Corrente dell'Islam che si caratterizza per la pratica
dell'ascesi mistica. In merito all'origine e al significato del termine sono
state addotte diverse spiegazioni. Secondo le fonti più accreditate la
parola farebbe riferimento al pelo di cammello (
şūf: lana) con
il quale veniva confezionato il saio indossato dai primi seguaci del movimento;
in altri casi il vocabolo viene messo in relazione con il concetto di purezza
(
şaffa); il termine viene anche, a volte, collegato al portico
(
şuffa), sito nei pressi della casa di Maometto a Medina, dove
avrebbero soggiornato uomini devoti. • Encicl. - Il problema delle origini
del
S. assume un'importanza fondamentale, dal momento che questa corrente
di ascetismo mistico potrebbe apparire come una sorta di "corpo
estraneo" nell'ambito della religione islamica, poco incline (al di
là dei ritiri ascetici praticati, secondo la tradizione, da Maometto
giovane) a una visione mistica della relazione tra l'uomo e Dio. Sono stati
indicati, pertanto, in passato, contributi esterni al mondo islamico, che
avrebbero avuto un ruolo decisivo nella nascita del
S.: l'ascetismo
proprio del Cristianesimo d'Oriente, la filosofia neoplatonica, credenze
persiane (il
S. ebbe ampia diffusione in Persia) a sfondo panteistico. Al
di là di queste possibili influenze, oggi gli studiosi ritengono il
S. come un movimento generatosi all'interno della religione islamica e
legato alla sua tradizione. Il
S. comparve nella regione di Bassora
nell'VIII sec. e, sin dall'inizio, sviluppò, al suo interno, orientamenti
e scuole diverse (si segnalano, tra le altre, quella irachena del
Khorāsān e quella dell'Asia centrale). Al di là di queste
articolazioni interne, il
S., professato sia in forma individuale, sia
all'interno di confraternite, ebbe come orizzonte comune la profonda
interiorizzazione di tutti gli aspetti della vita religiosa, allo scopo di
evitare la degenerazione della pratica religiosa a mero formalismo e legalismo.
Il
S. si trovò per molti aspetti in contrasto con l'ortodossia
islamica e durissime furono le condanne rivolte contro di esso. L'opera di
al-Ghazālī, che liberò il
S. da deviazioni ed eccessi e
armonizzò i diversi influssi spirituali, riportò, in seguito, il
movimento nell'alveo dell'ortodossia, anche se all'interno del
S.
continuarono a svilupparsi tendenze eterodosse: esse si esprimevano nella
pretesa di identificarsi con Dio, nel disprezzo per la legge del
Corano e
per le pratiche esteriori di devozione, nel ricorso a sostanze stupefacenti per
favorire l'estasi mistica. La fase di espansione del
S. terminò
nel XII sec., anche se il movimento conobbe successive riprese. Nei secc.
XII-XIII si andarono costituendo ordini e confraternite: queste ultime prendono
il nome dal santo fondatore e sono caratterizzate da una loro regola e da
un'organizzazione gerarchica degli aderenti. Attraverso le confraternite si
è poi diffuso il culto dei santi, sia vivi sia defunti. L'istituzione
delle confraternite perfezionò e formalizzò il rapporto tra
maestro, o guida spirituale (
murshid o
shaikh), e discepolo
(
murid), che aveva acquisito un ruolo centrale nel
S.; il
S. si prospetta, infatti, come un percorso di graduale perfezionamento
interiore, da praticarsi attraverso il ritiro dal mondo, la rinuncia e la
povertà, fino ad annullare l'individualità nell'unione con
Dio.