Biol. - Associazione intima e spesso forzata fra
organismi (animali o vegetali) appartenenti a specie diverse. ║ Per
estens. - Unità, stretta associazione tra fatti o elementi tra loro
diversi:
nel loro rapporto sono riusciti a realizzare una perfetta s. tra i
loro diversi stili di vita. ║
Vivere in s.: vivere in stretta
comunione di interessi con un'altra persona. • Biol. - Situazione nella
quale, tra individui di due specie diverse, si stabilisce un rapporto diretto e
costante che può essere basilare per la sopravvivenza di una o di
entrambe le specie. Il termine fu utilizzato per la prima volta in questo senso
nel 1879 dal medico e botanico tedesco A.H. De Bary (1831-88). In base al genere
di relazione che si stabilisce tra gli organismi (detti
simbionti), si
possono distinguere diversi tipi di
s.:
mutualismo, nel quale
entrambi i simbionti si avvantaggiano dell'associazione (è il caso, per
esempio, della
s. tra paguro e attinia o tra bufaghe e bovini);
commensalismo, nel quale i simbionti utilizzano le stesse risorse
alimentari (in questo caso solo uno se ne avvantaggia, senza però che
l'altro subisca alcun danno diretto);
inquilinismo, nel quale uno dei due
simbionti, detto inquilino, vive all'interno, sopra o a stretto contatto (nella
tana, nel nido) dell'altro senza provocargli danno (per esempio, insetti che si
insediano e si nutrono all'interno di nidi di uccelli o in tane di mammiferi;
cirripedi e policheti tubicoli che aderiscono allo scudo delle testuggini
marine);
foresia, nella quale si evidenzia la propensione di alcuni
organismi a farsi trasportare da altri individui di specie diversa;
parassitismo, o
s. antagonista, nel quale un individuo agisce da
parassita nei confronti dell'altro, detto inquilino, provocandogli danni. Nel
caso in cui la
s. avviene tra due popolazioni si parla di
parasimbiosi (è il caso, per esempio, di formiche che si occupano
della “coltivazione” sotterranea di funghi). ║
Ipotesi
della s.: ipotesi secondo cui i mitocondri e i cloroplasti sarebbero stati
originati da parassiti intracellulari procariotici che si sarebbero posti in
s. con alcune cellule primitive divenute per evoluzione le attuali
cellule eucariotiche. • Psicol. - In psicoanalisi, viene detta
s.,
secondo una definizione di M. Mahler, la seconda fase di sviluppo mentale del
bambino, compresa tra la fase di autismo e quella di separazione-individuazione.
La fase simbiotica inizierebbe all'inizio del secondo mese e terminerebbe tra il
quarto e il quinto mese. In questo periodo il bambino vivrebbe in uno stato
mentale di fusione, di unità fisica e mentale con la madre, di non
identificazione di Io e non-Io. Il termine viene usato spesso come sinonimo di
fusione, specie in autori anglosassoni di scuola kleiniana. Il concetto
si ritrova anche nella linea teorica freudiana del narcisismo primario, in
quella degli psicologi dell'Io e in quella della psicologia del Sé.
D'altro canto la validità di tali posizioni è stata messa in
discussione dalle moderne ricerche di psicologia sperimentale e di osservazione
del bambino. • Etnol. -
S. sociale: il concetto, mutuato dalla
biologia, è stato utilizzato negli anni Trenta del XX sec. da S.F. Nadel
e negli anni Cinquanta da R. Firth per definire alcuni fenomeni di interazione
tra unità sociali distinte. Nadel basò i suoi studi sull'analisi
delle diverse forme di convivenza (cooperazione, fusione,
s.) che
regolavano i rapporti tra gli abitanti di una cittadina della Nigeria
settentrionale. Firth si concentrò invece sulle relazioni esistenti tra
popolazioni di due isolette della Polinesia (Tikopia e Anuta), sottolineando
come il rapporto simbiotico tra le due popolazione si fondasse essenzialmente
sull'immagine sociale che ciascuna società aveva dell'altra. I casi di
s. sociale evidenziano come la relazione simbiotica tra due unità
sociali distinte sia contraddistinta dalla ricerca di un equilibrio tra
l'esigenza di instaurare rapporti regolari di cooperazione e l'esigenza,
pressoché opposta, di conservare la propria identità sociale e
culturale.