Dei Sumeri. • Arte -
Arte s.:
complesso delle manifestazioni artistiche, relative alla regione mesopotamica di
Sumer, che siano databili tra il periodo protostorico (seconda metà del
IV millennio a.C.) e quello neosumerico (fine del III millennio a.C.). Quella
dei Sumeri fu arte prettamente ufficiale: essa non si sviluppò in quanto
ricerca del bello in sé, ma sempre come strumento di celebrazione del
potere politico e religioso. Durante il periodo protostorico di Uruk, fu
l'architettura a raggiungere livelli altissimi, utilizzando come tipico
materiale da costruzione, essendo la regione priva tanto di pietra quanto di
legname, il mattone di argilla seccato al sole, talvolta alternato a strati di
paglia o impastato direttamente con l'aggiunta di paglia e canne frammentate. Al
IV livello stratigrafico della città risalgono, oltre alle prime prove di
scrittura, i primi esempi di architettura monumentale: templi di notevoli
dimensioni, in genere dotati di pianta a T, con navata centrale terminante in
una struttura trasversale (templi A e B), talvolta affiancati da cortili o
portici a colonne. La caratteristica decorazione delle pareti è ottenuta
inserendo nei muri piccoli coni di argilla con la base variamente colorata che,
disposti in successione, potevano formare bande, triangoli e forme geometriche.
Alla fase III di Uruk corrisponde il Tempio bianco, dedicato al dio An: si
tratta di una costruzione in mattoni, elevata su una piattaforma, anch'essa in
mattoni, alta circa 15 m, il tutto imbiancato a calce all'esterno, donde il
nome. Si accedeva al tempio per mezzo di una scalinata; l'entrata era situata
nel lato lungo della cella, a navata centrale, mossa da una serie di nicchie e
contrafforti. Questo complesso, primo esempio di "tempio alto",
prefigura lo sviluppo successivo che portò alla
ziqqurat
(montagna), il tempio-torre, a piani sovrapposti e in progressiva riduzione,
tipico dell'architettura mesopotamica che simboleggiava il punto di incontro tra
l'uomo e la divinità. Di questo stesso periodo si sono conservati anche
esempi dell'arte figurativa: un busto di sovrano in atteggiamento orante e una
testa femminile (forse la dea Inanna) scolpita a tutto tondo, polimaterica
(gesso per il volto, alabastro per le sopracciglia, oro e rame per i capelli,
ecc.), testimoniano la perizia della ritrattistica; il bassorilievo di un grande
vaso rituale in alabastro reca un fregio a più registri, raffigurante i
latori di offerte alla dea Inanna. In altri rilievi su vasi di pietra, inoltre,
appare il motivo della lotta tra animali (leoni che attaccano tori), cupa
metafora di un mondo dominato da forze in opposizione tra loro. La glittica e la
produzione di piccoli sigilli a forma cilindrica completano la produzione
artistica dell'epoca. L'architettura templare del periodo protodinastico e
dinastico (3000-2350 a.C.) rifletté la centralità anche economica
e politica del tempio nelle città
s.: all'edificio principale,
infatti, vennero annessi magazzini, laboratori artigianali, forni, ecc. Al
tipico tempio a pianta rettangolare si affiancò l'innovativa forma ovale
dei recinti, attestata nel tempio di Tutub; elemento comune a tutti gli edifici
sacri rimaneva però la corte, preceduta da un ingresso monumentale e da
un'ampia scalinata. A questo periodo risalgono numerosi esempi di piccola
statuaria, tra cui spicca il gruppo di oranti rinvenuti nell'antica Eshnunna
(l'odierna Tell Asmar) e foggiati secondo un rodato schematismo formale e
tradizionale. Le figure (due delle quali, di dimensioni maggiori, potrebbero
rappresentare divinità o sovrani) sono ritratte con le mani giunte in
preghiera, con enormi occhi ieratici spalancati; anche gli abiti sono stilizzati
(per gli uomini vesti a larghe frange, per le donne un mantello aderente al
corpo che ricade sulla spalla). I rapporti volumetrici delle statuette disegnano
forme geometriche, con prevalenza del cono e del cilindro. In anni successivi,
l'arte scultorea produsse opere più naturalistiche e meno stilizzate:
ritratti di principi e dignitari, figure di animali, anche in metallo, come
l'ariete d'oro, ritto sulle zampe posteriori o la celebre testa di toro dorata,
fissata alla sommità di un'arpa. Per quanto riguarda i bassorilievi,
degna di nota è la cosiddetta
Stele degli avvoltoi, voluta dal re
Eannatum della I dinastia di Lagash, il cui fregio mostra il dio Ningirsu che
intrappola i nemici in una rete tenendo posato sul braccio il suo uccello sacro;
più in basso la falange dei Sumeri è rappresentata in file
serrate, con lance e scudi, dietro al re, che avanza sopra i corpi dei nemici.
Un altro oggetto di grande valore è il famoso
Stendardo di Ur,
rinvenuto appunto nelle tombe reali di questa città e costituito da
quattro pannelli istoriati sui due lati, rappresentanti l'uno scene di pace,
l'altro di guerra. Le figure risultano eseguite, su fondo di bitume, con
materiali preziosi (madreperla, lapislazzuli, scisto, pietra rosa, oro, ecc.)
che, introvabili in Sumer, erano i proventi di intensi commerci. Anche la
ricchezza dei corredi tombali di Ur testimonia del grado di raffinatezza
dell'artigianato e dell'opulenza della corte cittadina. Dopo la parentesi del
periodo sargonico e accadico (2350-2150 a.C. circa), l'arte
s.
rifiorì, in particolare sotto le dinastie di Lagash e di Ur (2150-1950
a.C. circa). Di particolare interesse le numerose statuine in diorite
raffiguranti il celebre sovrano di Lagash Gudea, ritratto in posizione eretta o
seduta: elementi costanti erano l'atteggiamento devoto del sovrano, a mani
congiunte, la toga frangiata che lo ricopre fino ai piedi, il capo coperto da un
turbante decorato. Alla stilizzazione del corpo e delle vesti risponde invece
l'espressività del modellato, ravvivato da un certo naturalismo nella
resa del volto, delle mani e dei piedi e da tecniche chiaroscurali. Il culmine
dello sviluppo architettonico del periodo neosumerico fu però raggiunto
sotto l'egemonia di Ur, i cui sovrani diedero grande impulso all'attività
edilizia non solo in quella città ma anche a Uruk, Nippur, ecc.
L'edificio più celebre e rappresentativo è senza dubbio la
ziqqurat di Ur dedicata al dio Nanna. La piramide a gradoni si sviluppava
su due piani, cui si accedeva mediante tre grandi scalinate: le due laterali
toccavano il primo livello, mentre quella centrale giungeva fino alla
sommità, dove sorgeva la cella del tempio, con tradizionale pianta
rettangolare.