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Slovénia.

Stato (20.273 kmq; 1.964.036 ab.) dell'Europa centrale. Confina a Ovest con l'Italia, a Nord con l'Austria, a Nord-Est con l'Ungheria, a Sud con la Croazia. A Sud-Ovest è bagnata, per un breve tratto, dal Mare Adriatico. Capitale: Lubiana. Città principali: Maribor, Celje, Jesenice, Kranj, Trbovlje, Capodistria. Ordinamento: Repubblica parlamentare. Il presidente della Repubblica viene eletto ogni cinque anni a suffragio universale diretto; il potere esecutivo è affidato al Consiglio nazionale, composto da 40 membri, 18 dei quali in rappresentanza di organizzazioni di diverso tipo, rinnovato ogni cinque anni; il potere legislativo spetta all'Assemblea nazionale, composta da 90 membri, (due dei quali in rappresentanza delle minoranze magiara e italiana) eletti, ogni quattro anni, a suffragio universale. Moneta: euro (dal gennaio 2007). Lingua: sloveno (diviso in numerosi dialetti); esistono minoranze italiane e magiare. Religione: cattolica; vi sono anche piccole comunità di ebrei, musulmani e cristiano-ortodossi. Popolazione: in maggioranza slovena, con minoranze di Croati, Serbi, Musulmani, Magiari, Macedoni, Albanesi, Italiani.

GEOGRAFIA

Morfologia: il territorio è in prevalenza montuoso e digradante, a Est, verso la pianura pannonica. Le principali catene montuose sono disposte lungo il confine con l'Italia (Alpi Giulie, dove si trova il Monte Tricorno che, con i suoi 2.863 m, è la cima più elevata del Paese) e con l'Austria (Caravanche, proseguimento delle Alpi Carniche). A ridosso di tale catene alpine si situano ripiani carsici ricchi di grotte (celebri quelle di Postumia), doline e fiumi sotterranei. ║ Idrografia: le Caravanche sono delineate dalle valli della Sava e della Drava, i due principali fiumi sloveni, entrambi affluenti del Danubio. Dal Monte Tricorno nasce l'Isonzo che, scorrendo verso Sud, sfocia nel golfo di Trieste. ║ Clima: il clima è subcontinentale, con estati calde e inverni molto rigidi, eccettuata la stretta zona costiera e la regione orientale, in cui la maggiore mitezza del clima si deve, rispettivamente, agli influssi marini e all'abbassamento del rilievo. Le precipitazioni sono abbondanti, in particolare sui rilievi.


ECONOMIA

La S. occupa una posizione strategica, rappresentando un passaggio tra i Paesi dell'Europa centrale (Austria, Ungheria) e l'Adriatico (porto di Trieste). In seguito allo scoppio della guerra civile, l'economia della S., nonostante tale Repubblica fosse tra le più ricche della ex Jugoslavia, visse un periodo di profonda crisi, dovuto al deteriorarsi dei rapporti con la Serbia, principale partner commerciale. Oggi, rispetto ad altri Paesi dell'ex Jugoslavia, gode di una discreta prosperità economica, garantita dalla collocazione geografica propizia ai contatti e agli scambi con gli Stati dell'Europa occidentale, dagli investimenti, soprattutto stranieri (austriaci e tedeschi), dalla determinazione di stringere relazioni con la CEE. L'agricoltura è ben sviluppata, nonostante la sua resa sia condizionata dalla bassa percentuale di superficie agricola sfruttabile. Si pratica la coltivazione di cereali (mais, frumento, avena, orzo, segale) nelle zone basse e lungo il corso dei fiumi, e quella della vite nelle aree collinari. Diffusi sono anche la produzione di patate e mele (da cui si ricava il sidro), nonché l'allevamento di bestiame (bovini, ovini). L'industria costituisce la voce più importante del bilancio sloveno: particolarmente fiorenti le industrie siderurgiche, chimiche, alimentari. Sviluppate sono anche le industrie tessili, meccaniche, del legno e della carta, che attingono la materia prima dal notevole patrimonio boschivo del Paese (conifere, faggi, querce, castagni). Discretamente sviluppato anche il settore estrattivo, grazie alla ricchezza mineraria del sottosuolo (mercurio nella zona di Idria; giacimenti di carbone, zinco, piombo). La produzione di energia elettrica è garantita dalle numerose centrali idroelettriche e termiche, nonché dalla centrale nucleare di Krško, condivisa con la Croazia. Il turismo, in netta ripresa dopo il 1993, ha le sue maggiori attrattive nelle grotte carsiche (Postumia e S. Canziano), nel parco naturale del Tricorno e nella breve ma splendida costa adriatica che riveste un'importanza fondamentale per la presenza dell'unico porto del Paese, Capodistria.

