Movimento artistico e culturale sviluppatosi in
Francia negli anni 1919-39; diffusosi in seguito a livello internazionale, il
suo influsso fu avvertito fino agli anni Sessanta. Il
S., nel travagliato
periodo del primo dopoguerra, si configurò come un grande progetto di
rinnovamento e di liberazione, nell'ambito sociale e in quello espressivo,
ispirato a una mutata visione dei rapporti tra il mondo e il soggetto rispetto a
quella dell'ideologia borghese-positivista. È possibile individuare, in
campo letterario, delle esperienze anticipatrici di quella che sarà la
poetica del
S.: il riferimento, in questo senso, è a certe voci
del Postromanticismo francese, in particolare ad A. Rimbaud e al conte di
Lautréamont, a certe riviste di rottura, uscite in Francia negli anni
della prima guerra mondiale ("Sic",
"Nord-Sud"),
ai Cubisti, al Futurismo italiano di F.M. Marinetti, a M. Jacob, a G.
Apollinaire. L'esperienza artistica che prelude più da vicino al
S. è, comunque, il Dadaismo, dal momento che molte tra le figure
di spicco di questo movimento, come A. Breton e P. Eluard, ebbero, poi, un ruolo
da protagonisti nel
S. Proprio attraverso il confronto con T. Tzara e
altri esponenti del movimento Dada zurighese, giunti a Parigi dopo la fine della
guerra, le caratteristiche del
S. cominciarono a delinearsi meglio.
Breton, destinato al ruolo di guida del nascente
S., guardò con
interesse alle posizioni antiartistiche e allo spirito di negazione del
movimento di T. Tzara, ma soltanto come
pars destruens necessaria per
impostare un nuovo tipo di cultura. Un influsso decisivo nell'elaborazione delle
idee del movimento ebbero, comunque, da una parte la teoria freudiana
dell'inconscio, premessa di una concezione dell'espressione artistica sganciata
da ogni controllo razionale, dall'altra la filosofia marxista, per le
prospettive di completo mutamento dell'assetto sociale che implicava.
Significava anche l'influenza della filosofia di H. Bergson. Nel 1920
uscì il primo scritto che si definiva esplicitamente surrealista,
I
campi magnetici, opera comune di Breton e P. Soupault, in linea con i
dettami del movimento in favore della ricerca collettiva. Un'altra tappa
importante si registrò nel 1922, quando Breton assunse la direzione della
rivista "Littérature", facendone un organo del movimento. Nel
1924 apparve finalmente il
Manifesto di Breton, in cui venivano
presentate sistematicamente le tesi fondamentali del
S., come il rifiuto
del realismo e del romanzo e il richiamo alle nuove frontiere del pensiero
novecentesco. Il
S. stesso viene definito come
automatismo psichico
puro, attraverso il quale si intende manifestare, nelle diverse forme
espressive, il reale funzionamento del pensiero. Si viene in tal modo profilando
la nuova, totalizzante dimensione della
surrealtà, la sola in
grado di colmare il divario tra l'individuo e il mondo, di conciliare
realtà altrimenti contrapposte. Questa nuova dimensione si fonda sul
recupero della sfera del
meraviglioso,
di tutto ciò che la
filosofia positivista aveva escluso: il sogno, l'inconscio, la follia, gli stati
allucinatori. Breton respinge, pertanto, il talento artistico inteso come mera
abilità e propone il ricorso a tecniche alternative come la
scrittura
automatica. Proprio questo richiamo al
meraviglioso, unito a una
concezione dell'arte come mezzo per reintegrare l'uomo nella sua prima
innocenza, per affrancarlo dalle deformazioni della società e valorizzare
la sua vita interiore, costituiscono i caratteri costantemente ravvisabili nel
S., al di là dei suoi diversi momenti evolutivi, dei suoi contatti
con la politica e delle sue fratture. Nello stesso 1924 uscì la rivista
"La révolution surréaliste", che divenne, unitamente
al "Bureau des recherches surréalistes", organo ufficiale del
movimento. Il
S. esercitò un influsso in ogni campo del sapere:
antropologia, arti figurative, cinema. La prospettiva di un rinnovamento
sociale, centrale nell'ideologia del movimento, comportò anche un forte
interesse per il Comunismo; gli entusiasmi di Breton, tuttavia, non furono privi
di riserve, riguardanti la politica culturale del Partito comunista
difficilmente conciliabile con le istanze di libertà espressiva proprie
del
S. Nel 1925, anno in cui il movimento prese posizione contro la
guerra in Marocco, si registrò un importante intervento di Breton in
campo artistico, con il saggio
Le surréalisme et la peinture; in
questo scritto venivano indicati come punti di riferimento Picasso, De Chirico,
Duchamp, Picabia e veniva valorizzata l'opera di M. Ernst, A. Masson, J.
