Stats Tweet

Svèzia.

Stato (450.295 kmq; 8.992.000 ab.) dell'Europa settentrionale, comprendente la parte orientale della penisola scandinava, le Isole di Gotland e di Öland nel Mar Baltico, oltre a numerose isole minori. Confina a Ovest e a Nord-Ovest con la Norvegia, a Nord-Est con la Finlandia; si affaccia a Est sul Golfo di Botnia, a Sud-Est e a Est sul Mar Baltico; a Sud-Ovest lo stretto di Kattegat la separa dalla Danimarca, mentre il canale di Øresund la separa dall'isola danese di Sjaelland. Capitale: Stoccolma. Città principali: Göteborg, Malmö, Uppsala, Västerås, Norrköping, Linköping, Örebro, Luleå, Hälsingborg. Ordinamento: Monarchia costituzionale. Il Governo, formato dal Gabinetto dei ministri presieduto dal primo ministro, detiene il potere esecutivo ed è responsabile dinanzi al Parlamento (Riksdag), formato da una sola Camera, al quale spetta il potere legislativo. Il Parlamento è formato da 349 deputati eletti ogni tre anni. Moneta: corona svedese. Lingua: svedese. Religione: protestante luterana. Dal 1958 la carriera ecclesiastica è aperta anche alle donne. Popolazione: svedese, appartenente al gruppo scandinavo del ramo germanico della famiglia indoeuropea; esistono minoranze di Finlandesi e di Lapponi.

GEOGRAFIA

Morfologia: la S. occupa la porzione occidentale dello scudo baltico ed è costituita da terreni di origine precambriana e paleozoica. Il territorio è formato in gran parte da rilievi e può essere diviso in quattro grandi regioni naturali. 1) Il Norrland (Paese del Nord) è costituito, procedendo da Ovest a Est, dalla parte orientale delle Alpi scandinave, che comprende cime superiori ai 2.000 m come il Kebnekaise (2.123) m e il Sarektjåkko (2.090 m), inserito in un imponente parco naturale; da una fascia di origine alluvionale che corre lungo la costa del Golfo di Botnia; da una fascia di pianure e bassopiani alternati, frutto dell'azione erosiva dei ghiacciai. Il territorio montuoso è interrotto da valli glaciali percorse da fiumi che sorgono dai numerosi laghi e si gettano nel mare dopo aver attraversato un altopiano morenico, la cui altezza massima è di 450 m s/m. 2) Lo Svealand (Paese degli Svear) si estende tra il Mar Baltico e lo Skagerrak ed è costituito da pianure prevalentemente ricoperte di foreste di latifoglie, solo in qualche punto adatte alla coltivazione. Le pianure sono interrotte da depressioni che ospitano i laghi da cui sorgono i numerosi fiumi della regione, le cui acque abbondanti alimentano l'industria elettrica e il traffico commerciale. 3) Lo Småland si estende dalla riva meridionale del Lago Vätten fino quasi al mare ed è costituito da un altopiano che raggiunge l'altezza massima di 342 m nel Tomtabacken. È ricco di fiumi e di laghi. 4) Lo Skåne (Scania) si estende dallo Småland fino al mare ed è costituito da bassi rilievi alternati a pianure. La costa è estremamente frastagliata e presenta molte baie strette e profonde, denominate fiordi. È la regione più popolata e coltivata del Paese grazie al clima particolarmente favorevole. Lo Småland e lo Skåne costituiscono il Götland (Terra dei Goti). ║ Clima: a causa della sua notevole estensione longitudinale, la S. presenta climi differenti. Le estati sono fresche con temperature medie che variano dagli 11° C del Nord ai 19° C del Sud. L'inverno è particolarmente rigido nelle regioni interne e lungo le coste del Mar Baltico, mentre a Sud la corrente del golfo mitiga le temperature, rendendo il clima più continentale. Le temperature medie oscillano tra i -5° C del Golfo di Botnia e i -16° C del Norrland, ma possono raggiungere le punte estreme di -30/40° C. Le precipitazioni, presenti soprattutto ad agosto e a settembre, sono abbondanti sul versante alpino, diminuiscono in direzione Est e Nord e sono piuttosto scarse all'interno. Si manifestano prevalentemente sotto forma di neve, che nelle regioni del Nord resta al suolo anche per otto mesi, mentre al Sud permane per un mese circa. La media annua si aggira intorno ai 620 mm al Sud, 550 mm intorno a Stoccolma e 380 mm al Nord. Nonostante le precipitazioni non siano consistenti, la vegetazione cresce in abbondanza, spingendosi fino ad alte latitudini, favorita dalla scarsa evaporazione e dalla lunghezza del giorno che oltre il Circolo Polare dura dal 26 maggio al 18 luglio; in estate nella regione di Stoccolma vi sono 22 ore di luce e nella Scania 17. ║ Idrografia: la S. è percorsa da un elevatissimo numero di corsi d'acqua dal regime irregolare, il cui cammino verso il mare segue la direzione Nord-Ovest o Sud-Est ed è interrotta da numerose cascate e rapide. Quasi tutti i fiumi svedesi sorgono da un lago o ne sono tributari. Il periodo di maggior abbondanza di acqua è la primavera, per lo scioglimento dei ghiacciai, e l'autunno in conseguenza delle precipitazioni estive. Il fiume principale del Paese è il Göta, che forma le cascate di Trollhättan e sfocia nel Kattegat. L'8% del territorio svedese è occupato da laghi di grandi, medie e piccole dimensioni tra cui i principali sono il Mälaren (1.140 kmq), il Vättern (1.912 kmq) e il Vänern (5.585 kmq). ║ Flora e fauna: la vegetazione presenta una notevole varietà a seconda della latitudine. Superata la zona alpina si incontrano foreste di betulle nane, muschi e licheni; seguono poi la tundra, la taiga e la foresta di latifoglie. La taiga copre quasi tutta la parte settentrionale del Paese, i Monti dello Småland e gran parte del Norrland, dove è interrotta da torbiere e paludi. È costituita essenzialmente da abeti norvegesi e pini silvestri, a cui si aggiungono in alcuni casi betulle e latifoglie. La fauna è caratterizzata dalla presenza di orsi, linci e lupi, considerati specie protette, a cui si affiancano alci, tassi, volpi, lontre e caprioli per i quali è ammessa la caccia. Nella parte più settentrionale del Paese vivono le renne. Il castoro, la lepre, il daino e il coniglio selvatico sono stati introdotti in S. per favorire l'attività venatoria. Le acque dei fiumi e dei laghi ospitano salmoni, trote, lucci e gamberi.
Cartina della Svezia


