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Socinianésimo.

Movimento teologico-morale, sorto in Polonia nel XVI sec., facente capo ai principi esposti dai teologi Lelio e Fausto Socini. Il S. si fondava essenzialmente su un razionalismo religioso; pur ammettendo l'ispirazione divina delle Scritture, respingeva i dogmi della tradizione, in quanto irrazionali, nonché l'istituzione stessa dei sacramenti. La Scrittura era da interpretare filologicamente e secondo ragione; venivano negati la Trinità (i sociniani furono perciò denominati anche antitrinitari) e il valore salvifico della morte di Cristo, considerato peraltro figlio di Dio. Contrario a ogni disputa teologica, il S. si fece deciso propugnatore della tolleranza religiosa: riconosceva come cristiani tutte le Chiese e tutti gli aggruppamenti, a condizione che i loro membri osservassero i precetti evangelici. La religione cristiana, dunque, veniva ridotta a pura eticità, fondata come tale su un complesso di norme desunte dai Vangeli. • Encicl. - Il S., nato dall'unificazione delle varie tendenze anabattiste e antitrinitarie, si sviluppò in seno all'università di Rakow nella seconda metà del XVI sec. Salito al trono Sigismondo III, il movimento fu sottoposto a varie restrizioni, che si accentuarono a partire dal 1627, protraendosi poi sino al 1662, anno in cui fu messo al bando da Giovanni Casimiro. Coloro che si rifiutavano di abiurare furono costretti a lasciare la Polonia e si rifugiarono in parte presso gli unitari transilvani, in parte in Olanda, dove entrarono a far parte delle comunità dei rimostranti e dei collegianti, permeando dei loro principi la cultura olandese. La dottrina sociniana ebbe larga diffusione nei secc. XVII-XVIII negli ambienti colti di tutta Europa, specie in Gran Bretagna dove si diffuse nella Chiesa anglicana e, attraverso le università, contribuì alla preparazione dell'Illuminismo.