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Spada.

Arma bianca a lama lunga, dritta e appuntita, con uno, due o nessun taglio. ║ Fig. - Sguainare la s.: dare inizio a una lotta, armata o no. ║ Fig. - Cingere la s.: prepararsi alla lotta. ║ Fig. - Riporre la s.: cessare la lotta. ║ Fig. - Difendersi a s. tratta: difendersi con forte determinazione. ║ Fig. - Ne ammazza più la gola che la s.: proverbio riferito ai danni prodotti da eccessiva golosità. ║ Fig. - Chi di s. ferisce di s. perisce: proverbio indicante che ad azione violenta corrisponde una reazione altrettanto violenta. Deriva da una frase evangelica (Matteo, 26, 52) che Gesù indirizza all'apostolo che voleva difenderlo con un'arma. ║ Fig. - S. di Damocle: espressione indicante un pericolo imminente. Si riferisce alla s. che Dionigi il Vecchio, tiranno di Siracusa, fece appendere sulla testa del suo cortigiano Damocle dopo averlo fatto sedere sul proprio trono, per fargli intendere la gravità dei pericoli ai quali sono soggetti i regnanti (V. anche DAMOCLE). ║ Al plurale, uno dei quattro semi delle carte da gioco regionali italiane, conservato nei tarocchi. Arald. - Negli stemmi la s. indica la nobiltà militare della famiglia o, a volte, la vendetta. Nello scudo è rappresentata con la punta rivolta verso il capo. Può essere raffigurata anche a punta in giù, appuntata, guarnita, pomata. Sport - Nella scherma, una delle tre armi utilizzate, insieme alla sciabola e al fioretto. La sua massa non deve superare i 770 g e la sua lunghezza totale (compresi i 90 cm massimi di lama) i 110 cm. La coccia è a forma di calotta sferica e la lama è a base triangolare rigida, fornita di bottone protettivo sulla punta o terminante con una filettatura alla quale viene agganciato un sensore elettrico indicante la stoccata. Come il fioretto, la s. colpisce solo di punta il bersaglio rappresentato dall'intero corpo dell'avversario. Zool. - S. argentina: nome comune dell'Argentina sphyraena, pesce dell'ordine dei salmoniformi. ║ S. rossa: nome comune del pesce denominato Cepola rubescens. ║ Pesce s.: nome comune dello Xiphias gladius, teleosteo perciforme della famiglia Xifidi, con mascella superiore allungata in un rostro a forma di s. e il corpo privo di squame. Zoot. - S. romana: l'insieme dei peli del mantello del cavallo, con direzione particolare, posto nelle parti laterali del collo, compreso tra le spighe. Ind. tess. - Asta di legno utilizzata in alcuni telai tradizionali allo scopo di lanciare la navetta. Bot. - Fil di s.: nome volgare del gladiolo (Gladiolus italicus o Gladiolus segetum). Etn. - Danza della s.: è così definita qualsiasi danza con armi bianche o bastoni. Nata come danza propiziatoria, eseguita per favorire la fertilità del suolo e l'abbondanza dei raccolti, era caratterizzata dalla presenza di danzatori vestiti di bianco uniti in un'ipotetica catena dalle s. che non assumevano quindi ruolo di offesa. Fu diffusissima in Asia, in Australia e nelle Americhe. In Europa assunse carattere più drammatico, sviluppandosi nel patrimonio folcloristico tedesco, britannico, francese, spagnolo, portoghese e sloveno anche in senso guerresco e religioso. In Italia si diversificò, assumendo aspetti sia guerreschi, sia religiosi, sia prettamente popolari. Encicl. - Preistoria ed epoca classica: la s. vera e propria fu realizzata solo nel momento in cui fu tecnicamente possibile forgiare delle lame più lunghe rispetto a quelle dei pugnali di bronzo. Questa trasformazione avvenne probabilmente nel bacino orientale del Mediterraneo, dove grande sviluppo ebbero le s. minoico-micenee, dalla lunghezza considerevole e dall'ornato particolarmente ricco e curato; in esse le lame, dalla punta o dai margini affilati, erano legate all'impugnatura tramite chiodini o altri rudimentali accorgimenti tecnici. Alla fine dell'Età del Bronzo e all'inizio di quella del Ferro in Europa si diffusero s. di bronzo con impugnatura piena e foggia varia. Le s. di ferro apparvero intorno al VII sec. a.C., probabilmente nell'area di dominio burgundo. I Celti optarono per l'uso di lunghi pugnali, mentre i Greci dell'epoca classica fecero largo uso della machaera, s. a un solo taglio, ricurva sulla punta. I Romani, a imitazione delle popolazioni iberiche, adottarono il gladius, una s. corta, affilata ai margini e appuntita, mentre gli Italici fecero uso della semplice s. corta. Dopo la Repubblica e la prima parte dell'Impero entrò nell'uso, specie della cavalleria e dei legionari, la spatha, più lunga del gladio. ║ Tarda antichità e Medioevo: verso la fine dell'Impero, per influsso probabilmente barbarico, l'aspetto della s. fu modificato. L'elsa assunse la caratteristica forma a croce, per favorire l'impugnatura, e la s. venne riccamente decorata d'oro, d'argento, di smalto, di gemme. I Germani e i Franchi fecero uso della scramasax, grossa daga a un solo taglio. Le s. burgunde indicarono per la prima volta, nella lama, la marca dell'armaiolo. Durante il Medioevo le lame divennero più lunghe e pesanti, fornite di larga scanalatura centrale e di iscrizioni. Il manico, realizzato in legno e sormontato da una traversa in ferro laminato d'oro o d'argento, era fornito di un pomo a calotta che poteva contenere reliquie (s. carolinge). Alla fine del XV sec. fece la sua comparsa il cosiddetto stocco d'arcione, una s. a lama lunga. ║ Dal Rinascimento ai giorni nostri: nel Rinascimento le s. vennero riccamente e variamente decorate anche da artisti famosi. Comparvero le s. da caccia, dette anche spiedi, dalla punta lanceolata e il manico molto lungo. Nel XVI sec. l'impugnatura fu arricchita da un ramo di ferro tra il pomo e la parte inferiore dell'elsa, venendo così a creare quello che sarebbe stata successivamente la guardia. La s. divenne sempre più arma di punta e si dotò di guardie sempre più preziose e protettive, quali quelle delle s. a rami, che assumevano la forma di vere e proprie gabbie per la mano. Nel XVII sec. venne introdotta la s. a coccia la quale, al posto dei rami, presentava una piastra concava di grandi dimensioni. Nel XVIII sec. la s. fu soprattutto intesa come elegante spadino, ma scomparve gradualmente dall'uso comune, sostituita dalle armi da fuoco.