ECONOMIA

La S. è uno dei Paesi più sviluppati e industrializzati dell'Occidente, con un reddito pro capite tra i più alti del mondo. Paese dedito solo all'agricoltura e alla pesca fino al XIX sec., decollò economicamente nei primi decenni del XX sec., e in maniera ancora più massiccia tra il secondo dopoguerra e gli anni Settanta, grazie a un forte incremento dell'industrializzazione, alla creazione di centrali elettriche, alla costruzione di ferrovie e alla modernizzazione dell'industria siderurgica, alimentata dalle abbondanti riserve di ferro. Superata la crisi che colpì l'economia mondiale negli anni Settanta, dagli anni Ottanta la S. conobbe un nuovo periodo di crescita economica, sostenuta anche da un Governo che è intervenuto spesso a favore dei settori in crisi. Oggi l'economia svedese ha assunto un carattere nettamente terziario: i due terzi dei lavoratori sono impiegati in questo settore. ║ Agricoltura: le difficili condizioni climatiche e la non favorevole conformazione del terreno (solo l'8% del territorio è utilizzato per le coltivazioni e l'allevamento) hanno progressivamente determinato profondi cambiamenti nella struttura del settore primario svedese che, a partire dagli anni Settanta del XX sec., ha subito trasformazioni che hanno portato all'aumento delle dimensioni medie delle aziende e alla meccanizzazione su larga scala; ciò ha comportato una forte riduzione del numero degli addetti (si calcola infatti che l'agricoltura occupi il 3,5% della popolazione attiva). L'uso di macchinari e di tecnologie avanzate consente però una produzione più che soddisfacente di cereali (frumento, orzo, avena, segale), barbabietole da zucchero, patate e, in minor misura, di ortaggi (fagioli, cipolle, piselli, pomodori) e frutta (mele, pere, prugne). Una voce importante del settore primario è rappresentata dalla silvicoltura, che si avvale dell'enorme patrimonio boschivo del Paese. La S., infatti, è una delle maggiori produttrici di legname del continente ed è favorita dalla relativamente breve distanza (al massimo 200 km) che separa le foreste dalla costa e quindi dai porti commerciali ai quali il legno arriva tramite fluitazione. ║ Allevamento: la scarsità dei pascoli dovuta alla conformazione del territorio non costituisce un ostacolo significativo per l'allevamento del bestiame, che viene praticato con metodi moderni. Oltre a bovini, ovini, suini ed equini, la S. alleva con profitto animali da pelliccia (in particolare volpi e visoni) e renne. L'attività pastorale alimenta le industrie casearie e conserviere, che producono soprattutto burro e formaggio. ║ Pesca: la produzione ittica si avvale di attrezzature all'avanguardia e può contare sull'abbondanza di aringhe e merluzzi presenti nelle acque del Paese. La pesca del salmone, un tempo assai abbondante, sopravvive oggi grazie all'allevamento nei vivai. ║ Risorse minerarie: il sottosuolo è ricco di minerali di ferro, i cui giacimenti sono concentrati in Lapponia (miniere di Kiruna, Gällivare, Svappavaara) e nella zona meridionale (miniere di Grängesberg, Stråssa); il ferro, prodotto in grandi quantità, viene in parte lavorato in S. e in parte esportato. Notevoli sono anche le produzioni di zinco, rame, piombo, molibdeno e tungsteno. Priva di petrolio e con scarse riserve di carbone e di torba, la S. è invece ricca di uranio, che viene utilizzato per alimentare due centrali nucleari, fonte principale dell'approvvigionamento elettrico del Paese. La seconda fonte di energia elettrica è costituita dall'enorme patrimonio idrico. ║ Industria: la ricchezza del sottosuolo alimenta una fiorente industria siderurgica, che produce sia acciai speciali sia acciaio comune; ad essa si affiancano le industrie meccaniche (soprattutto delle autovetture), chimiche e dei derivati chimici (plastica, fertilizzanti, esplosivi), elettroniche ed elettromeccaniche (cuscinetti a sfera), alimentari e della lavorazione del vetro (materia che però viene importata). Assai fiorente è inoltre l'industria del legno, che dà vita a numerose segherie e produce forti quantitativi di cellulosa, pasta di legno, carta e zolfanelli. ║ Commercio: gli scambi commerciali rappresentano una voce molto importante dell'economia svedese, che registra da decenni un saldo commerciale attivo. L'esportazione riguarda soprattutto macchinari, autoveicoli, carta, fiammiferi e alcune materie prime come il ferro, il legno, gli acciai speciali, ed è diretta soprattutto verso Germania, Norvegia, Danimarca, Paesi Bassi, Francia e Stati Uniti. L'importazione riguarda materie prime (carbone, olio, petrolio, sale, lana, cotone) e alcuni generi alimentari (frutta). Il turismo rappresenta una voce importante dell'economia del Paese e registra soprattutto l'ingresso di turisti attratti dal fenomeno del "sole a mezzanotte", che si manifesta al di là del Circolo polare. ║ Vie di comunicazione: le reti stradale e ferroviaria sono ben sviluppate. Gli aeroporti principali sono quelli di Arlanda (Stoccolma), Landvetter (Göteborg), Sturup (Malmö), gestiti dalla compagnia di bandiera SAS (Scandinavian Airlines System); svolgono sia traffico nazionale sia internazionale. Molto attivi anche i porti che svolgono un ruolo commerciale; i principali sono quelli di Göteborg, Luleå, Stoccolma, Malmö, Hälsingborg.

