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Stenografìa.

Tecnica di scrittura che utilizza segni convenzionali per trascrivere in modo più rapido il discorso. Le sue origini rimandano al I sec. a.C., allorché Cicerone, appresa la s. da Senofonte durante il suo esilio ad Atene, diede incarico di adattarla al latino al suo liberto Tirone; questi elaborò circa 3.000 abbreviazioni di parole e locuzioni (notae) e le corredò di un complesso di norme, venendo così a costruire il primo sistema stenografico. Le notae tironiane, che col tempo vennero aumentando di numero (oltre 5.000 nel IV sec.), costituirono il fondamento dei sistemi stenografici moderni; essi fiorirono a partire dal XVIII sec., quando cioè S. Taylor, professore dell'università di Oxford, creò la prima scrittura fonetica mediante l'attribuzione a ogni fonema della lingua inglese di un solo segno e mediante l'accorgimento di trascrivere solo i suoni uditi. Il sistema di Taylor, denominato geometrico in quanto il suo alfabeto era costituito da elementi disegnabili, fu applicato al francese da T. Bertin nel 1792 e, con la mediazione di quest'ultimo, allo spagnolo da F. de Paula Martí (1800); fortemente influenzato da Taylor fu anche il primo sistema stenografico italiano, che P.F. Molina ideò nel 1797 e che subì, nella prima metà del XIX sec., le correzioni di E. Amanti, F. Delfino e C. Tealdi. Al superamento del maggior difetto del sistema di Taylor, cioè la mancanza delle vocali, si dedicarono in quegli anni numerosi esperti di area francese (C. de Prépéan, Aimé-Paris, Prevost, l'abate Duployé, Delaunay, Guénin). Contemporaneamente, si affermava nei Paesi anglofoni la fonografia di I. Pitman, un sistema che tentava di realizzare una rappresentazione grafica il più razionale possibile di ogni suono della lingua. Un momento decisivo della storia della s. fu il sistema corsivo di F.X. Gabelsberger; tale sistema, poi parzialmente corretto da W. Stolze (1867) e da F. Schrey (1887), prevedeva un uniforme allineamento dei segni tramite filetti di unione e una fisionomia grafica volta a esprimere non tanto il suono della parola quanto piuttosto l'idea a essa sottesa. Esso passò anche in Italia con la mediazione del moravo H.K. Noë, ricevendo il riconoscimento governativo nel 1909; col tempo al sistema Gabelsberger-Noë furono affiancati altri sistemi quali il Cima, il Meschini e lo Stenital di A. Mosciaro.