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Straniamento.

Termine usato da V.B. Šklovskij nel 1917 per indicare quel procedimento che, in poesia e in letteratura, cambia in noi la percezione dell'oggetto descritto o narrato, in quanto esso è stato spostato dal contesto dove siamo abituati a vederlo collocato. L'oggetto appare in una luce nuova, che ne consente non il riconoscimento ma la visione, fino a suscitare una variazione del senso e del valore estetico. Analogo è l'effetto di s. teorizzato da B. Brecht. Questa concezione, che ha radici nella cultura teatrale di alcuni Paesi orientali e nel teatro medioevale europeo, è stata da Brecht applicata al proprio teatro per indurre lo spettatore ad assumere un atteggiamento analitico e critico, impedendogli di identificarsi con il personaggio o la vicenda e di farsi coinvolgere emotivamente. La recitazione, la musica, la scenografia contribuiscono insieme a provocare questo effetto di distanza, per cui lo spettatore percepisce l'oggetto rappresentato come qualcosa di noto e di estraneo al tempo stesso.