STORIA

Abitata da popolazioni di diversa origine (Skridfinni, Gauti e Svioni) la S. divenne presto un forte Stato centralizzato e, sotto i Vichinghi (secc. VII-X), svolse un'intensa attività mercantile e piratesca. Tribù svedesi, emigrate in Finlandia e in Russia, fondarono importanti centri commerciali, aprendo la grande via commerciale che univa il Baltico a Bisanzio e costituendo il primo nucleo dello Stato russo. Verso il VI sec., gli Svioni, di origine germanica, raggiunsero il predominio sottomettendo il Vatergötland, la regione abitata dai Gauti; fu in tal modo raggiunta una prima imperfetta unificazione del Paese, formato da piccoli Regni indipendenti, spesso in lotta tra loro. L'intensa attività mercantile e piratesca, sviluppatasi sotto i Vichinghi, rappresentò un importante fattore di unificazione e pose fine alle lotte fra le varie tribù. All'inizio dell'XI sec., col decadere dell'attività commerciale verso Oriente, si fecero più stretti i legami con l'Europa occidentale e, sotto il dominio del re danese Canuto il Grande, cominciò a diffondersi il Cristianesimo. Non fu tuttavia facile sradicare l'antica religione pagana, che era stata un importante fattore di unificazione nazionale. Il grande tempio pagano di Uppsala, punto di incontro di tutte le tribù, venne trasformato in un grande tempio cristiano, che avrebbe dovuto costituire a sua volta un centro di coesione. Morto re Canuto, si ricrearono però le antiche divisioni territoriali e tribali, ricomposte sotto la dinastia dei Folkungar. Essa esercitò dapprima il potere indirettamente, attraverso gli jarl (in origine, condottieri della flotta, poi responsabili della politica del Regno), e in seguito direttamente, con l'ascesa al trono, nel 1250, di Valdemaro. Le assemblee popolari locali (ting) conservarono un'estesa autonomia, limitando notevolmente il potere regio. La dinastia dei Folkungar conservò la Corona per un secolo, durante il quale si succedettero, dopo Valdemaro, Magnus Ladulas, Birger Magnusson, Magnus Eriksson, Erik Magnusson, attraverso un intricato groviglio di lotte familiari, di cui approfittò l'aristocrazia per accrescere la propria influenza, sinché nel 1363 fu proclamato re Alberto di Meclemburgo. Egli perdette tuttavia presto l'appoggio dei nobili che chiesero aiuto alla reggente di Danimarca e Norvegia, Margherita, vedova di re Haakon VI, figlio minore di Magnus Eriksson. In tal modo la S. entrò nell'orbita danese; nel 1397 il Trattato di Kalmar sancì l'unione di Danimarca, Norvegia e Svezia (Unione di Kalmar). Essi rimasero tuttavia tre Regni distinti, retti ciascuno da una propria Costituzione e da proprie leggi, sotto la comune sovranità di Erik di Pomerania, nipote di Margherita. Le spinte centrifughe, alimentate dalla nobiltà antiunionista e da rivolte popolari, crearono nel corso del secolo successivo profonde tensioni e lacerazioni interne. Si ebbero numerose insurrezioni che portarono alla temporanea istituzione di Governi e di Monarchie nazionali, sinché nel 1520 ebbe inizio la riscossa nazionale. A provocarla fu lo stesso Cristiano II di Danimarca che cercò di assoggettare nuovamente il Paese con la forza. Presa Stoccolma, egli eliminò i più accesi nazionalisti, mandando a morte un centinaio di persone. Questo atto, passato alla storia come il "bagno di sangue di Stoccolma", segnò la fine del dominio danese. Approfittando della rivolta popolare antidanese, scoppiata nella Dalecarlia, l'aristocratico Gustavo Vasa, discendente dall'antica dinastia regnante dei Folkungar (suo padre e vari suoi parenti furono vittime del "bagno di sangue"), si pose alla testa dei rivoltosi e iniziò una guerra di liberazione che portò all'indipendenza della S. di cui fu proclamato prima reggente (agosto 1521), poi re (giugno 1523), col nome di Gustavo I. Abbracciato il Luteranesimo, confiscò i beni del clero, possessore di circa due terzi della terra, ridimensionò i poteri della nobiltà e gettò le basi di uno Stato economicamente e politicamente molto forte che consolidò nel corso del suo Regno (1523-60). Liberata la S. e gli altri Stati nordici dalla sudditanza economica verso Lubecca, la città che capeggiava la lega anseatica e che sino allora aveva imposto alla S. un vero e proprio vassallaggio, egli si preoccupò di impedire che alla sua morte insorgessero controversie per la successione, facendo proclamare l'ereditarietà della Monarchia, secondo il diritto di primogenitura. Ciò non bastò a evitare una dura lotta tra i suoi figli, sinché il primogenito, Erik XIV, che aveva dato segni di squilibrio mentale, venne detronizzato (1568) dal secondogenito Giovanni III. Questi aveva sposato la cattolica polacca Caterina Jagellone e sotto l'influenza della moglie si pronunciò a favore di una restaurazione cattolica. Alla sua morte (1592) gli succedette il figlio Sigismondo che, nel 1587, era divenuto re di Polonia. Di fatto, egli non assunse mai il potere effettivo in S., dove si nutriva una notevole diffidenza verso il suo Cattolicesimo. Dapprima dovette cedere la reggenza allo zio Carlo di Sudermania, ultimo dei figli di Gustavo Vasa, poi affidare il Governo a un Consiglio provvisorio della Corona, che lo dichiarò destituito (1599), riconoscendo re Carlo (Carlo IX) che egli tentò invano di spodestare, intraprendendo una lunga guerra contro la S. Sigismondo continuò a rivendicare i diritti sul trono svedese anche dopo la morte di Carlo IX, al quale era succeduto nel 1611 il figlio Gustavo II Adolfo. Nonostante la giovane età, Gustavo II riuscì a fronteggiare Polonia e Danimarca, affermandosi come uno dei più grandi sovrani della S. sia in campo militare sia politico, come dimostrarono le numerose vittorie contro i nemici esterni e le riforme politico-amministrative attuate all'interno del Paese. La sua potenza raggiunse il culmine durante la guerra dei Trent'anni (1618-48), che lo portò a combattere vittoriosamente in Germania e ad assumere la direzione del Protestantesimo tedesco, tanto da aspirare alla Corona imperiale. La sua morte, nella battaglia di Lützen (1632), non segnò il declino della potenza svedese, nonostante egli non avesse lasciato eredi maschi e la successione fosse stata affidata alla figlia minorenne, Cristina, sotto la reggenza del cancelliere Axel Oxenstjerna (nel 1654, Cristina abdicò in favore del cugino Carlo Gustavo, della casa Zweibrücken). La politica espansionistica da lui avviata consentì infatti alla S. di mantenere il predominio sui Paesi baltici e di conservarlo sino al XVIII sec. La decadenza ebbe inizio dopo la morte in battaglia del giovane Carlo XII nel 1718 e fu provocata dalla controversia dinastica che ne seguì. Tra i due pretendenti al trono, Carlo Federico di Holstein-Gottorp e Ulrica Eleonora, rispettivamente nipote e sorella di Carlo XI, venne prescelta quest'ultima che, poco dopo, abdicò a favore del marito Federico, già langravio di Assia-Cassel, mentre la Dieta (Riksdag) assumeva il potere supremo dello Stato. Alla decadenza del Paese contribuirono, inoltre, le lotte tra l'aristrocazia agraria e la nascente borghesia, facenti capo, rispettivamente, al Partito dei Cappelli (hattar), favorevole alla casa d'Assia-Cassel, e al Partito dei Berretti (mössor), favorevole alla casa Holstein-Gottorp, che ascese al trono nel 1751 con Adolfo Federico, cugino del defunto pretendente. Indebolita da queste lotte e dalle controversie dinastiche, la S. dovette infine soccombere di fronte agli attacchi della coalizione russo-polacco-danese e cedere pressoché tutti i possedimenti sull'altra sponda del Baltico. Sotto il dispotismo illuminato di Gustavo III (1772-92), i poteri della Dieta vennero notevolmente ridotti e furono operate riforme amministrative e giudiziarie. Fu abolita la tortura e dato un nuovo impulso all'economia del Paese, attraverso il miglioramento dell'agricoltura e l'incremento dell'attività industriale e peschereccia. L'antica potenza militare della S. era però ormai definitivamente tramontata e vani furono i tentativi intrapresi contro la Russia da Gustavo III e da suo figlio e successore Gustavo IV Adolfo. Coinvolta nelle guerre antinapoleoniche (1805-07), perdette i superstiti possedimenti, compresa la Finlandia che venne ceduta alla Russia nel 1808 (Trattato di Tilsit). Notevoli furono le ripercussioni interne: nel marzo 1809 Gustavo Adolfo venne deposto da un colpo di Stato militare e la Dieta chiamò a succedergli suo zio Carlo, che dovette concedere una nuova Costituzione. Non essendo Carlo XIII in grado di assicurare al trono un erede legittimo, la Dieta scelse come successore il maresciallo francese Bernadotte (1810), col proposito di assicurare alla S. una posizione più favorevole nell'Impero napoleonico. Nel 1812 Bernadotte, che nel frattempo come principe ereditario aveva assunto il nome di Carlo Giovanni e la direzione effettiva della politica svedese, aderì alla coalizione antinapoleonica ed ebbe una parte di primo piano nella campagna che portò al crollo di Napoleone, assicurando alla S. il possesso della Norvegia che, nel 1814, venne riconosciuta Regno indipendente in unione con la S. Salito al trono nel 1818 col nome di Carlo XIV, l'ex maresciallo Bernadotte regnò sino al 1844, garantendo al Paese un lungo periodo di pace e gettando le basi di quella politica di neutralità, destinata a caratterizzare la successiva storia svedese. Fallito il tentativo di estendere alla Norvegia il sistema di governo svedese, nel 1830 egli rinunciò definitivamente al tentativo di modificare la Costituzione norvegese, consentendo che la Norvegia si governasse praticamente da sé, pur rimanendo