STORIA

Gli Sloveni, tribù slava meridionale, si insediarono nei territori alpini dell'alta Drava e della Sava, giungendo fino all'Isonzo e al Timavo, sospinti in quel territorio dall'invasione degli Avari (fine VI sec.). Dopo l'occupazione avara, subirono la dominazione del re franco Samo (VII sec.), dei Bavari (745-788), dei Franchi (788-907) coi quali prese avvio l'evangelizzazione del Paese, dei Magiari (907-955). Successivamente dominarono il territorio sloveno piccole dinastie feudali tedesche e imperiali, finché, sotto gli Asburgo (XIII sec.), le sorti del Paese coincisero fino al 1918 con quelle dell'Austria. All'inizio del XIX sec. la Francia di Napoleone occupò i Paesi di lingua slovena (Istria, Carinzia, Carniola) istituendovi il governatorato delle Province Illiriche (1809-13), con capitale a Lubiana. Tale evento fu interpretato dal popolo sloveno come un importante riconoscimento della loro individualità nazionale. Nel 1815, dopo il Congresso di Vienna, la S. ritornò sotto gli Asburgo (Regno di Illiria), fino al 1849, quando fu smembrata nelle province di Carniola, Carinzia, Gorizia e Istria. In seguito alla crisi del 1848-49, riemersero rivendicazioni autonomistiche, limitate però esclusivamente ai circoli culturali e all'ambiente intellettuale. Dopo il crollo dell'Impero austro-ungarico, nel 1918 la S. entrò a far parte della Jugoslavia. Durante la seconda guerra mondiale (1941-45) fu spartita tra Germania (Maribor), Italia (provincia di Lubiana), Ungheria e Regno di Croazia. Intensa fu in questo periodo l'attività dei movimenti partigiani. Al termine del conflitto la S. rientrò a far parte della Jugoslavia come Repubblica federata, ampliata coi territori italiani ceduti in base al trattato di pace del 1947. Dopo la morte di Tito l'acuirsi della crisi della federazione jugoslava provocò una maggiore instabilità in tutte le Repubbliche federate. Nel maggio 1989 il Parlamento sloveno approvò una modifica costituzionale che sanciva il diritto all'autodeterminazione e alla secessione. L'indipendenza venne decretata in seguito al referendum del dicembre 1990, anno in cui si svolsero anche le prime elezioni libere multipartitiche (vinte da forze autonomiste di centro-destra) e le elezioni presidenziali (vinte da Milan Kucan, appartenente al Partito del rinnovamento democratico). Il Governo capeggiato da Alojz Peterle portò a termine il processo di separazione dal Governo di Belgrado, ufficialmente proclamata il 25 giugno 1991. La S. riuscì a non essere coinvolta nel conflitto tra Croazia e Serbia, scongiurando così il pericolo di una crisi economica più grave. Venne riconosciuta dalla CEE e dall'ONU, di cui divenne membro nel 1992. Nell'aprile 1992 il Parlamento tolse la fiducia al Governo formato dal democristiano Peterle, concedendola al liberaldemocratico Janez Drnovsek. Il nuovo Governo si fece garante di un processo di ristrutturazione economica basata sul libero scambio e sulla privatizzazione, nonché di una politica orientata a stringere rapporti con l'Europa occidentale e a incoraggiare l'investimento di capitali