Insieme omogeneo di individui costituito
concettualmente ai fini di una classificazione o di una distinzione:
le s.
animali. ║ Per estens. - Qualità, condizione, modo di essere:
i contratti possono essere di varie s. ║ Di cosa che ricorda nella
qualità un'altra cosa analoga:
provava una s. di vertigine.
║
Sotto la s. di: sotto l'apparenza (
presentarsi sotto la s. di
un mendicante). ║
In s.: specialmente (
amo l'arte,
in
s. quella antica). ║ Cosa rilevante che suscita meraviglia o ribrezzo:
la vista del sangue mi fa s. ║ In tono spesso dispregiativo o
polemico, termine utilizzato per indicare persone o comportamenti che spiccano
per qualche aspetto negativo:
un locale frequentato da gente d'ogni s.
• Teol. - Espressione con cui nella dottrina cristiana cattolica
vengono indicati l'aspetto e le qualità del pane e del vino che
sussistono anche quando, durante la consacrazione, avviene il loro cambiamento
nel corpo e nel sangue di Gesù Cristo:
s. eucaristiche.
• Chim. - Entità chimica, sia essa atomo, radicale, ione o
molecola, dotata di caratteristiche particolari che la distinguono dalle altre.
Più in particolare, ognuna delle forme chimiche nelle quali un elemento
si può presentare in un determinato ambiente.
• Fis. -
Grandezze della stessa s.: grandezze omogenee, della stessa natura ovvero
grandezze fisiche, quali per esempio massa, carica elettrica, lunghezza, ecc.,
fra loro confrontabili.
• Mat. - Termine che indica i diversi
gruppi di una determinata classificazione o anche un particolare carattere
numerico di un ente; per esempio, con la locuzione
involuzioni di s. h si
intende che a un punto generico corrisponde, nell'involuzione presa in
considerazione, una varietà di dimensione
h. Il termine assume di
volta in volta un significato specifico diverso.
• Farm. - Termine
indicante la forma, il modo con il quale si presenta una sostanza:
s.
farmaceutiche. ║ Miscuglio di parti di vegetali frammentate o
polverizzate, utilizzate per preparare infusi, decotti o estratti, aventi
effetti diversi sull'organismo:
s. diuretiche.
•
Biol. - In zoologia e in botanica, categoria sistematica intermedia tra genere e
sottospecie comprendente individui tra loro fecondi (con la sola eccezione delle
s.
singamiche)
. Alla
s. è assegnato il
secondo termine, scritto minuscolo, della nomenclatura binominale introdotta da
Linneo verso la metà del XVIII sec. In base a questa classificazione
binominale, tuttora in uso e applicata sia al regno animale sia a quello
vegetale, ogni
s. viene indicata con due nomi latini o latinizzati dei
quali il primo, scritto in maiuscolo, rappresenta il genere e il secondo,
scritto minuscolo, la
s. Il concetto di
s. nasce dall'esigenza
pratica dell'uomo di dare un nome a ciascun organismo vivente in modo da
distinguerlo chiaramente e univocamente dagli altri. Nei secoli, tale concetto
è andato modificandosi notevolmente, di pari passo col progresso delle
conoscenze. ║
Concetto tipologico di s.: definisce la
s.
come l'insieme degli individui riconducibili a un modello morfologico
(struttura, colore, dimensione) nettamente definito, fondato sulle
caratteristiche desunte da un individuo che è servito alla istituzione
della
s. ║
Concetto morfologico di s.: modello morfologico
non più fondato su un solo individuo ma sugli individui di una o
più popolazioni che servono tutti alla definizione della
s.
