(o
Shumer). Nome geografico, di origine accadica,
con il quale nelle antiche tavolette cuneiformi mesopotamiche viene indicata la
porzione meridionale della cosiddetta mezzaluna fertile, corrispondente al Sud
dell'attuale Iraq. Il termine è attestato in alcune tavolette ritrovate
nella città di Ur, che risalgono alla fine del III millennio a.C.,
recanti la dizione "re di
Accad" (cioè del Nord)
"e di
S." (cioè del Sud). Il corrispettivo nome
sumerico per indicare questa regione (che occupava la bassa valle dei fiumi
Tigri ed Eufrate, nel tratto compreso tra il loro punto di massimo accostamento
fino alla sponda settentrionale del golfo, che allora si incuneava molto
più profondamente nell'interno di quanto non faccia oggi) era
ki. en.
gi., termine il cui significato - in realtà ancora incerto - potrebbe
essere "terra della canna" (poiché in quelle zone
acquitrinose, i più diffusi vegetali a crescita spontanea erano le canne
palustri).
S. era bagnata anche da altri corsi d'acqua e i materiali
alluvionali trasportati da tutti questi fiumi formavano, nei pressi del delta,
una sorta di diga naturale che impediva il riflusso delle acque salmastre,
isolando, all'interno di questo cordone litoraneo, uno specchio di acque dolci
che, quando vennero canalizzate, consentirono lo sviluppo di un complesso
sistema di agricoltura irrigua. Con il passare dei secoli e dei millenni, il
limo depositato da Tigri ed Eufrate colmò progressivamente quella sezione
lacustre, costituendo l'attuale linea di costa. La particolare conformazione
geografica e idrologica di
S. è oggi unanimemente considerata come
uno dei fattori essenziali che consentirono la nascita e l'evoluzione della
civiltà sumerica
(V. SUMERI).
Già nella preistoria la regione era sede di genti neolitiche, dedite
all'agricoltura; anzi, alcune serie di reperti, venuti alla luce durante le
numerose campagne archeologiche, attestano attività e stanziamenti umani
risalenti addirittura a 30.000 anni fa (grotte di Shanidar). La compresenza di
più elementi essenziali (fertilità del terreno, ricchezza di acque
irrigue, disponibilità di piante annuali con un conveniente rapporto tra
seminato e raccolto, ecc.) potenziarono qui al massimo i vantaggi della
rivoluzione agricola del Neolitico; le comunità umane cominciarono a
evolvere nella regione di
S. verso aggregazioni sociali sempre più
complesse in forza dell'accumulo di eccedenze di cibo (evento assolutamente
sconosciuto in precedenza), che consentiva il mantenimento di figure non
direttamente impiegate alla produzione di cibo ma a funzioni specializzate e
superiori (artigiani, agrimensori, sacerdoti, ecc.). Alla fine del V millennio
a.C., in
S. giunse una popolazione, di origine sconosciuta ma sicuramente
non semita, a differenza delle popolazioni autoctone. I caratteri morfologici
(brachicefalia, pelle scura, statura bassa, ecc.) hanno fatto supporre ad alcuni
studiosi una provenienza dei Sumeri dal Caucaso, oppure dall'Armenia, o ancora
dall'Anatolia o forse dall'Iran. Altri hanno avanzato l'ipotesi di una
migrazione dalla penisola indiana, forse dal Punjab; nessuna di queste possibili
spiegazioni è tuttavia suffragata da prove positive. La mescolanza della
popolazione sumerica con il sostrato locale semita, diede vita alle prime
civiltà urbane, protostoriche e storiche.