Opera dello storico greco Senofonte, composta
intorno al 365 a.C. Appartiene ai quattro scritti di ispirazione socratica
dell'autore (insieme all'
Apologia, ai
Memorabili e
all'
Economico). Con essi l'autore intendeva tramandare e difendere tanto
la figura del filosofo ateniese, di cui era stato discepolo, quanto la sua
dottrina. Il
S. è il più filosofico di questi saggi e, come
l'omonima opera di Platone (V. CONVITO, IL), fu
composto al fine di dibattere il tema dell'amore secondo la visione socratica,
benché poi la trattazione risulti invece ampiamente inframmezzata da
divagazioni di altra natura e comunque più aderente alla mentalità
e al pensiero di Senofonte che a quello di Socrate: l'autore ci presenta un
maestro di animo semplice, assai differente dall'immagine che è invece
possibile ricavare dai ritratti platonici. Occasione del dialogo è il
sontuoso banchetto che si svolse nella casa del ricco mecenate Callia, offerto
per celebrare la vittoria di Autolico nelle gare Panatenee: durante questo
convito, in cui non mancano gli spunti leggeri e faceti propri delle feste,
Socrate ha modo di illustrare la distinzione fra passione umana e divina, tra
amore sacro e profano, elevandosi così sulle chiacchiere degli invitati,
tra i quali spiccano molti sofisti. L'opera, lodata per lo stile e la nitidezza
della prosa attica, rappresentò un modello per le epoche successive,
quando il
simposio (V.) divenne un vero e
proprio genere letterario
.