Uomo politico e generale romano. Di padre vandalo e
di madre probabilmente romana, percorse i gradi della carriera militare sino a
diventare
magister militum (394) dell'imperatore Teodosio che in punto di
morte (395) gli affidò la tutela dei figli Arcadio e Onorio. Diventato
uno dei personaggi più influenti della corte di Costantinopoli, si
impegnò nella salvaguardia dell'integrità territoriale
dell'Impero, diviso in Oriente e Occidente. Indebolitasi la sua posizione dopo
l'insuccesso riportato nella lotta contro i Visigoti (395),
S. rivolse la
sua attenzione al giovane Onorio, imperatore d'Occidente, al quale diede in
moglie la propria figlia Maria (398). Attivo anche in campo politico e civile
(curò il ripristino della rete viaria; contenne lo strapotere della casta
militare; mostrò tolleranza verso i culti non cristiani), in campo
militare riuscì a sconfiggere Alarico (402) e Radagaiso (405),
condottieri dei Goti, e fermò l'invasione degli Alani in Gallia (406).
Non riuscì però a tenere la Britannia né a impedire che la
Gallia venisse successivamente occupata da Vandali, Burgundi, Svevi e Alani.
Questi eventi aggravarono ulteriormente la posizione di
S., accusato dai
senatori di favorire politicamente l'avanzata dei barbari. Alla morte di
Arcadio,
S. si recò a Costantinopoli per regolare la successione
(408), attirandosi l'accusa di voler incoronare imperatore il figlio Eucherio.
Scoppiata una rivolta fra le truppe romane,
S. si ritirò a Ravenna
con le truppe germaniche a lui fedeli. Scoperto, fu processato e giustiziato
(365 circa - Ravenna 408).