all'interno dell'unione con la S. Nel 1840 il Governo venne liberalizzato e, nei decenni successivi, sotto i Regni illuminati di Oscar I (1844-59) e di Carlo XV (1859-72) il Paese, sino allora retto da un'economia prevalentemente agricola e da strutture socio-politiche semifeudali, compì un'autentica rivoluzione industriale e sociale. Nel 1857 venne adottata una politica di libero scambio, nel 1866 fu istituito un regime parlamentare e abolito l'antiquato sistema della divisione in quattro "stati": nobiltà, clero, borghesia, contadini, rappresentati da quattro Camere distinte, così da escludere dal potere non solo le classi lavoratrici, ma anche gran parte del ceto medio. Benché anche con l'istituzione del sistema parlamentare il diritto di voto rimanesse limitato e regolato sulla base della proprietà e del reddito, ebbe inizio un graduale processo di democratizzazione che consentì ai rappresentanti delle classi lavoratrici di organizzarsi e di condurre fuori dal Parlamento la lotta in favore delle riforme, in stretta collaborazione con i radicali borghesi che rappresentavano l'elemento direttivo nell'agitazione per la riforma del sistema elettorale. Nel 1905 fu posto fine alla difficile unione con la Norvegia e re Oscar II rinunciò alla Corona norvegese assunta da Haakon VII, appartenente alla casa regnante di Danimarca. Il processo di democratizzazione si intensificò dopo l'ascesa al trono di Gustavo V (1907-50), attraverso l'introduzione del suffragio universale maschile nel 1909 e l'assunzione nel 1917 di responsabilità di governo da parte dei socialdemocratici, in coalizione coi liberali. Il periodo relativamente breve intercorso tra la fondazione del Partito socialdemocratico svedese e il suo passaggio dall'opposizione a incarichi di governo ne accentuarono l'originaria impronta riformistica, e antidottrinaria, trasformandolo presto nel prototipo di democrazia sociale e di welfare state (Stato assistenziale). La costituzione di un movimento socialista in S. fu infatti piuttosto ritardata rispetto agli altri Paesi europei e al tempo della Prima Internazionale non vi erano stati in S. ancora fermenti socialisti, anche perché sino al decennio 1870-80 non vi era ancora stato praticamente sviluppo industriale e l'antico sistema medioevale delle gilde (corporazioni) era durato sino al 1864. Le prime organizzazioni sindacali si costituirono solo negli anni Ottanta, contemporaneamente alla formazione di un movimento socialista capeggiato dal sarto August Palm, ritornato in S. dalla Germania nel 1881. L'attività propagandistica di Palm, affiancato da Ferdinand Danielsson e Hjalmar Branting, portò alla fondazione del partito socialdemocratico nel 1889. Nel 1896, Branting fu eletto deputato al Parlamento e l'anno seguente il Partito adottò una linea programmatica che traeva ispirazione del Programma di Erfurt del Partito socialdemocratico tedesco. Nel 1893 i socialdemocratici si erano uniti ai radicali costituendo un movimento a favore del suffragio universale maschile, introdotto nel 1909. Le prime elezioni con questo sistema democratico si ebbero nel 1911 e il Partito socialdemocratico, nonostante la grave crisi dopo la sconfitta subita in seguito al fallimento dello sciopero generale del 1909 (durato più di un mese) che aveva comportato una sensibile diminuzione del numero dei propri iscritti (da 112.000 a 55.000), raddoppiò la propria rappresentanza parlamentare, conquistando 64 seggi contro i 101 dei liberali e i 65 dei partiti di destra. Si costituì un Governo liberale presieduto da Karl Staff, che attuò alcune misure di legislazione sociale, ma che si trovò coinvolto in un'aspra polemica sul problema degli armamenti, attaccato dalle destre che nelle elezioni del 1914 riuscirono a sottrarre molti voti ai liberali, mentre i socialdemocratici miglioravano le loro posizioni, conquistando 73 seggi, contro i 71 dei liberali e gli 86 dei partiti di destra. Il Governo allo scoppio della prima guerra mondiale, di fronte alla profonda divisione del Paese (la destra era in maggioranza favorevole ai Tedeschi e la sinistra agli Alleati), decretò la neutralità della S. Dopo le elezioni del 1917 si costituì un Governo presieduto dal liberale Nils Edén e il leader socialista Branting, insieme con altri tre socialdemocratici, entrò a farne parte. Nel frattempo dal partito si era staccata l'ala sinistra che aveva dato vita a una nuova formazione, nucleo costitutivo del Partito comunista svedese che, nelle elezioni del 1917 ottenne 12 seggi, contro gli 86 dei socialdemocratici. Il Governo liberal-socialista portò a termine la riforma elettorale, concedendo il voto alle donne e istituendo il suffragio universale per l'elezione anche della Camera Alta. Nel 1920 Branting diede vita al primo Governo socialista di minoranza, rimasto in vita alcuni mesi, e dopo le elezioni del 1921 costituì un secondo nuovo ministero socialista di minoranza, appoggiato dai liberali. Scontratosi con la maggioranza parlamentare sul problema dell'assistenza ai disoccupati, Branting si dimise nel 1923 e, dopo una parentesi conservatrice, ricostituì un Governo di minoranza nel 1924. Morto Branting (1925), la leadership fu assunta da Richard Sandler. Il Governo socialdemocratico cadde nel giugno 1926 e nelle elezioni del 1928 i socialisti subirono una notevole flessione, scendendo da 105 a 90 seggi, mentre i comunisti del Partito operaio raddoppiavano la loro rappresentanza parlamentare, passando da quattro a otto seggi. Si costituì un Governo conservatore di minoranza che non mancò di creare malcontento, consentendo ai socialdemocratici di riconquistare nelle elezioni del 1932 le posizioni perdute e di costituire un Governo presieduto da Per Albin Hansson, mentre la crisi economica mondiale raggiungeva il suo punto culminante. Ebbe così inizio un lungo periodo di ininterrotto governo socialdemocratico durante il quale venne attuata una serie di riforme politiche e sociali che posero la S. all'avanguardia nel campo della sicurezza sociale e nella diffusione del benessere, mentre l'Europa stava per essere travolta dalla guerra. La strada imboccata era una via di mezzo tra il Socialismo e il capitalismo, sulla base di ampie misure di sicurezza sociale e di tassazione progressiva, facilitate dal fatto che si trattava di un Paese in cui i ricchi non erano molti e la povertà assoluta era pressoché sconosciuta. Quando nel 1939 scoppiò la seconda guerra mondiale, il Governo presieduto da P.A. Hansson venne riconosciuto come coalizione nazionale e furono prese misure tendenti a salvaguardare la neutralità del Paese, pur dovendo fare notevoli concessioni alla Germania, soprattutto dopo l'invasione tedesca della Norvegia e della Danimarca. Alle elezioni politiche del 1940 i socialdemocratici migliorarono le loro posizioni, ottenendo la maggioranza assoluta dei seggi in Parlamento. Morto Hansson nel 1946, la leadership del partito e del Governo venne assunta da Tage Erlander che non modificò la linea riformista, contraria a ogni antagonismo di classe, del suo predecessore. Questa politica cauta e gradualistica finì tuttavia negli anni seguenti con l'esporre il partito e il Governo al logoramento che colpì in generale le socialdemocrazie nordiche, tanto da indurre i commentatori politici a prevedere, dopo l'insuccesso nelle elezioni amministrative del settembre 1966 (42,8% dei voti), una crisi simile a quella che aveva già colpito i partiti laburisti norvegese e danese. Contrariamente a ogni previsione, nelle elezioni politiche del 1968, il Partito socialdemocratico migliorò le proprie posizioni, conquistando la maggioranza assoluta, a danno dell'opposizione di centro-destra, in particolare dei liberali, e anche a danno del Partito comunista che dimezzò i propri voti, nonostante lo sforzo di rinnovamento compiuto negli anni precedenti. Il successo confermò la validità di una politica che era riuscita a evitare il pericolo di un'incisiva contestazione da sinistra, impegnandosi in uno sforzo di rinnovamento. Inoltre i nuovi dirigenti del partito sembrarono intenzionati a imprimere una spinta più decisamente progressista e neutralista alla politica estera svedese che non mancò di creare tensioni col Governo degli Stati Uniti, soprattutto per l'atteggiamento di severa condanna della politica vietnamita. La svolta avvenne ufficialmente con il ritiro di Tage Erlander, primo ministro dal 1946, sostituito dal giovane Olaf Palme, interprete di un Socialismo "impegnato", particolarmente attento ai problemi del Terzo Mondo. Nel 1970 si tennero nuove elezioni per designare i deputati al nuovo Parlamento unicamerale, il primo della storia svedese, composto da 350 membri. Pur perdendo la maggioranza assoluta, il Partito socialdemocratico ottenne una buona affermazione (46,4%); le sue perdite andarono a vantaggio del Partito comunista (4,5%), che ottenne 17 seggi. La posizione di equilibrio tra i due blocchi di centro-destra e di sinistra venne riaffermata dalle elezioni del settembre 1973: 156 seggi (43,6%) ai socialdemocratici, 19 seggi (5,4%) ai comunisti; 90 seggi (24,9%) al Partito di centro, 51 seggi (14,2%) ai conservatori, 34 seggi (9,4%) ai liberali. Nel 1974 venne approvata la nuova Costituzione (quella precedente risaliva al 1809) che, pur conservando la Monarchia, ne riduceva notevolmente le prerogative, per cui il sovrano (nel settembre 1973 Carlo XVI Gustavo era succeduto al nonno Gustavo VI Adolfo) divenne una figura puramente simbolica. Si trattò di un'innovazione formale, rispetto al più vasto programma di riforme in gestazione, approvato nel 1975 dal XXVI Congresso del