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Stilìstica.

Studio dei tratti stilistici ed espressivi caratterizzanti un autore, un'opera o un genere, una scuola o un'epoca. La s. moderna, sorta alla fine del XIX sec. e sviluppatasi in base a differenti principi teorici e metodologici, è tesa all'analisi e alla descrizione formale del testo, per lo più prescindendo da giudizi di valore. • Encicl. - La s., come insieme di teorizzazioni e di precetti intorno allo scrivere, si sviluppò nell'ambito della retorica greco-antica. Qui si formò la tradizionale distinzione, rimasta indiscussa fino alle soglie dell'età moderna, dei tre stili (sublime, medio, umile) cui devono aderire i diversi generi letterari. In ragione di questa impostazione, le scelte stilistiche (lessico, onomastica, l'uso di figure retoriche) sono determinate e condizionate dall'argomento trattato. Il valore precettistico della s. antica fu rigettato dall'estetica moderna e dalla concezione romantica, che considerava lo stile un prodotto della creatività individuale. L'attenzione critica venne quindi spostata dagli aspetti formali a quelli ideologici, psicologici e sociali dell'opera letteraria. Solo verso la fine del XIX sec. si assistette alla nascita della s. moderna, che prese presto indirizzi diversi sia per le premesse filosofiche sia per gli obiettivi dell'analisi, per la quale vennero messi a punto strumenti e metodi distinti. Le novità introdotte da F. de Saussure nell'ambito della linguistica generale favorirono lo sviluppo della s. ginevrina di C. Bally e dei suoi successori (J. Marouzeau, C. Bruneau, ecc.). La s. di Bally si prefisse di analizzare le scelte lessicali e sintattiche compiute dal parlante in funzione dell'espressione dei sentimenti, ponendosi così come parte della linguistica piuttosto che come forma di critica letteraria. Di s. letteraria si parla invece a proposito della scuola idealistica tedesca, che ebbe il suo caposcuola in K. Vossler. Egli individuò nel linguaggio una forma di creazione individuale, solo successivamente accettata dalla collettività e sottoposta a condizionamenti pratici; lo studio della lingua diventò così tutt'uno con lo studio delle correnti collettive del gusto nelle varie epoche storiche. La s. letteraria ebbe il massimo sviluppo nell'opera di L. Spitzer. La teoria spitzeriana scarto/norma è fondata sul convincimento che un'emozione, in quanto allontanamento dallo stato psichico normale, genera, nel momento dell'espressione linguistica, una deviazione dall'uso linguistico medio. L'analisi del testo è quindi rivolta a cogliere tali elementi di deviazione, che vengono utilizzati per risalire ai caratteri generali dell'opera e dell'autore, attraverso una fitta trama di verifiche. Il metodo spitzeriano avrà una larga influenza sull'indagine storica sui topoi letterari condotta da studiosi come E.R. Curtius e E. Auerbach. Più recentemente, sulla base della teoria di Spitzer, l'uso dell'elaboratore elettronico ha permesso di misurare con esattezza il grado dello scarto di un testo rispetto alla norma linguistica. Facendo propri alcuni aspetti della lezione spitzeriana, il Formalismo russo (V.B. Sklovskij, J.N. Tynjanov, V.V. Vinogradov) e lo Strutturalismo (R. Jakobson) analizzarono il testo letterario (considerato come un microcosmo con proprie leggi interne) nella sua struttura funzionale, nella connessione di tutte le parti con l'insieme, indagandone i vari livelli (fonico, morfologico, sintattico, lessicale) e individuandone i vari registri e sottocodici. In Italia, la s. moderna ebbe il suo fautore in C. De Lollis (e nei suoi allievi D. Petrini, V. Santoli), che operò un felice connubio tra l'estetica di Croce e la linguistica romanza. Sulla scorta di Bally e di Spitzer, G. Devoto studiò lo stile degli scrittori in rapporto al contesto linguistico, mentre G. Contini elaborò un originale metodo critico-filologico che, attraverso l'analisi delle varianti, ricostruisce il processo di formazione del testo nelle sue implicazioni storiche, estetiche e stilistiche. In Francia, il problema dello stile è centrale negli studi di A. Thibaudet, che rivendicò il valore autonomo dell'opera letteraria, negando ogni rapporto di derivazione genetica di essa dalla biografia dell'autore. Dopo di lui, la s. francese si mosse prevalentemente sulle orme di Bally, accentuando però l'attenzione all'espressività del testo (G. Antoine, P. Guiraud). Per completare il panorama della s. novecentesca vanno ricordati il New Criticism americano, dove appare evidente l'influenza dello Strutturalismo e del Formalismo russo, la scuola spagnola di derivazione spitzeriana fiorita attorno a D. Alonso, e studiosi come A. Henry in Belgio, S. Ullmann in Inghilterra, A. Langen in Germania, R. Wellek e H. Hatzfeld negli Stati Uniti.