In generale, tendenza a studiare e interpretare ogni
manifestazione umana considerandola nel contesto storico da cui è emersa.
Il concetto di
S. è stato accolto ed elaborato in concezioni
filosofiche tra loro molto lontane e spesso opposte. Lo
S. trova le sue
origini nel XVIII sec., con la crisi della metafisica tradizionale basata su un
ordine di eterne verità trascendenti. Si sviluppò compiutamente
nel secolo successivo, nell'ambito storico-filosofico tedesco. Secondo W.
Dilthey e G. Simmel, tra i massimi rappresentanti dello
S., la conoscenza
storica, interessata a eventi individuali, unici e irripetibili, è
radicalmente diversa da quella degli eventi naturali. Dilthey distinse le
scienze della natura dalle
scienze dello spirito: il mondo
naturale, in quanto non è un prodotto dell'attività umana,
richiede infatti strumenti di penetrazione e spiegazione diversi da quelli della
storia umana. Le teorie di Dilthey, che mettevano in discussione la
validità assoluta di ogni singola forma di vita, religione o filosofia,
portarono a sviluppi diversi. Con O. Spengler si affermò una visione
biologica e fatalistica dei "cicli di civiltà", ciascuno dei
quali è destinato a evolversi e morire. Si ebbe quindi la concezione
teologica di E. Troeltsch, secondo cui le norme etiche e la rivelazione
cristiana sono valori assoluti, pur attuandosi nella mutevole contingenza del
divenire umano. Nella corrente dello
S. relativistico si innestò
il pensiero dello spagnolo J. Ortega y Gasset che, rifacendosi in particolare al
pensiero di Dilthey, affermò che non la realtà assoluta, ma la
"mutevole prospettiva" può dare conto del fluire continuo
della vita. In Italia lo
S. venne teorizzato da B. Croce che, rifacendosi
alla concezione hegeliana della storia, identificò la storia con la
realtà, nel senso di un radicale immanentismo, per cui valori universali
si realizzano in forme individuali e irripetibili. Alle concezioni storicistiche
della necessità di un certo corso storico e la prevedibilità del
suo sviluppo futuro si oppose la critica di K. Popper, che imputò allo
S. sia di matrice hegeliana sia marxista la responsabilità di
giustificare teoreticamente il totalitarismo politico.