Insieme armonioso di suoni. ║ Più
specificamente, genere di composizione musicale per orchestra:
la s. Eroica
di Beethoven. Nel Settecento e nell'Ottocento, il pezzo orchestrale che
apriva le opere liriche:
la s. della Gazza ladra. ║ Per estens. -
Insieme armonicamente strutturato di elementi omogenei:
s. di colori.
║ Nell'uso familiare, coacervo di rumori fastidiosi:
i vicini hanno
ricominciato con la loro s. • Mus. - Nella Grecia classica, un
intervallo di consonanza perfetta (ottava); per estensione, anche uno strumento
che raddoppiava il canto a ottave. Tale significato si mantiene anche nel
Medioevo:
s. è la consonanza, contrapposta a
diafonia
(dissonanza), e anche uno strumento del genere zampogna (derivato dal latino
symphonia). Nel XVI sec. si dice
s. una raccolta di brani
musicali, per esempio di madrigali, e solo all'inizio del secolo successivo il
termine designa un genere di composizione, che può essere sia
vocale-strumentale (per esempio,
Sacrae Symphoniae di G. Gabrieli), sia
solo strumentale. Il significato è però ancora estremamente
generico: nei primi melodrammi venivano dette
s. anche gli interventi
orchestrali (più o meno brevi) tra i pezzi vocali, mentre ancora Bach
chiama
s. le
Invenzioni a tre voci e il
Preludio della seconda
partita per clavicembalo. Nella seconda metà del Seicento il termine
è spesso sinonimo di sonata (genericamente intesa come una composizione
da sonare, cioè non vocale), specialmente quando era eseguita da
più strumenti.
S. viene anche detta la parte strumentale preposta
all'opera di teatro e, come tale, comincia ad assumere una forma precisa. In
G.B. Lulli ha due o tre tempi concatenati:
Lento introduttivo,
Allegro fugato, conclusione; in A. Scarlatti i tempi si dispongono al
contrario:
Allegro,
Adagio,
Allegro e balletto. Con G.G.
Sammartini si delinea la
s. in tre tempi, caratterizzata da una linea
melodica condotta con grande varietà e vivacità ritmica e con
abbondanza di crescendi e diminuendi, e da un arricchimento del colore
orchestrale. Fuori dall'Italia vanno ricordate le scuole tedesca (J.V. Stamitz,
J.A. Hasse, J.A. Hiller, i figli di J.S. Bach, K. Philipp Emanuel e J.
Christian) e francese (F.J. Gossec, A. Bailleux, J. Papavoine, J.B. Davaux). La
s. di questo periodo è sostanzialmente una composizione in tre
tempi, di cui il primo (
Allegro) è nella forma bipartita della
sonata contemporanea, il secondo (
Adagio) nella forma dell'aria, il terzo
in forma di danza (
minuetto o
giga) oppure ripetizione dello
schema formale del primo tempo. Si va dalle tre alle nove parti strumentali con
l'aggiunta, negli organici maggiori, di corni, trombe, oboi, viole. Nella
seconda metà del Settecento, con F.J. Haydn e W.A. Mozart, la forma della
s. si precisa ulteriormente, assumendo ben determinati caratteri
stilistici. La
s. di Haydn, nella fase della produzione matura, è
in quattro tempi:
Allegro (in forma di sonata bitematica),
Adagio,
Minuetto,
Allegro finale (in genere in forma di rondò).
L'organico strumentale si stabilizza in un flauto, due oboi, due fagotti, due
trombe, timpani e strumenti a corda. Con L. van Beethoven la
s. diventa
l'espressione più alta dell'epica e della drammatica orchestrale,
assumendo una ferrea struttura unitaria, pur nell'autonomia dei singoli episodi.
Rispetto ad Haydn e Mozart, Beethoven ne accresce le dimensioni, sviluppando
soprattutto i tempi centrali, quelli in forma-sonata; sostituisce il minuetto
con lo
scherzo e amplia la mole dell'ultimo tempo, il
Finale.
L'organico strumentale si arricchisce ulteriormente (tromboni, controfagotto,
ottavino, ecc.). Nel XIX sec. i compositori tedeschi (F. Mendelssohn, J. Brahms,
F. Schubert, R. Schumann) continuano l'opera intrapresa da Beethoven, ampliando
la struttura della
s. sia nell'elaborazione tematica e nella timbrica,
sia nell'organico orchestrale. Il sinfonismo ottocentesco europeo vanta molti
celebrati autori, quali i russi P.I. Ciaikovskij, A.P. Borodin, N.
Rimskij-Korsakov, il boemo A. Dvorák, i francesi C. Saint-Saëns, E.
Lalo, P. Dukas, il belga C. Franck, gli scandinavi J. Sibelius e Ch.A. Sinding,
l'inglese E. Elgar, gli italiani G. Sgambati e G. Martucci. Dalla seconda
metà del XIX sec. comincia a precisarsi una forma particolare di
s., il poema sinfonico, che meglio esprime le esigenze descrittive di
alcuni autori, tra gli antesignani dei quali figurano H. Berlioz
(
Symphonie fantastique,
Harold en Italie) e F. Liszt
(
Dante-Symphonie,
Faust-Symphonie). Nel tardo Ottocento e nella
prima metà del Novecento, la
s. subisce, ad opera dei tedeschi
J.A. Bruckner e G. Mahler, uno sviluppo enorme sia nella struttura sia
nell'organico orchestrale. Tra i più rappresentativi sinfonisti del
periodo vi sono ancora i tedeschi R. Strauss, A. Schönberg, P. Hindemith,
il francese D. Milhaud, i russi S. Prokofiev e D. Šostakovič, il
brasiliano H. Villa-Lobos, gli italiani F. Alfano, G.F. Malipiero, I. Pizzetti
(O. Respighi usa una forma più vicina al poema sinfonico che alla
s.).
Ludwig van Beethoven
"Le forme della sinfonia" di Giulio Confalonieri