Partito socialdemocratico e indicato come "democrazia economica". Nel giugno 1976 il Parlamento approvò una legge sulla cogestione, primo passo verso la progettata "transizione pacifica al Socialismo". L'avvio della fase democratico-economica, attraverso l'acquisizione graduale della proprietà azionaria delle imprese industriali (per il 90% private), si dimostrò insufficiente a frenare il processo di erosione elettorale del Partito socialdemocratico e contribuì ad accelerarlo, data la ferma opposizione dei ceti dominanti, forti dell'appoggio di una numerosa piccola borghesia, restia a far proprio il programma di riforme economiche proposto dai socialdemocratici, sconfitti nelle elezioni del 1976. Contro i 180 seggi conquistati dallo schieramento "borghese", il Partito socialdemocratico conquistò 152 seggi, trovandosi impossibilitato a costituire un nuovo Governo, con l'appoggio esterno del Partito comunista, passato da 19 a 17 seggi. Ne conseguì la costituzione di un Governo di centro-destra, presieduto da Thorbjorn Fälldin, leader del Partito di centro (ex agrario), che ottenne il 24,1% dei voti e 86 seggi, e comprendente il Partito liberale (39 seggi) e il Partito moderato (ex conservatore, 55 seggi). Le divergenze interne alla coalizione di Governo, soprattutto sul problema dell'energia nucleare, portarono alle dimissioni del primo ministro Fälldin, contrario alla costruzione di nuove centrali elettronucleari, sostituito nel novembre 1978 da Ola Ullsten, leader del Partito liberale. Nelle elezioni del 1979 la sinistra migliorò complessivamente le proprie posizioni, ottenendo 174 seggi, uno in meno di quelli ottenuti dalla coalizione di destra che poté costituire un nuovo Governo, presieduto da Fälldin. Il mancato accordo sull'energia nucleare portò a un referendum, tenutosi il 23 marzo 1980, in cui il 58,1% degli elettori si espresse a favore dell'attivazione di quattro nuovi reattori. Nei mesi seguenti, comunque, il Governo venne a trovarsi in serie difficoltà, per l'aggravarsi della situazione occupazionale e sindacale (nel maggio 1980 fu indetto uno sciopero a tempo indeterminato, al quale gli industriali risposero con una serrata di dieci giorni) e per i dissensi interni alla coalizione, incalzata dall'opposizione di sinistra. Nel maggio 1981, si aprì una crisi di Governo, risoltasi con il ricompattamento della coalizione presieduta da Fälldin. Questa precaria situazione, contraddistinta soprattutto dal fallimento di una politica economica che avrebbe dovuto essere invece propulsiva, si trascinò sino alle elezioni del 1982, conclusesi con la vittoria del Partito socialdemocratico, appoggiato da quello comunista, e l'affermazione personale di O. Palme. Ritornato a capo del Governo, egli si impegnò immediatamente ad attuare il proprio programma elettorale (giustizia sociale), a cominciare dall'abolizione di tutti i tagli apportati dal Governo di centro-destra al welfare state: cancellazione dei provvedimenti che avevano portato da una a tre le giornate non retribuite ai lavoratori assenti per malattia, al ridimensionamento delle sovvenzioni statali per la costruzione e la gestione di asili nido, alla riduzione della scala mobile per i pensionati, ecc. Contemporaneamente, si procedette all'aumento dei sussidi di disoccupazione e venne riproposto il piano economico lanciato nel 1975, soprattutto per la parte riguardante i "fondi dei lavoratori", costituiti prelevando una parte dei profitti delle aziende e una quota dei salari, gestiti direttamente dai sindacati e destinati a essere investiti in attività produttive, attraverso l'acquisto di azioni di società private, col proposito di acquisirne gradualmente la maggioranza. Con questo progetto, i conservatori promossero manifestazioni di protesta, senza tuttavia riuscire a impedire l'approvazione della legge sull'istituzione dei fondi di investimento, operativa dal gennaio 1984. Il programma di socializzazione del settore economico accentuò una linea di tendenza non condivisa da gran parte della popolazione, insofferente del controllo esercitato da una gigantesca macchina burocratica che, dovendo assistere il cittadino svedese "dalla nascita alla tomba", esercitava un controllo opprimente sulla vita privata dei singoli, assorbendo inoltre una percentuale dei redditi personali dal 50% all'85%. In politica internazionale, tenendo fede alla transizione di neutralità della S. e al suo storico impegno per la difesa della pace e per il disarmo, il ministro Palme si propose come punto di riferimento per il movimento pacifista internazionale, trovandosi però contemporaneamente nella necessità di dover fronteggiare i problemi di difesa militare del Paese conseguenti alle sempre più frequenti incursioni di sommergibili sovietici nelle acque territoriali svedesi. Il 1° marzo 1986 Palme venne ucciso in un attentato terroristico, nel quale si sospettò fossero coinvolti organismi internazionali. Il premier fu sostituito alla guida del Governo dal socialdemocratico Ingvar Carlson. Nel 1987 il capo della polizia di Stoccolma Hans Holmer venne esonerato dall'inchiesta sull'assassinio di Palme, mentre il Parlamento approvò una mozione di biasimo nei confronti del ministro dell'agricoltura Mats Hellström, già ministro del Commercio estero nel Governo presieduto da Palme. L'uomo politico fu accusato di essere coinvolto in un oscuro traffico di armi con l'Indonesia, nel quale erano implicate anche le fabbriche Bofors del gruppo Nobel. Nel maggio si dimise anche il ministro della Giustizia Sten Wickbom, in seguito alla fuga di un ex ufficiale dei servizi segreti condannato all'ergastolo per spionaggio in favore dell'Unione Sovietica. Nel 1988 venne raggiunto un accordo con l'Unione Sovietica per la spartizione dei diritti di sfruttamento dello specchio d'acqua compreso tra l'Isola di Gotland e il litorale baltico. Nel giugno si dimise il nuovo ministro della Giustizia Anna Greta Leijon, accusata di aver creato un "gruppo parallelo" per indagare sull'omicidio Palme. Nello stesso mese il Parlamento approvò il progetto per lo smantellamento delle 11 centrali nucleari operanti nel Paese. Gli anni Novanta si aprirono per la S. con una pesante recessione economica, le cui ripercussioni pesarono sulle elezioni del 1991 che videro la sconfitta dei socialdemocratici e la vittoria di una coalizione formata dai liberali, dai centristi e dal Partito cristiano-democratico. Carl Bildt fu nominato primo ministro e si pose alla guida di un Governo il cui programma politico era incentrato sulla privatizzazione di molte imprese statali, sulla riduzione delle tasse e sui tagli alle spese sociali. La politica delle forze conservatrici non fu però premiata né dai risultati né dall'elettorato: nel 1994, alle elezioni per il rinnovo del Parlamento, le forze di Governo ottennero 158 seggi contro i 170 precedenti, mentre i socialdemocratici passarono da 138 a 161. Nell'ottobre dello stesso anno Carlson ricevette l'incarico di formare un nuovo Governo di minoranza impostando una politica di grande rigore e severità in campo fiscale; dimessosi nel 1996, venne sostituito da Goran Persson. Nello stesso anno la S. entrò ufficialmente nell'Unione europea, dando seguito alla volontà popolare che si era espressa in tal senso nel referendum indetto nel 1994. Le elezioni legislative del 1998 decretarono un nuovo cambiamento di fronte nelle preferenze dell'elettorato: i socialdemocratici, pur rimanendo il primo partito con il 36,5% delle preferenze, persero diversi seggi mentre i cristiano-democratici ottennero un consistente aumento di voti. Viste le notevoli discrepanze con il programma del Partito della sinistra, uscito assai rinforzato dalla consultazione elettorale, il primo ministro Persson optò per la formazione di un Governo di minoranza, ricorrendo di volta in volta alle alleanze necessarie per realizzare i vari progetti politici, tra cui l'entrata della S. nella moneta unica europea, sin dalla prima fase prevista per il 1999. Tuttavia, pur avendo rispettato i criteri imposti dal trattato di Maastricht, la S. non aderì all'Unione monetaria europea. Il 1° gennaio 2001 la S. assunse per la prima volta la presidenza di turno dell'Ue. Nel mese di giugno Göteborg ospitò il vertice dei capi di Stato e di Governo dell'Ue, durante il quale si verificarono violenti scontri tra gli attivisti antiglobalizzazione e la polizia. Nelle elezioni legislative del settembre 2002, caratterizzate da una bassissima affluenza alle urne, la coalizione uscente, guidata dal socialdemocratico Persson, venne riconfermata, a maggioranza assoluta, per la terza volta. Nel settembre 2003 il Paese fu chiamato a votare un referendum in cui si chiedeva alla popolazione di esprimersi a favore o contro l'adozione della moneta unica europea. Nonostante una vigilia choccante, turbata dall'assassinio del ministro degli Esteri Anna Lindh, fervente sostenitrice dell'euro, prevalsero nettamente i contrari alla moneta unica. Dopo 65 anni (di cui 12 consecutivi) di governo socialdemocratico, durante i quali era stato creato uno Stato assistenziale modello per tutta Europa, le elezioni legislative del settembre 2006 decretarono la storica vittoria della coalizione di centro-destra, guidata dal leader conservatore Frederik Reinfeldt, nominato capo dell'Esecutivo. La nuova alleanza quadripartitica al Governo inaugurò una fase di riforme economiche (politica di privatizzazioni, soppressione di alcuni monopoli di Stato), pur ribadendo di non voler cancellare il modello sociale svedese, basato su un riuscito intreccio tra Stato previdenziale e capitalismo.

