Modo di interpretare i fatti o le cose secondo il
proprio pensiero. • Filos. - Tendenza a risolvere la realtà delle
cose nella realtà del pensiero che le interpreta, ossia nell'esperienza
conoscitiva umana. I primi filosofi greci presocratici concepirono la natura
come un tutto assolutamente oggettivo. Empedocle fu il primo che si pose il
problema dell'antitesi tra ricercatore (soggetto) e oggetto della ricerca.
Più marcatamente il
s. si propose con i filosofi sofisti, e in
particolare con Protagora, cui si deve la formulazione del principio dell'uomo
misura di tutte le cose. Anche Socrate reagì all'oggettivismo
naturalistico; egli, tuttavia, considerò l'uomo soggettivamente non tanto
in rapporto all'oggettività della natura, quanto piuttosto sotto
l'aspetto morale. Platone fece propria la condanna socratica del Naturalismo, ma
ripropose anche l'armonia pitagorica e considerò le idee strettamente
connesse all'anima del mondo. Il
s. vero e proprio si sviluppò
soltanto nella filosofia moderna, a cominciare da G. Berkeley. Nell'ambito del
s. rientrano le concezioni idealistiche che elevano la mente a creatrice
della realtà e risolvono l'essere delle cose nella percezione soggettiva:
esse est percepi. Kant rifiutò quest'impostazione, rilevando che
il mondo mentale o soggettivo ha bisogno di una realtà esterna in grado
di fornire un contenuto materiale all'attività formale dell'Io. Ne
derivò un diverso Idealismo soggettivistico, secondo cui ideali sono
soltanto le forme a priori o categorie mediante le quali la coscienza organizza
la materia che le perviene dal mondo esterno. Va detto, tuttavia, che Kant non
riuscì a chiarire del tutto il significato dell'apporto della
realtà esterna. La filosofia postkantiana e idealista, nelle varie
correnti che vanno da Fichte a Schelling, a Hegel, interpretò come atto
idealistico anche il contenuto della conoscenza, considerato come inseparabile
dalla forma, e arrivò a risolvere l'intero universo nel processo di una
coscienza universale (Spirito). Schelling, in particolare, tentò di
uscire dal
s. ponendo la realtà nella coincidenza di natura e
spirito, di soggettivo e oggettivo. Il problema del rapporto tra soggetto e
oggetto venne affrontato anche dalle diverse correnti neocriticiste e
neoidealiste. Ciò nondimeno, a tutt'oggi il problema del
s. dal
punto di vista puramente gnoseologico si presenta insolubile e si tende a
superarlo privilegiando una considerazione morale del soggetto. • Est. -
S. estetico: espressione con cui si vuole indicare che il giudizio
estetico coincide con il gusto individuale. • Rel. -
S. religioso:
espressione con cui si vuole indicare che la verità religiosa ha il suo
fondamento nella coscienza del singolo.