stranieri. Alla fine del 1992 vennero indette le elezioni presidenziali che portarono alla rielezione di Kucan, confermato anche nel 1997. Con le elezioni amministrative del dicembre 1994 si assistette all'avanzata del Partito socialdemocratico, populista di destra, guidato da Janez Jansa (il quale nell'aprile del 1995 verrà formalmente incriminato per lo scandalo di contrabbando di armi esploso nel 1992). Tale avanzata trovò riscontro nelle elezioni amministrative del novembre 1996 che, pur riconfermando al potere il Partito liberaldemocratico e il primo ministro uscente Drnovsek, segnarono la pesante sconfitta del Partito popolare e del Partito comunista a vantaggio del Partito socialdemocratico. Nel 1998 la S. venne ammessa nel gruppo di Paesi candidati all'ingresso nell'Unione europea. Il 9 aprile 2000 il primo ministro Drnovsek venne sfiduciato dal Parlamento dopo l'uscita del Partito popolare dalla coalizione di Governo; il 3 maggio dello stesso anno, il Governo formato dal presidente del Partito popolare Andrej Bajuk ottenne la piena fiducia parlamentare. Il nuovo governo non sopravvisse tuttavia alle elezioni legislative dell'ottobre successivo, quando il Partito liberaldemocratico si affermò nettamente sui partiti di centrodestra e Drnovsek riottenne l'incarico di primo ministro ricostituendo la coalizione. Il premier si impegnò a dare impulso a quelle riforme strutturali necessarie per completare il passaggio all'economia di mercato e raggiungere gli standard europei in vista dell'ingresso in Europa inizialmente previsto per il 2003. Nel 2002 la S. venne ufficialmente invitata a entrare nella NATO, durante il vertice di Praga del 21 novembre, e nell'Unione europea, durante il vertice di Copenaghen del 13 dicembre. Nel dicembre 2002 a Drnovsek, eletto presidente della Repubblica, successe nella carica di primo ministro il compagno di partito Anton Rop. Nel 2003 si svolse il referendum popolare sull'adesione alla NATO (57% di voti a favore) e all'Unione Europea (90% di voti a favore). Il 2 aprile 2004 la S. venne ufficialmente ammessa nella NATO e il 1° maggio entrò nella Ue. Alle elezioni europee di giugno per il rinnovo del Parlamento europeo la coalizione liberaldemocratica al governo ottenne il 21,9% dei voti, ma venne superata dal 23,5% raccolto dal Partito conservatore all'opposizione. Le elezioni legislative dell'ottobre 2004 registrarono la sconfitta dei partiti della coalizione di governo e l'avanzata dei conservatori; il Partito liberaldemocratico (LDS; 22,8% dei suffragi), che aveva guidato il Paese nell'Unione europea, venne infatti sconfitto dal Partito democratico sloveno (SDS; 29,1%), il cui leader Janez Jansa fu chiamato a formare un Governo di coalizione di centro-destra. Nel febbraio 2005 il Parlamento ratificò la nuova Costituzione europea. Il 1° gennaio 2007 la S. rimpiazzò la sua moneta nazionale, il tallero, con l'euro, diventando il tredicesimo Paese dell'Unione europea ad adottare la moneta unica e il primo dei nuovi Stati membri ad aderire all'Unione economica e monetaria istituita in Europa.