POPOLAZIONE

Il popolo svedese appartiene a una stirpe germanica ma annovera tra sé alcune minoranze etniche tra cui i Finlandesi, che vivono prevalentemente nel Norbotten, e i Lapponi. Questi ultimi, chiamati in svedese Sami, vivono nelle regioni settentrionali al confine con la Finlandia e vanno via via perdendo le abitudini nomadi di allevatori di renne che li hanno sempre contraddistinti, a favore della vita sedentaria in villaggi o piccole città. Nel XIX sec. la S. conobbe ripetuti fenomeni di forte emigrazione, diretta soprattutto verso gli Stati Uniti, arginatisi nel secolo successivo grazie allo sviluppo industriale del Paese. A differenza del passato, quando era un Paese povero ed essenzialmente agricolo, oggi la S. registra una forte concentrazione della popolazione nelle aree urbane, dove la maggioranza dei lavoratori è occupata nel terziario. A causa delle difficoltà poste dal clima, la densità è assai scarsa (2 ab. per kmq) nelle zone interne del Norrland e aumenta (la media nazionale è di 21 ab. per kmq) procedendo via via verso Sud. La concentrazione maggiore si registra lungo le coste del golfo di Botnia, nella fascia dei grandi laghi (dove sorgono ben 9 delle 12 città più grandi del Paese). La crescita demografica, in linea con i Paesi europei, è in lenta ripresa dopo la grossa crisi degli anni Settanta che portò alla crescita zero.

LINGUA

La lingua svedese è di origine germanica e racchiude cinque sistemi dialettali: il norlandese, il dialetto dello Svearike, del Gotarike, lo svedese meridionale e il gotlandese. Lo sviluppo della lingua si svolse in quattro periodi: arcaico, dal IX al XIII sec.; classico, dal XIII al XIV sec.; medio, dal XIV sec. al 1525; moderno, a partire dal 1525. Le prime opere in svedese moderno che dimostrano il compiuto perfezionamento della struttura linguistica svedese sono quelle di O. Petri (1493-1552) e la traduzione del Nuovo Testamento (1526). L'evoluzione successiva della lingua portò alla perdita dell'inflessione (XVIII sec.) e all'espansione del lessico. Esiste ancora una differenza marcata tra la lingua letteraria (risprak) e quella dialettale; tra esse si colloca inoltre la lingua parlata dagli strati colti della popolazione (rikstalsprak), ormai sempre meno usata. Lo svedese è parlato dalla maggioranza della popolazione della S., da una minoranza di Finlandesi e dalle comunità svedesi emigrate negli Stati Uniti.

