Ex soldato romano di origine tracia. Disertore
dell'esercito romano, venne fatto schiavo, ma nel 73 a.C. fuggì dalla
scuola gladiatoria di Capua con alcuni compagni, a cui si aggiunsero presto
numerosi schiavi scappati dai latifondi campani, nonché un considerevole
numero di diseredati e nullatenenti. Stabilitisi sulle pendici del Vesuvio,
S. e i suoi seguaci depredarono la zona per circa un anno senza che Roma
riuscisse a trovare efficaci contromisure. In tal modo la rivolta si estese
anche in Lucania. Dopo essersi diviso dal compagno celtico Crisso,
S. si
diresse verso Nord, ottenendo vittorie contro il console L. Gellio e, a Modena,
contro il governatore della Gallia Cisalpina. Ritornò quindi verso Sud,
ma in Lucania venne sconfitto e ucciso per mano di M. Licinio Crasso, comandante
di ben dieci legioni. Dei compagni di
S. 5.000 trovarono la morte
combattendo, mentre 6.000 vennero crocifissi lungo la via Appia, tra Roma e
Capua. ║ La figura di
S. ispirò diverse opere letterarie,
dallo
Spartacus (1760) di B.J. Saurin alla tragedia
Spartaco
(1919) di I. Nievo, all'omonimo romanzo (1874) di R. Giovagnoli, a
I
gladiatori (1940) di A. Koestler, nonché melodrammi (G. Pensile,
1726; G. Sinico, 1886; P. Platania, 1891), il balletto
Spartak (1956) di
A.I. Chačaturjan e il film
Spartacus
(V.) di S. Kubrick (1960) (m. 71 a.C.).