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Stesìcoro.

Poeta lirico greco. Nativo forse della città di Metauro, visse in diverse località della Sicilia. La tradizione lo ritiene inventore della lirica corale; il nome gli deriverebbe infatti dall'essere stato il primo che istruì (éstese) il coro (choròs), mentre probabilmente il suo vero nome fu Tisia. Questa tradizione è stata smentita da molti studiosi, i quali ritengono che i suoi carmi venissero eseguiti da un citaredo (forse dallo stesso poeta) in occasione delle competizioni rapsodiche. La sua vasta produzione (26 libri nella raccolta alessandrina) godette di ampia fama nel mondo antico, ma ci sono noti solo una cinquantina di versi e alcuni titoli, per la maggior parte relativi a personaggi e gesta della mitologia greca e del ciclo troiano e tebano (Giochi funebri in onore di Pelia, Gerioneide, Cerbero, Cicno, Europeia, Erifile, Cacciatori del cinghiale, Ritorni, Orestea, Elena, Palinodia). Più recenti scoperte papiracee ci hanno restituito frammenti di varia estensione, relativi a un tema del ciclo tebano e ad opere come i Ritorni e la Gerioneide, mito greco narrante l'uccisione del mostro tricefalo Gerione da parte di Eracle. L'analisi di questi brani ha consentito di valutarne lo stile narrativo e i suoi rapporti con la tradizione dell'epos. I frammenti contengono dialoghi tra i personaggi, e la forma del discorso diretto dà modo al poeta di esprimere la sua vena lirica e di conferire ai vari personaggi un loro spessore psicologico. S. si distacca dalla tradizione dell'eroismo epico sia per la simpatia umana che manifesta per antieroi come Gerione, sia per l'indipendenza che dimostra nella trattazione dei miti, come nel caso del mito di Elena di Troia la quale, da adultera e traditrice della patria, viene da S. riabilitata, probabilmente per compiacere il gusto di un uditorio magno-greco. S. impiega nelle sue composizioni la triade epodica (strofe, antistrofe, esodo), struttura di cui gli antichi attribuivano addirittura l'invenzione al poeta stesso (fine VII sec. - prima metà VI sec. a.C.).