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Spiritualismo.

Concezione caratterizzata dall'esaltazione dei valori spirituali (religiosi, morali, affettivi, ecc.) rispetto a quelli materiali e pratici, e anche razionali: lo s. romantico. Filos. - Concezione che riconosce la realtà sostanziale dello spirito. Nell'accezione più ampia del termine, nell'ambito dello s. rientrano tutte le dottrine filosofiche dualistiche, in quanto concepiscono la realtà spirituale come indipendente e superiore a quella materiale. Con significato storicamente circoscritto, si intende per S. quel movimento filosofico sviluppatosi in Francia nel XIX sec. il quale, pur nella diversità delle varie correnti che ad esso hanno fatto capo, ha avuto come tratto unificante una metafisica di ispirazione cristiana da opporre al Materialismo, al Positivismo e al filone «ateista» dell'Idealismo hegeliano. Lo S. (M. de Biran, F. Ravaisson, J. Lachelier) assegna massima rilevanza alla coscienza intesa come sede di principi gnoseologici e valori morali, rifacendosi così a una tradizione che può essere fatta risalire a sant'Agostino. Iniziatore dello S. è M. de Biran, dalla cui riflessione si svilupparono ulteriori filoni spiritualistici, come il Neocriticismo (C. Renouvier) e la filosofia dell'azione (M. Blondel). Allo S. francese, oltre che al pensiero di A. Rosmini e V. Gioberti, si richiamano le correnti di pensiero (S. cristiano) affermatesi in Italia dagli anni Trenta del XX sec., con A. Carlini, A. Guzzo, M.F. Sciacca, L. Stefanini e F. Battaglia. Partendo dal concetto gentiliano di spirito, essi hanno operato un ripiegamento nel senso della trascendenza teistica, con conseguente ritorno alla tradizionale posizione dello S. platonico-cristiano.