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Sudeti.

Catena montuosa (250 km) dell'Europa centrale, che costituisce la linea di demarcazione naturale tra Polonia e Repubblica Ceca, estendendosi per circa 250 km in direzione Sud-Est. I S. si articolano in numerose sezioni, la più elevata delle quali, i Monti dei Giganti, culmina a 1.602 m nella vetta Sněžka. Questi rilievi, formati in gran parte da rocce precambriane e paleozoiche, si caratterizzano per le cime arrotondate e la ricca vegetazione boschiva. La zona è ricca di giacimenti carboniferi e si segnala anche come meta di turismo. • St. - La regione dei S. fu caratterizzata, già nel Medioevo (secc. X-XIII), dalla presenza di un forte insediamento tedesco, i cui abitanti erano dediti alle attività industriali e al commercio. La presenza di Tedeschi in territorio boemo sollevò, nella prima metà del Novecento, delicatissime questioni di natura geopolitica che, nell'ambito dell'aggressivo espansionismo della Germania nazista, fecero da preludio al secondo conflitto mondiale. Dopo la fine della prima guerra mondiale, nel 1919, i S., sebbene la popolazione tedesca avesse fatto richiesta di essere unita alla Germania, furono assegnati alla Cecoslovacchia per motivi di carattere strategico; nel nuovo Stato i Tedeschi, con una popolazione di oltre 3.000.000 di abitanti, vennero a costituire il terzo gruppo etnico, dopo Cechi e Slovacchi. L'ascesa al potere di A. Hitler in Germania, nel 1933, rinfocolò il nazionalismo tedesco nella regione. Nel 1935, il partito nazionalista tedesco dei S., il Sudetendeutsche Partei, nato dalla fusione di due precedenti formazioni politiche e finanziato dalla Germania nazista, conseguì un imponente successo elettorale e chiese l'autonomia all'interno dello Stato federale. Le rivendicazioni nazionalistiche del Sudetendeutsche Partei, guidato da K. Henlein, assunsero una forma più estremistica nel programma degli otto punti di Vary dell'aprile 1938, con il quale si mirava di fatto a un distacco dei S. dalla Cecoslovacchia. Tale programma fu appoggiato da Hitler, che un mese prima aveva proceduto all'annessione (Anschluss) dell'Austria e che guardava ai S. come al successivo traguardo della sua politica espansionistica, condotta all'insegna del pangermanesimo, della volontà di riunire in un unico Stato tutte le popolazioni di stirpe tedesca. In un clima di crescente tensione fallirono i tentativi di composizione diplomatica del conflitto, affidati nell'agosto 1938 al britannico W. Runciman. Il 14 settembre dello stesso anno, Henlein, forte dell'appoggio espresso da Hitler alle sue rivendicazioni, ruppe le trattative con il Governo di Praga. Il 15 settembre si tenne a Berchtesgaden un incontro tra Hitler e il capo del Governo britannico A.N. Chamberlain; quest'ultimo, in accordo con l'alleato francese, propose il distacco dalla Cecoslovacchia e l'annessione alla Germania di tutti i territori dei S. che ospitassero una percentuale di Tedeschi superiore al 50% dell'intera popolazione. Le pressioni del Governo inglese e di quello francese indussero il Governo di Praga ad accettare la proposta emersa dall'incontro di Berchtesgaden. In un nuovo incontro con Chamberlain, tenutosi a Godesberg tra il 22 e il 24 settembre, Hitler sconfessò i precedenti accordi, pretendendo di occupare il sistema di fortificazione dei Cechi. Il Governo di Praga decretò la mobilitazione generale. L'incombere della guerra indusse il premier britannico a cercare la mediazione di Mussolini, proponendo un incontro tra i capi di Governo di Gran Bretagna, Francia, Germania, Italia. La Conferenza di Monaco (29-30 settembre) si risolse di fatto in una resa totale, da parte degli Anglo-Francesi, alle rivendicazioni di Hitler sui S. e fu immediatamente seguita (1-10 ottobre) dall'occupazione militare tedesca che sancì il passaggio della regione alla Germania. Dopo la seconda guerra mondiale, i S. tornarono alla Cecoslovacchia e la maggior parte della popolazione tedesca fu espulsa dalla regione.