LETTERATURA

Le prime forme di scrittura in lingua svedese con una struttura autonoma rispetto al comune idioma scandinavo risalgono ai secc. IX-XI e sono costituite da iscrizioni runiche; tra esse vi è la pietra di Gripsholm, sulla quale venne incisa un'epigrafe in lode di un imprecisato Harald. L'inizio di un vero e proprio apparato letterario svedese va però ricondotto all'introduzione del Cristianesimo, che portò con sé le istanze culturali dell'Occidente. Le prime vere forme letterarie profane in lingua svedese furono le raccolte di leggi consuetudinarie approntate a partire dal 1280, anno a cui si fa risalire la redazione della legge del Västergötland. Ad essa seguirono le cronache in rima che riprendevano lo stile del romanzo cavalleresco (Cronaca di Erik, Cronaca di Karl, Cronaca minore in rima, tutte di autore ignoto). In questo periodo la maggiore produzione letteraria fu però quella religiosa, rigorosamente scritta in latino. In latino scrisse Pietro di Dacia (1230-1289) al quale si deve la Vitae benedictae virginis Christi Christinae, e numerosi seguaci di Santa Brigida (al secolo Birgitta Gudmarsson, 1303-1373) che tradussero la Vulgata e trasposero su carta la Regola e le Rivelazioni della santa. Nel monastero di Vadstena, da lei fondato, vissero e scrissero tra gli altri Bernardo di Chiaravalle, Tommaso di Kempis, Enrico di Suso. La poesia popolare trovò invece espressione nelle ballate di argomento epico e nelle canzoni (Folkevisor) che nel XIV sec. vennero trascritte e rielaborate. L'introduzione della Riforma protestante provocò un brusco arresto della crescita culturale svedese. Le istanze umanistiche e rinascimentali vennero offuscate dal dibattito teologico e dagli emergenti sentimenti nazionalisti propugnati dai fratelli J. Magnus (1488-1544) e O. Magnus (1490-1575); rifugiatisi a Parigi, scrissero rispettivamente Historia de omnibus gothorum sueonumque regibus (1544) e Historia de gentibus septentrionalibus (1555). Sulla stessa scia si pose nel secolo successivo O. Rudbeck (1630-1702), autore di Atlantide o La culla dell'umanità (1672-81), opera nella quale propose una fantastica ricostruzione della storia della S. Nel Cinquecento L. Andreae (1470-1552) e O. Petri (1493-1552) curarono la traduzione in svedese della Bibbia che, oltre a essere uno strumento di fede e di predicazione, divenne anche un importante modello letterario. La grande espansione politica di cui fu protagonista la S. nel corso del XVII sec. garantì maggiori contatti e scambi culturali con l'Occidente, determinando una nuova fioritura nel campo delle arti e delle lettere, favorite anche dall'utilizzo della stampa. La volontà dei regnanti di circondarsi di eruditi, scienziati e uomini di lettere contribuì a vivacizzare il dibattito culturale. Per volere della principessa Cristina, figlia di Gustavo Adolfo II, alla corte di S. furono ospitati, tra gli altri, Cartesio e Grozio. La scena culturale fu dominata da una parte da scrittori luterani come H. Spegel (1546-1714) e J. Frese (1690-1729) e dall'altra da scienziati che esposero i propri studi e teorie con un linguaggio che sintetizza sentimentalismo e razionalismo; tra essi vanno ricordati E. Swendeborg (1688-1772) e C. Linneo (1707-1778). La poesia del XVII sec. trovò espressione nelle opere di G. Stiernhielm (1598-1672), L. Wivalius (1605-1669), L. Lucidor (1638-1674), G. Rosenhane (1619-1684), J. Frese (1690-1729). Con il XVIII sec. giunsero anche in S. le idee illuministiche e la cultura francese di cui si fece propugnatore e prosecutore, tra gli altri, O. von Dalin (1708-1763), giornalista e poeta, fondatore del periodico "L'Argo svedese", pubblicato dal 1732 al 1734 e ispirato ai giornali inglesi "Tatler" e "Spectator". La sua opera fu affiancata da quella di poeti, prosatori e filosofi che animarono i salotti culturali e diedero slancio alla produzione letteraria nazionale. Tra essi citiamo: C.A. Ehrensward (1745-1800), H.Ch. Nordenflycht (1718-1763), G.F. Gyllenborg (1731-1808), G.Ph. Creutz (1731-1785), C.M. Bellman (1740-1795). Nel 1786 il re Gustavo II diede vita all'Accademia di Svezia, strutturandola sul modello di quella francese. Gli ideali e lo spirito preromantici e romantici si diffusero in S. grazie alle opere di J.K. Kellegren (1751-1795), A.M. Lenngren (1754-1817), C.G. Leopold (1756-1829), F.M. Franzén (1772-1847). Particolarmente forte fu in S. l'influenza degli scrittori e filosofi tedeschi sulle cui orme si mossero artisti svedesi quali E. Tegnér (1782-1846), E.G. Geijer (1783-1847), P.D. Atterbom (1790-1855); una menzione particolare merita E.J. Stagnelius (V. STAGNELIUS, ERIK JOHAN), considerato il maggior esponente della poesia romantica svedese. Verso la fine del secolo giunsero in S. le istanze naturalistiche che trovarono in A. Strindberg (V. STRINDBERG, JOHAN AUGUST) uno dei maggiori rappresentanti. A lui si ispirarono molti autori della generazione successiva tra i quali ricordiamo A.C. Lefflern (1849-1892), V. Benedictsson (1850-1888), O. Hansson (1860-1925). Il passaggio dal XIX al XX sec. fu caratterizzato da un rinnovato spirito nazionalistico espresso dagli scrittori e dai poeti attraverso il ritorno ai luoghi e alla cultura d'origine, assurti a fonte di ispirazione artistica. Le leggende e i racconti popolari trovarono posto nelle opere di S. Lagerlöf (1858-1940), mentre H. Söderberg (1869-1941) descrisse la tristezza della vita quotidiana così come il poeta B. Bergman (1869-1967). Pur non toccati direttamente dalla prima guerra mondiale, gli intellettuali svedesi si fecero coinvolgere dagli eventi storici che trovarono posto nelle loro riflessioni ed ebbero voce nelle loro opere. Tra essi il più famoso fu il poeta P. Lagerkvist (1891-1974) a cui si affiancarono, tra gli altri, G. Björling (1887-1960), H. Diktonius (1869-1961), E. Södergran (1892-1923). Nel 1929 venne pubblicata l'antologia Fem unga (Cinque giovani) voluta da A. Lundkvist (1906-1991) che promosse in S. il gusto per i giovani autori statunitensi. L'antologia ospitò brani di H. Martinson (1904-1978), H. Gullberg (1989-1961), K. Boye (1900-1941), K.R. Gierow (1904-1982). Gli anni Trenta videro l'affermarsi della letteratura proletaria che ebbe nel già citato Martinson, in V. Moberg (1898-1973) e E. Johnson (1900-1976) i suoi più alti esponenti. Anche la seconda guerra mondiale colpì le coscienze dei letterati svedesi che scrissero sotto l'influsso delle correnti esistenzialiste e delle lezioni di maestri come Kafka, Sartre, Camus, Eliot. In questo periodo si segnalarono in modo particolare K.G. Vennberg (1910–1995) e E. Lindegren (1910-1968). Ad essi si aggiunsero negli anni Quaranta S. Dagerman (1923-1954) e L. Ahlin (1915-1997). Gli anni Cinquanta furono caratterizzati dall'eterogenea produzione di L. Forssell (n. 1928), B. Trotzig (n. 1929), F. Fridell (1904-1985), A. Lindgren (1907-2002), autrice del fortunato libro per ragazzi Vacanze nell'isola dei gabbiani e del personaggio di Pippi Calzelunghe. La letteratura impegnata degli anni Sessanta scelse di raccontare i fatti che sconvolsero in quegli anni Paesi lontani come la Cina, il Vietnam e il Sudafrica e lo fece attraverso i reportage e i racconti di viaggio di scrittori come S. Lindqvist (n. 1932), J. Myrdal (n. 1927), S. Lidman (n. 1923). Gli anni Settanta videro la rinascita del romanzo, che ancora una volta ebbe come contenuto la rivisitazione del passato guardato con occhi nuovi. Tale fu la scelta di S. Delblanc (n. 1931), K. Ekman (n. 1933), P.O. Enquist (n. 1934). Negli anni Ottanta prese piede il filone delle biografie e delle autobiografie, campi nei quali, su tutti, si distinsero rispettivamente O. Lagerkrantz (n. 1911) autore della famosa biografia di Strindberg (1979), e I. Bergman, tra i più famosi registi svedesi, che raccontò sia sulla carta sia sullo schermo la triste e gretta storia della propria famiglia. Contemporaneamente la letteratura svedese si fece carico della realtà grigia e triste delle nuove generazioni, sempre alla ricerca di ideali che li aiutassero a sopravvivere alla noia e all'indifferenza. Nacque così il romanzo sociale di stile documentario di cui furono esponenti H. von Born (n. 1936), B. Ragnerstam (n. 1944), K. Hasselgren (n. 1920). La vita, la morte e l'amore furono i temi che interessarono negli ultimi anni Ottanta e nei primi anni Novanta poeti come E. Brunner (n. 1950), B. Julén (n. 1927), U. Andersson (n. 1938).

