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Stereochìmica.

Chim. - Branca della chimica organica che studia la disposizione spaziale degli atomi o dei raggruppamenti atomici nelle molecole e, in particolare, le differenti proprietà dei composti che presentano il fenomeno della stereoisomeria. La s. studia inoltre le relazioni esistenti tra la struttura spaziale delle molecole e le loro proprietà chimico-fisiche, nonché il modo in cui la geometria spaziale delle molecole ne influenza i meccanismi di reazione. Essa risulta estremamente importante nel campo delle reazioni biochimiche che presiedono ai processi vitali e in quello della chimica dei polimeri. • Encicl. - All'inizio del XIX sec. il fisico francese J.B. Biot introdusse il concetto di attività ottica: egli osservò che alcune sostanze naturali liquide, come la trementina, e svariate sostanze solide erano in grado di ruotare il piano della luce polarizzata. Per questa loro proprietà tali sostanze vennero definite otticamente attive: in particolare, quelle in grado di far ruotare il piano della luce verso destra vennero dette destrogire, e quelle capaci di ruotare verso sinistra levogire. Questa singolare proprietà venne attribuita a una qualche asimmetria delle molecole stesse; doveva però passare mezzo secolo prima che fosse individuata la vera natura di tale asimmetria. Mediante gli studi condotti sugli acidi tartarici e sui loro sali, L. Pasteur giunse alla conclusione che sia l'asimmetria delle due forme cristalline emiedriche di tartrato doppio di potassio e ammonio, da lui separate, sia l'attività ottica delle soluzioni acquose di queste due forme dovevano essere attribuite a una asimmetria della stessa molecola di acido tartarico (1848). Egli inoltre isolò anche una terza forma di acido tartarico con abito cristallino simmetrico, la cui soluzione acquosa, dotata di proprietà chimiche, fisiche e biologiche diverse da quelle della prime due, era priva di attività ottica. A Pasteur spetta dunque il merito di aver introdotto il concetto di enantiomeria, secondo il quale due enantiomeri o antipodi ottici di un composto sono due forme isomere della stessa molecola, l'una l'immagine speculare e non sovrapponibile dell'altra, dotate di proprietà chimico-fisiche identiche (salvo che verso i reattivi otticamente attivi) che le rendono inseparabili con i normali metodi di separazione, e dotate inoltre di attività ottica opposta e di proprietà biologiche assai diverse. Sempre a Pasteur va il merito di aver intuito che alla non sovrapponibilità delle immagini speculari, da cui dipende l'esistenza degli enantiomeri, è dovuta anche l'attività ottica di questi ultimi, definiti per tale motivo anche isomeri ottici. Egli infine fu il primo ricercatore in grado di separare i due enantiomeri di uno stesso composto. Oggi nella chimica organica moderna gli enantiomeri si contrappongono ai diastereoisomeri, definiti come stereoisomeri che non sono l'uno l'immagine speculare dell'altro. Nel 1860 E. Paternò propose la teoria, tuttora valida, della struttura tetraedrica dell'atomo di carbonio e nel 1874-75 J.-A. Le Bel e J.H. van't Hoff compresero per la prima volta che un atomo di carbonio tetraedrico (centro chirale) legato a quattro atomi o quattro gruppi diversi è asimmetrico (concetto di chiralità), così come asimmetrica e otticamente attiva è la molecola che lo contiene. Quest'ultima infatti ammette l'esistenza di un'immagine speculare non sovrapponibile di cui è, per l'appunto, l'antipodo ottico. Da allora cominciò a diventare chiaro che la chiralità era la condizione necessaria e sufficiente per l'esistenza dell'enantiomeria. Le Bel e van't Hoff furono inoltre in grado di stabilire che se una molecola contiene n atomi di carbonio asimmetrici, essa può avere 2n isomeri ottici e 2n/2 coppie di antipodi ottici. Questa osservazione conferma che se gli atomi asimmetrici sono equivalenti qualcuno degli isomeri possibili possiede un piano di simmetria e quindi risulta otticamente inattivo (forma meso), come la terza forma di acido tartarico separata in precedenza da Pasteur. Da allora vennero scoperte numerose sostanze di origine naturale otticamente attive e per tale motivo venne deciso di dare un segno positivo (+) a quelle destrogire, prendendo come riferimento la gliceraldeide destrogira (D−(+)-gliceraldeide). Tale metodo di specificazione delle configurazioni risultò scomodo poiché non poteva prescindere dalla conoscenza della via sintetica utilizzata per correlare la configurazione di ciascun atomo asimmetrico alla configurazione della gliceraldeide destrogira. Pertanto fu proposto da R.S. Cahn, C. Ingold e V. Prelog un metodo più semplice, oggi ancora valido, basato sull'assegnazione di un ordine specifico di priorità ai quattro sostituenti di un atomo chirale, per esempio un ordine decrescente con il numero atomico. La configurazione dell'atomo di carbonio viene definita R (rectus) quando, osservando la molecola in modo che il sostituente a più bassa priorità sia più distante, la sequenza degli altri sostituenti vada in senso orario; mentre, in caso contrario, la configurazione prende il nome di S (sinister). Oggi sappiamo che le sostanze otticamente attive sono molto diffuse sia nel regno animale sia in quello vegetale e che, di solito, per ciascuna di esse in natura si ritrova una sola delle possibili forme isomere. Un esempio di ciò è fornito dagli α-amminoacidi, i principali costituenti delle proteine dell'organismo, i quali presentano tutti la stessa configurazione nel loro atomo di carbonio asimmetrico. Anche le altre molecole chirali presenti negli organismi si trovano in una configurazione preferenziale, otticamente pura, che tende ad essere mantenuta dai meccanismi evolutivi. Negli organismi inoltre si osserva che la purezza ottica dei componenti si conserva totalmente e che la dissimmetria complessiva dei sistemi cellulari aumenta passando dagli organismi più semplici a quelli più complessi. È stato dimostrato ampiamente, infine, che i fenomeni di natura sterica hanno importanza a ogni livello di complessità molecolare, specialmente nelle molecole biologiche. Un esempio di ciò ci viene ancora una volta dalle proteine e in particolar modo da quelle con funzione enzimatica, la cui configurazione nello spazio (struttura terziaria e, ove esista, quaternaria) determina la funzione dell'intera molecola. Da queste considerazioni si evince quindi che i sistemi biologici manifestano elevata stereospecificità e stereoselettività. Va infine ricordato che, a differenza di ciò che avviene in natura, durante la sintesi di un composto contenente atomi di carbonio asimmetrici, si ottiene sempre una miscela racema equimolecolare dei due antipodi ottici, otticamente inattiva in quanto la rotazione provocata dalla molecola di un isomero è annullata dalla rotazione, uguale e opposta, prodotta dalla molecola del suo enantiomero.