth e K. Stauffer-Bern (1857-1891), mentre dopo il 1900 si distinsero A. de Niederhäusern, detto Rodo (1863-1913), e C. Burckhardt. Agli inizi del XX sec., nonostante l'affermazione del movimento dada, nato a Zurigo nel 1916, e nonostante l'attività avanguardistica di S. Taeuber Arp (1889-1943), P. Klee (1879-1940), A. Giacometti (1901-1966), la committenza svizzera (prevalentemente borghese e religiosa) rimase legata a canoni artistici anacronistici. L'arte avanguardista riuscì a diffondersi in S. con molta lentezza grazie all'opera del pittore, scultore e architetto M. Bill (1908-1994) e del gruppo Allianz di Zurigo, sorto per iniziativa di L.P. Leuppi (1893-1972). In ambito architettonico, accanto alle ardite sperimentazioni di K. Moser (1860-1936), che per primo utilizzò strutture in cemento armato, di grande importanza fu l'influenza esercitata dalla Bauhaus, di cui fecero parte anche artisti svizzeri, e da Le Corbusier (1887-1965) sotto la cui egida a La Sarraz vennero fondati i CIAM (1928). La tendenza migratoria degli artisti svizzeri, già riscontrata nel XIX sec., si ripropose nel XX sec.: oltre a Le Corbusier, che svolse la sua attività prevalentemente all'estero e assunse la cittadinanza francese, anche gli architetti H. Schmidt e H. Meyer (1889-1954), sperimentatori di nuove tecniche costruttive e ideatori di un nuovo linguaggio formale, misero in opera i loro progetti in Russia. Nel secondo dopoguerra, si imposero all'attenzione internazionale gli architetti J. Schader (scuola superiore Freundenberg, Zurigo, 1959), J. Tschumi (centro amministrativo Nestlé a Vevey, 1960), W.M. Förderer (università di San Gallo, 1963), M. Schlup (centro comunitario, Biel, 1966). Tra le maggiori personalità che si distinsero nel campo dell'Astrattismo e nelle più innovative espressioni artistiche dopo il 1945, ricordiamo i pittori R.P. Lohse (1902-1988), C. Graeser, H. Honegger e gli scultori W. Bodmer (1902-1973), H. Fischli, W. Linck (1903-1975), W. Weber, J. Tinguely (1925-1991), D. Spoerri (n. 1930).

MUSICA

In S. furono le comunità monastiche provenienti dalla Germania, da Roma e dalla Francia a dare l'avvio a una tradizione musicale, importando ciascuna la propria forma di canto liturgico, gregoriano, romano e gallicano. I chiostri del Lago di Costanza, luoghi di studio di notazione e teoria, e il convento di San Gallo, dove nel X sec. nacquero le sequenze, per opera di Notkero Balbulo, e i tropi, la cui invenzione è attribuita a Tutilone, fin dal primo Medioevo furono i maggiori centri di cultura musicale della S. Accanto alla musica sacra, nei conventi svizzeri si sviluppò una tradizione di musica organistica e di costruzione di organi di alto livello; il panorama della tradizione chiesastica era completato dal dramma liturgico, che trovò un largo impiego a partire dall'XI sec., e dalla nascente polifonia. La musica profana nei secc. XII-XV diede vita a correnti trovadoriche (Minnesang) e successivamente borghesi (Meistersang), in cui si attuò una mescolanza tra elementi germanici e romanzi. I secc. XV-XVI videro prosperare in S. la musica vocale e organistica. All'arte dell'elaborazione organica del Lied e all'arte del mottetto si dedicarono E. Koler, I. Heer, M. Barbarini, G. Meyer, C. Alder, M. Apiarius e L. Senfl (1486 circa - 1542 circa), compositore di grande talento, che svolse la sua attività in Germania; tra i maggiori organisti, i quali potevano avvalersi di strumenti di elevata qualità tecnica fabbricati da esperti artigiani (i più famosi furono H. Tugi, L. Lauberer, P. Leid), ricordiamo M. Eigen, A. Soumelin, G. Raps, E. Koler, H. Kotter, L. Herpol, C. Sebastiani. Da menzionare, per quanto riguarda la teoria, l'umanista E. Glareano (1488-1563), che raggiunse fama europea. Con la Riforma, per quanto concerne la musica chiesastica, mentre nei territori riformati si diffuse un particolare tipo di Lied sacro, caratterizzato dalla commistione di influssi luterani, zwingliani e ugonotti, nei territori cattolici tra i secc. XVII e XVIII la vita musicale fu assai vivace e florida, nonostante non si trovino che personalità di secondo piano, tra cui S. Benn, V. Molitor, M. Martini, I. Schreiber, B. Deuring, A. Marti, M. Landwing, D. Stalder, M. von Schauensee. I secc. XVIII-XIX furono contraddistinti dalla diffusione dell'educazione musicale e del canto corale per opera di H.G. Nägeli (1773-1836). Si registrò inoltre un incremento della vita musicale con l'organizzazione di numerosi festival (Festspiele), tra cui i più famosi sono rimasti quelli organizzati da enti quali la Schweizerische Musikgesellschaft (1808-66) e l'Eidgenössischer Sängerverein (dal 1842), in cui si esibivano i migliori direttori e solisti europei (vi presero parte, tra gli altri, C.M. von Weber, L. Spohr, R. Wagner). Dalla seconda metà del XVIII sec. cominciarono a imporsi tendenze nazionali nell'opera e nella musica sinfonica con H. Huber (1852-1921), H. Suter (1870-1926), F. Hegar (1841-1927), E. Jacques-Dalcroze (1865-1950), G. Doret (1866-1943), O. Scheck (1886-1957). Tra i compositori attivi nel XX sec. che riscossero successo internazionale, ricordiamo F. Martin (1890-1974), A. Honegger (1892-1955), R. Oboussier (1900-1957), C. Beck (1901-1989), C. Regamey (1907-1982), H. Sutermeister (1910-1995), e, tra i più recenti, K. Huber (n. 1924), J. Guyonnet (n. 1933), Th. Kessler (n. 1937). Tra gli interpreti di fama mondiale annoveriamo i direttori d'orchestra E. Ansermet (1883-1969), P. Sacher (1906-1999) e P. Magg (n. 1919); i pianisti E. Fischer (1886-1960) e K. Engel (n. 1923); l'oboista (e compositore) H. Holliger (n. 1939); i cantanti M. Stader (n. 1915) ed E. Haefliger (n. 1919). ║ La musica popolare in S.: in S. si sono sviluppati due tipi di musica legati alla montagna e alla tradizione pastorale alpina: lo jodler (V.), un canto caratterizzato da frequenti e rapidi passaggi dal registro normale a quello di falsetto e viceversa, e la musica dell'Alphorn (V.), un singolare strumento della famiglia dei corni, che, a causa della sua lunghezza (può misurare sino a 4 m), nel corso dell'esecuzione viene mantenuto in appoggio sul terreno.
Zurigo: la cattedrale Grossmuenster

L'antica cittadina di Rapperswil, sul lago di Zurigo

Lucerna: il ponte di legno

Il castello di Chillon, in Svizzera

Panorama della valle Engadina (Svizzera)

Basilea: il Rathaus

Panorama di Olten (Argovia, Svizzera)

Il lago di Lugano

Panorama del cantone Vallese (Svizzera)

Panorama di Berna

Panorama di Montreux (Svizzera)

Losanna: Place de la Palude