ARTE

Le tracce più antiche dell'arte svedese risalgono all'Età del Bronzo e sono costituite da reperti di pitture rupestri, rinvenute nella provincia di Bolsan, nella zona di Norrköping. Verso la fine del periodo delle migrazioni vichinghe furono realizzate numerose pietre figurate o con decorazioni a intreccio o incise da rune, rinvenute in grandi quantità nell'Uppland. Gli scavi hanno riportato alla luce anche numerosi manufatti d'oro di pregevole fattura risalenti ai secc. VI-XI e rinvenuti a Vendel, nell'Uppland, nell'Isola di Gotland e nell'Östergötland. Databili al VI sec. sono anche alcune bildstenar, ovvero stele recanti rilievi e incisioni e decorate con dipinti celebrativi ritrovate nei luoghi di molti insediamenti vichinghi. L'avvento del Cristianesimo nell'XI sec. fece fiorire la costruzione di chiese in legno (stavkyrkor) a base quadrata, erette sul luogo in cui in precedenza sorgevano i templi pagani. Le pareti delle chiese erano decorate con dipinti, come testimoniano alcuni pannelli delle chiese di San Per, di San Olov e di San Lar (erette tra il 1060 e il 1130) conservati nel museo storico di Stoccolma. L'arte romanica in S. trova la sua massima espressione nella cattedrale di Lund, la cui sommità fu ricoperta nel 1234 con delle volte. L'arrivo dei monaci cistercensi alla fine dell'XI sec. introdusse ulteriori elementi stilistici gotici che si ritrovano, per esempio, nell'abbazia di Alvastra, nella regione dell'Östergötland (1185) e nella chiesa di Varnhem. Espressione dell'arte gotica furono inoltre la cattedrale di Strängnäs, di Västeräs, di Stoccolma, di Uppsala e di Linköping. Sull'Isola di Gotland furono costruiti edifici ispirati allo stile sassone della Vestfalia, che trovarono la loro massima espressione nei fonti battesimali delle chiese di Vänge, di Etelhem e di Sånga, e nelle sculture in legno come i crocefissi di Våte e di Hemise, realizzati nei secc. XIII e XIV. Esempi di scultura tardo-gotica si ritrovano nella cattedrale di Uppsala (XIV sec.) e nella chiesa del convento di Valdstena, sul cui modello vennero in seguito erette le chiese dei brigidini. Nel XV sec. le chiese svedesi si arricchirono di statue e altari in legno provenienti da Lubecca e nel XVI sec. da Bruxelles e Anversa. Tra esse particolarmente degne di nota furono le opere di B. Notke, che realizzò la statua di San Giorgio conservata nella chiesa grande di Stoccolma. Tra gli altri grandi scultori dell'epoca va ricordato A. van Düren, che lavorò nel duomo di Linköping a partire dal 1487 e, come architetto, nel castello di Glimmingehus (1499-1507). La provincia dell'Uppland conserva numerose testimonianze della pittura tardo-gotica, a cui si affiancano esempi di affreschi romanici. Dopo l'avvento della Riforma i maggiori committenti d'arte divennero i re e i nobili che promossero la costruzione di castelli, tra cui quelli di Vadstena e di Kalmar, nei quali si riflette l'influsso dello stile rinascimentale tedesco e olandese. In questo periodo spicca l'opera dell'architetto e scultore W. Boy attivo soprattutto a Stoccolma e autore della tomba di Gustavo I Vasa conservata a Uppsala. La pittura del XVI sec. ebbe il suo massimo esponente in A. Lambrecht, le cui opere sono conservate nel castello di Kalmar, mentre la scultura fu appannaggio di artisti stranieri, così come avvenne nel secolo successivo. Il XVII sec. rappresentò un momento di grande rigoglio artistico segnato dalle opere di F. Vinckeboons, S. de la Vallée, C. Döteber, H.J. Kristler, K. Panten e N. Tessin senior e N. Tessin junior, che introdussero in S. il gusto barocco di scuola romana e francese. Nel XVIII sec. operarono importanti pittori come Kraft il Vecchio, L. Pasch il Giovane, C. von Breda, specialisti del ritratto, mentre tra gli scultori il più famoso fu J.T. Sergel. Tra gli architetti ricordiamo K.F. Adelcrantz, J.-L. Desprez e E. Palmstedt. Il XIX sec. costituì per l'arte svedese una parentesi poco felice, caratterizzata dall'opera opaca di artisti che ricalcavano lo stile classico senza raggiungere risultati importanti. Nella seconda metà del secolo però si insinuarono il gusto e lo spirito romantici portati in patria da artisti formatisi, nel gusto e nella tecnica, soprattutto a Parigi, dove i pittori assorbirono le istanze impressioniste. Tra essi ricordiamo N.E. Kreuger, S.R. Bergh, B.A. Liljefors, A. Zorn e K.F. Nordström, uno dei fondatori dell'Associazione degli artisti (1886-1920). Il XX sec. si aprì in S. con le opere di pittori come V. Eggeling (1880-1925), O.G. Carlsund (1897-1948), G. Adrian-Nilson detto GAN, che proposero linguaggi espressivi vicini al movimento surrealista. Tra gli scultori emerse in quegli anni B. Hjorn (1894-1968) le cui opere subirono l'influenza del Cubismo. Dopo il 1945 la vita artistica svedese fu caratterizzata dalle opere degli "immaginisti", che ripresero e portarono avanti le idee dei surrealisti dando vita a un movimento sperimentalista che si avvicinava al gruppo COBRA (V.). Ad esso appartennero, tra gli altri, M.W. Svanberg (1912-1994), E. Nemes (1909-1985), A. Osterlin (n. 1926). Seguirono poi le innovazioni artistiche di P.O. Ultveldt (n. 1927), che unì nelle sue opere motori di macchine e legno; di O. Fahlström, esponente della pop art, di O. Billgren (n. 1940) e di J. Franzén (n. 1942), epigoni del realismo fotografico. Gli anni Settanta furono caratterizzati in S. da un deciso ritorno alla natura, testimoniato dalle opere di artisti come O. Kaks (n. 1941) e K. Elander (n. 1952), che si rifecero all'insegnamento di E. Cullberg (n. 1931) e L. Cronquist (n. 1938). L'architettura di questo periodo fu caratterizzata da un alternarsi di correnti romantiche, classiche e, a partire dall'esposizione internazionale di Stoccolma del 1930, funzionalistiche. Esponenti di una corrente identificata come Nuovo Empirismo furono S. Ericson, T. Grut e G. Asplund. Molto interessanti furono inoltre le soluzioni originali proposte nell'edilizia privata e abitativa da L. Reinius e S. Backström, autore del complesso a forma di stella di Grönland (1946); dal Brunngergruppen a Minneberg (1986) e di B. Lindroos a Drottingen (1985). Gli artisti svedesi elaborarono inoltre uno stile caratteristico nel campo del design d'arredo, di cui furono espressione C. Malmsten (1888-1972), K. Björquist (n. 1927), T. Ahlström (n. 1943), H. Ehrich (n. 1942).

MUSICA

La S. fu a lungo debitrice delle civiltà musicali di altri Paesi, in particolare dell'Italia e della Germania. La predicazione cristiana introdusse nell'XI sec. il canto religioso, che conobbe una larga diffusione solo durante l'epoca della Riforma. La prima cappella musicale di corte venne creata nel 1526 da Gustavo I Vasa e ospitò solo artisti stranieri. In G. Düben (1624-1690) si riconosce il primo musicista svedese di rilievo, autore di musiche nelle quali è evidente l'influsso di D. Buxtehude, mentre J.H. Roman (1694-1768) è considerato l'iniziatore della scuola musicale svedese. Nel corso del XVIII sec. la musica conobbe in S. una rigogliosa fioritura, sostenuta da re Gustavo III che accolse a corte musicisti tedeschi come l'abate Vogler, autore di opere sulla base di testi svedesi, e l'italiano F.A.B. Uttini, che introdusse il melodramma. Nel 1771 venne fondata l'Accademia musicale svedese. Il XIX sec. fu caratterizzato dall'opera di F.A. Berwald, autore di numerose operette, sinfonie, musica strumentale e per il teatro. Nella sua scia si collocano I. Hallström (1826-1901), A.J. Södermann (1832-1876), J. Lindegren (1842-1908), L. Norman (1831-1885). Grande fu in S. la fortuna di R. Wagner, che ebbe numerosi seguaci tra cui O.W. Peterson-Berger (1867-1942), H.E. Alfvén (1872-1959), T. Rangström (1884-1947). Tra i musicisti attivi nei secc. XIX-XX citiamo N. Berg (1879-1951), K. Atterberg (1887-1974), H. Rosenberg (1892-1985). Tra i contemporanei: G. Bucht (n. 1927), B. Hambraeus (n. 1928), B. Nillson (n. 1937), S.D. Sandström (n. 1942). Nel 1947 venne istituita la prima cattedra di Musicologia presso l'università di Uppsala, città che ospita la più grande biblioteca musicale della Scandinavia.
Panorama di Stoccolma

Goteborg (Svezia): scorcio sul canale

Panorama di Helsingborg (Svezia)

Il porto di Helsingborg (Svezia)

"Svezia: le spine del "benessere" di Edoardo R. Gummerus