LINGUA

Lo sloveno è una lingua slava meridionale suddivisa in numerosi dialetti, parlati nella Carniola, nella Stiria inferiore, nell'Oltremur, nella Carinzia meridionale, nella valle di Resia e nella fascia orientale del territorio giuliano. Sia sui dialetti sia sulla lingua letteraria, notevole è stato l'influsso, specialmente nel lessico e nella sintassi, del tedesco e dei dialetti neolatini finitimi. L'alfabeto è quello latino con l'aggiunta di alcuni segni diacritici.

LETTERATURA

I primi documenti che attestano una tradizione scritta slovena si ritrovano nelle formule confessionali dei Monumenti di Frisinga (X sec.), episodio isolato in un popolo che non ha dato vita ad alcuna tradizione epica orale. Durante l'epoca umanistica e rinascimentale, la produzione letteraria in volgare venne ostacolata dalla sottomissione politica del Paese e dal proliferare della cultura germanica tra i ceti colti. La Riforma e le opere di propagande delle teorie luterane da parte di P. Trubar (1508-86) e dei suoi collaboratori (J. Dalmatin, 1547-1589, tradusse la Bibbia; A. Borovič, 1520 - fine XVI sec., scrisse la prima grammatica slovena nel 1584) furono determinanti per lo sviluppo e l'affermazione della lingua letteraria. Tale fervore letterario fu spento dall'avvento della Controriforma, cosicché tra il 1615 e il 1672 non fu pubblicato alcun libro in lingua slovena. In epoca illuministica si verificò un nuovo impulso per la creazione di una letteratura nazionale, impegnata nella riflessione sulla cultura e sulla lingua materna. Dopo il 1780 si formò, su iniziativa dell'italo-sloveno Z. Zois (1747-1819), un circolo di intellettuali tra i quali spiccano V. Vodnik (1758-1819), il primo poeta sloveno, A.T. Linhart (1756-95), padre del teatro sloveno, J. Kopitar (1780-1844), fondatore della filologia slava e autore della prima grammatica slovena su basi scientifiche (1808-09). In epoca romantica, tra il 1830 e il 1848, molteplici furono i tentativi di affermazione della cultura slovena, in particolare per opera di M. Čop (1797-1835), direttore dell'almanacco poetico L'ape della Carniola (1830), a cui collaborò F. Prešeren (1800-1849), il maggior poeta sloveno, che introdusse nelle sue opere argomenti sociali, nazionali e morali e sperimentò nuove forme metriche, esercitando un forte influsso sulla successiva letteratura slovena. Tra gli altri interpreti del Romanticismo sloveno ricordiamo J. Trdina (1830-1905), F. Levstik (1831-1887), S. Jenko (1835-1869), J. Stritar (1836-1923), J. Mencinger (1838-1912), S. Gregorčič (1844-1906). Dopo il 1880, su influsso delle moderne tendenze europee, si impose il Realismo nella forma caratteristica del racconto lungo di ambientazione paesana (J. Jurčič, 1844-1881; I. Tavčar, 1851-1923; J. Kersnik, 1852-1897). Tra il 1899 e il 1918, il Modernismo sloveno, ripudiando sia il Romanticismo sia il Realismo, si fece portavoce di diverse tendenze (Naturalismo, Simbolismo, ecc.) allo scopo di rinnovare la letteratura nazionale. In tale periodo si verificò un notevole sviluppo del teatro e della narrativa grazie all'apporto di F.S. Finžgar (1871-1962), F.K. Meško (1874-1964), I. Cankar (1876-1918), così come della poesia con i poeti D. Kette (1876-1899), J. Murn (1879-1949), O. Župančič (1878-1949). In particolare Cankar introdusse in ambito letterario le moderne questioni sociali, psicologiche e morali, mentre Župančič si fece interprete di una nuova poesia erotica, nazionale e filosofica. Nell'epoca compresa tra le due guerre mondiali si affermarono l'Espressionismo (i poeti S. Kosovel, 1904-1926; B. Vodušek, 1905-1978; M. Jarc, 1900-1942; A. Vodnik, 1901-1965; il drammaturgo e prosatore S. Grum, 1901-1949) e il Realismo sociale, di tendenza marxista (M. Kranjec, 1908-1983; Prežihov Voranc, 1893-1950). Con la seconda guerra mondiale prevalsero le tematiche connesse all'esperienza rivoluzionaria, raccontate con stile piano e comprensibile alle masse. In seguito all'annessione della S. alla Jugoslavia (1945) si affermò dapprima il Realismo socialista, caratterizzato dalla trattazione di temi sociali legati, in particolare, ai problemi del ceto contadino, mentre, successivamente, si imposero nuove correnti e nuovi generi che si fecero portavoce delle tematiche moderne del rapporto tra città e uomo, dell'inurbamento, della introspezione psicologica (V. Pavšsič, 1913-1993; B. Zupančič, 1925-1980; L. Kovančič, n. 1928; M. Zupančič, n. 1925; J. Žmavc, n. 1924). Negli anni Cinquanta prevalsero correnti letterarie attente ai valori formali, sia in ambito poetico (E. Kocbek, 1904-1981), sia in ambito prosastico (A. Rebula, n. 1924). I decenni successivi furono caratterizzati da una produzione letteraria e teatrale che fece propri i temi dell'assurdità del mondo, dell'alienazione dell'uomo, della morte (D. Zajc, n. 1929; G. Strniša, 1930-1987; V. Zupan, 1914-1987; P. Kozak, 1929-1981; D. Jancčar, n. 1948). Negli anni Ottanta, sulla scia della letteratura postmoderna, si assistette a un allontanamento da ogni tipo di ideologia a favore della trattazione di temi caratterizzati dall'illogicità e dal paradosso e dal recupero dei sentimenti privati.