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Superòssido.

Chim. - Termine con il quale vengono indicati sia i composti chimici del tipo MO2, in cui M rappresenta un metallo monovalente legato all'anione O2-, anch'esso monovalente, sia lo stesso ione O2-. Quest'ultimo è un radicale e in quanto tale esercita sull'organismo un effetto citotossico che consiste nella modificazione di macromolecole quali il DNA, le proteine, i fosfolipidi di membrana, e di strutture biologiche. Oltre che all'azione diretta del radicale O2-, l'effetto tossico dei s. è dovuto all'attività del radicale ossidrile che si forma in seguito alla reazione dei s. con il perossido d'idrogeno. In condizioni fisiologiche, all'interno delle cellule dell'organismo si forma continuamente una certa quantità di questi composti che vengono prontamente attaccati e distrutti da un enzima specifico, la superossidodismutasi, presente sia nei procarioti sia negli eucarioti. Negli stati patologici, e soprattutto in quelli infiammatori, la quantità di s. prodotti dall'organismo aumenta considerevolmente e ciò può causare danni cellulari irreversibili. I s. dei metalli alcalini possiedono, grazie alle energie reticolari presenti al loro interno, una stabilità che è direttamente proporzionale al raggio dello ione metallico di cui sono costituiti: per questa ragione i s. di rubidio e cesio risultano notevolmente più stabili di quelli di sodio e potassio. Essi si presentano sotto forma di solidi il cui colore può variare dal giallo all'arancione. A differenza del radicale O2-, che si comporta indistintamente sia come agente ossidante sia come agente riducente, i s. dei metalli alcalini sono potenti agenti ossidanti che, reagendo con le sostanze organiche o con l'acqua, liberano ossigeno.