║
Concetto biologico di s.: definisce le
s. come
“entità storiche” suscettibili di continui cambiamenti nel
tempo. Dal 1940 questo concetto è stato modificato considerando la
s.
come “una comunità riproduttiva di popolazioni,
riproduttivamente isolata dalle altre, che occupa in natura una nicchia
specifica”. ║
Concetto di s. evolutiva: considera la
s. come “una singola linea evolutiva di popolazioni derivanti da
uno stesso antenato, che rimangono distinte da altre linee simili e che
possiedono una tendenza evolutiva e un destino storico propri”. ║
Concetto filogenetico di s.: definisce la
s. come “un
insieme indivisibile di organismi che comprende tutti i discendenti da un
fenomeno di cladogenesi e che è diagnosticamente distinguibile da altri
gruppi”. È ormai noto che il meccanismo principale della formazione
di una
s. è l'isolamento riproduttivo, provocato da svariati
meccanismi (barriere), che alla lunga porta all'isolamento genetico della
s. e quindi alla sua incompatibilità riproduttiva con
s.
anche affini (V. SPECIAZIONE). Geneticamente, la
s. può essere definita quindi come l'insieme degli individui
dotati di genotipi identici o affini, che si riproducono esclusivamente
all'interno della
s. stessa. ║
S. sistematica:
s.
comprendente diverse sottospecie, ovvero popolazioni o gruppi di popolazioni fra
loro distinguibili per diversi caratteri. Talvolta le sottospecie appartenenti a
una
s. sistematica presentano scarsa o nulla capacità di incrocio
reciproco. ║
S. monotipica:
s. omogenea all'interno della
quale non sono individuabili categorie sistematiche gerarchicamente inferiori,
come razze o varietà, o sottospecie. ║
S. politipica:
s.
eterogenea all'interno della quale sono riconoscibili diverse categorie
sistematiche inferiori come sottospecie, razze o varietà; sono
solitamente tali le
s. che vivono su ampie zone geografiche. ║
S. allopatrica:
s. politipica suddivisibile in razze
geograficamente ripartite, ciascuna delle quali occupa un areale ben definito ed
è spazialmente isolata dalle altre. ║
S. simpatrica:
s.
occupante un'area geografica più o meno sovrapposta a quella di altre
s. ║
S. relitta:
s. vegetale o animale la cui
morfologia è rimasta essenzialmente invariata nelle ere geologiche.
║
S. estinta:
s. ormai scomparsa in epoche passate a causa
della sua incapacità di adattarsi alle modificazioni ambientali, oppure
perché oggetto di un'accanita caccia da parte dell'uomo. ║
S.
incipiente o
semispecie: popolazione con caratteri troppo diversi da
quelli degli individui della stessa
s. da poter essere considerata
soltanto una varietà a sé stante, ma non così peculiari da
poter essere considerata una
s. distinta. ║
S. dominante:
s. che occupa gran parte dell'area di un determinato habitat.
•
Filos. - I significati che il termine
s. ha assunto nella storia della
filosofia possono essere ridotti a tre: ontologico, logico e gnoseologico. In
senso ontologico,
s. significa forma, modello, e rimanda a una
realtà trascendente il mondo empirico (in questo senso, ad esempio, vanno
intese le idee platoniche). In senso logico, la
s. è, invece, quel
raggruppamento di enti che hanno in comune alcuni caratteri (detti
differenza
specifica) in virtù dei quali essi si distinguono da altri enti che
tali caratteri non hanno (ad esempio, il possesso di uno scheletro è
ciò che differenzia la
s. dei vertebrati dalla
s. degli
invertebrati). Le varie
s. possono essere parte di un raggruppamento
più ampio detto
genere (V.)
(nell'esempio di prima, quello di animali), che a sua volta può essere
s. rispetto a un raggruppamento ancor più ampio (esseri viventi,
nel quale rientrano gli animali, ma anche le piante); allo stesso modo, le
s. possono esere suddivise in raggruppamenti meno estesi (ad esempio,
all'interno della
s. vertebrati, uomo, cane, ecc.), fino a giungere a un
raggruppamento (detto
s. infima) che comprende individui distinguibili
solo numericamente (ad esempio, Aristotele). In senso gnoseologico, infine, col
termine
s. si fa riferimento a quelle immagini (in latino
species)
che, secondo alcuni filosofi, si staccano dalle cose e arrivano ai nostri organi
di senso, fornendoci in questo modo la conoscenza empirica di esse; la tesi
circa l'esistenza di
s. in questa accezione è in verità
rigettata dalla filosofia contemporanea alla luce dei suoi controversi
presupposti teoretici (una metafisica dualistica, un approccio rigidamente
realista ai problemi della conoscenza, ecc.).