Mirò, solleciti nel ricorrere a nuove tecniche di espressione artistica,
basate sull'automatismo e sul montaggio e tese all'esaltazione dell'irrazionale,
del sogno, del soggettivismo. Diverse furono le tecniche messe a punto, in
questo periodo, dagli artisti che si richiamavano al
S.; dal collage di
Ernst all'improvvisazione lineare fluida e libera di Masson, all'unione di segni
comici, allucinatori, infantili di Mirò, per arrivare alle stampe
fotografiche a contatto (rayogrammes) di Man Ray. Quest'ultimo fu autore anche
di film surrealisti (
Emam Bakia, 1926;
L'ètoile de mer,
1928) e inaugurò con una sua mostra, nel 1926, la Galerie
surrèaliste. Nel 1927, Breton e altri esponenti del movimento aderirono
al Partito comunista francese, decisione che provocò un clima di
polemiche e divisioni all'interno del gruppo, fino a determinare, nel 1928,
l'espulsione di esponenti di primo piano, come Soupault. Nel 1930 uscì il
Secondo manifesto del Surrealismo, opera, come il primo, di Breton (che,
nel 1928, aveva pubblicato il racconto
Nadjia); in questo nuovo scritto
programmatico si poneva in evidenza, tra le altre cose, la necessità per
il movimento di procedere con maggiore organicità. Dello stesso Breton,
appariranno, negli anni successivi, due importanti opere letterarie:
L'immaculée conception, scritta assieme a P. Eluard (1930), e
Les vases communicants (1932). Il movimento continuava, comunque, a
essere caratterizzato da nuovi ingressi e da rotture (significativa quella
consumatasi, nel 1930, tra Breton e lo scrittore L. Aragon). Importantissima,
nell'ambito della pittura fu l'adesione al
S. di S. Dalí (1929),
che si segnalò per la sua teoria della
paranoia critica, tendente
all'oggettivazione di immagini oniriche. Molti altri pittori seguiranno, negli
anni, le orme di Dalí, senza necessariamente aderire al movimento, tra
questi: R. Magritte, Y. Tangui, V. Brauner, D. Tanning, P. Delvaux, L.
Carrington. Di Dalí occorre ricordare anche l'impegno in campo
cinematografico, con due film di carattere surrealista, firmati con L.
Buñuel:
Un chien andalou (1929) e
L'âge d'or (1930).
A questa stessa fase risale l'inizio della produzione di
oggetti
surrealistici, oggetti investiti di una funzione simbolica, sganciati dal
loro contesto usuale o creati ex novo, oggetti che incarnano desideri e
pulsioni. Ricorrono, pertanto, in molti pittori surrealisti, dei simboli che
finiscono per costituire una sorta di linguaggio proprio dell'artista (non
bisogna dimenticare, a questo proposito, i rapporti dei surrealisti, per esempio
di Ernst, con il mondo dell'occulto e della magia): le formiche e gli orologi in
decomposizione di Dalí, le donne e la morte di Delvaux, gli uccelli di
Ernst. Il 1933 segnò un momento di rottura nelle relazioni tra il
S. e la politica, in quanto Breton e altri membri del movimento furono
espulsi dal Partito comunista; questo fatto, tuttavia, non bloccò
l'ascesa internazionale del
S.: in questi anni, infatti, nuovi gruppi
surrealisti sorsero in Gran Bretagna, in Belgio, in Giappone e in
Cecoslovacchia. Particolare importanza ebbe la nascita di quest'ultimo gruppo,
destinato ad avere lunga fortuna per tutto il corso del secolo e a sviluppare
caratteri peculiari. Fondato nel 1934 da vari personaggi, tra i quali V. Nevzal
e K. Biebl, si distinse, tra l'altro, per un più accentuato lirismo e per
il rifiuto della scrittura automatica. La nascita di questi gruppi surrealisti
al di fuori della Francia e il crescente prestigio internazionale del movimento
sono testimoniati dalle mostre tenutesi a Londra e New York nel 1936 e dalla
grande esposizione internazionale svoltasi presso la Galerie des Beaux Arts di
Parigi, nel 1938. Sempre negli anni Trenta, la rivista "Minotaure"
(1933-39), con le sue illustrazioni, agevolò la diffusione delle opere
degli artisti aderenti al
S. Verso la fine del decennio, le complicazioni
nel quadro europeo richiamarono Breton all'impegno politico; significativo nel
1938, l'incontro tra il leader del movimento surrealista e Trotzkij, che si
trovava in esilio in Messico; nello stesso anno Breton pubblicò con D.
Rivera, il manifesto
Pour un art révolutionnaire
indépendent. Lo scoppio della seconda guerra mondiale portò
gli aderenti del movimento a rifugiarsi a New York, dove continuarono a operare
attraverso riviste e mostre, esercitando un'influenza cruciale sull'arte
statunitense. Tuttavia, in questi anni di guerra, venne per forza di cose a
disperdersi il sodalizio degli artisti, che precedentemente aveva determinato
un'unità di tendenze. Nel periodo successivo alla conclusione del
conflitto, il successo e l'importanza storica del movimento furono
definitivamente sanciti dall'organizzazione di mostre retrospettive in tutti i
Paesi del mondo. Tra gli artisti posteriori per i quali il
S.
rappresentò un riferimento fondamentale, figurano F. Bacon, J. Dubuffiet,
A. Gorky, J. Pollock.
Salvador Dalì: "Ragazza di schiena"