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Negro Spiritual). Canto religioso
negro-americano. Praticato negli Stati meridionali degli Stati Uniti d'America
dagli schiavi africani, lo
s. si sviluppò probabilmente a partire
dalla seconda metà del XVIII sec., conservandosi attraverso la
trasmissione orale. La prima raccolta di
s., intitolata
Go down
Moses, fu pubblicata nel 1861. Musicalmente gli
s. presentano aspetti
armonici e melodici mutuati dalla musica europea, mescolati a effetti ritmici e
tipi di improvvisazione tipicamente afro-americani. I testi, elaborati
prevalentemente da passi o versetti dell'Antico Testamento, sono espressione
poetica originale dell'aspirazione al riscatto dalla condizione di
schiavitù; per il loro contenuto «eversivo», non a caso alcuni
s. furono proibiti dai bianchi. Nella liturgia lo
s. ha esercitato
l'importante funzione di rafforzare il senso di identità e di cementare
la comunità religiosa negro-americana. La forma responsoriale di molti
s., di tipo schiettamente africano, è svolta da un solista (il
predicatore) e dal coro dei fedeli, che partecipano intensamente al canto con
interazioni e formule di assenso, su un ritmo trascinante e con accompagnamento
di battimani e movimenti del corpo. Il primo gruppo corale a portare lo
s. nelle sale da concerto fu il Fisk Jubilee Singers (1871). Nel XX sec.
si sono poi sviluppate varie tendenze stilistiche e modalità di
esecuzione, portate avanti da formazioni o solisti. Tra i più
rappresentativi interpreti si ricordano il coro Memphis Sanctified Singers, la
formazione quartettistica Golden Gate Quartet e, dagli anni Cinquanta, Mahalia
Jackson. Dallo
s. prese avvio negli anni Trenta il
gospel song,
canto ispirato al Vangelo, i cui iniziatori e principali divulgatori furono
Thomas A. Dorsey e Roberta Martin.