Comunità religiosa e politico-militare dell'India,
stanziata prevalentemente nello Stato del Punjab. La corrente religiosa,
denominata Sikhismo o Sikh-panth (via dei discepoli) fu fondata da Nānak
Dev (1469-1538) con lo scopo di unire in una fede unica musulmani e indù.
Secondo la tradizione lo spirito del primo guru sarebbe passato in ciascuno
degli altri guru che si posero, per circa due secoli, a capo della nuova
comunità: Angad (1539-52); Amar Dās (1552-74); Rām Dās
(1574-81), fondatore dello
Harimandir (Tempio di Dio) di Amritsar, la
città santa dei
S., noto anche come
Tempio d'oro dopo che
nel 1802 Ranjīt Singh fece applicare sulla cupola una serie di lamine di
rame dorato; Arjan (1581-1606); Har Govind (1606-45); Har Rāi (1645-61);
Har Kisan (1661-64); Teg Bahādur (1664-75); Govind Singh (1675-1708),
fondatore del
khālsā, la comunità. Al tempo del quinto
guru fu compilato l'
Ādi Granth (Libro primigenio), il libro sacro
dei
S., installato solennemente in ogni luogo di culto e di fatto unico
oggetto venerato dei templi, i cosiddetti
gurdvārā (porta del
maestro). All'epoca dell'ultimo guru la comunità religiosa assunse un
aspetto anche politico e oggi i seguaci sono raggruppati nell'Akālī
Dal, il più importante partito politico del Punjab. Sempre Govind Singh
nominò come suo successore non un uomo, bensì l'Ādi Granth,
da allora noto come
Guru Granth Sahib. Dopo la morte di Govind Singh per
mano di sicari mugal, la comunità dei
S. attraversò un
periodo caratterizzato da disordini interni fino a quando, nel 1780, alla sua
guida si pose il già citato Ranjīt Singh che la trasformò in
Stato. Dopo la sua morte, nel 1839, e dopo due sanguinose guerre contro gli
Inglesi (1845-46 e 1848-49), lo Stato venne assoggettato al dominio britannico.
Circa un secolo dopo, all'epoca della decolonizzazione, il territorio dei
S. fu diviso tra India e Pakistan e la popolazione
s. costretta
nella porzione indiana, la quale, nel 1966, si trasformò nello Stato, a
maggioranza indù, dell'Haryānā, al cui interno sempre
più forte si faceva la spinta autonomista dei
S. Negli anni
Ottanta le richieste si trasformarono in atti di violenza diffusa che
culminarono nella sanguinosa occupazione armata, da parte del Governo centrale,
del tempio di Amritsar (1984) e nel conseguente omicidio di Indira Gandhi.
║ I capisaldi della fede dei
S. si ritrovano nei canti religiosi
del
Granth, compilati sia dai primi guru sia da personalità
medioevali indù e musulmane. I
S., infatti, si rifanno a credenze
sia di chiara matrice indù, sia di origine musulmana. Del primo gruppo
fanno parte le credenze relative alla ciclicità delle ere cosmiche e
delle esistenze umane (
samsā), alla retribuzione delle opere
(
karman), al fine ultimo quale liberazione (
moksa) del rinnovarsi
delle vite terrene, all'illusione cosmica (
māyā) intesa come
barriera che impedisce all'uomo la visione del vero, all'esistenza di una
realtà spirituale intesa come essenza delle anime individuali e di quella
divina. Riconducibili alla tradizione musulmana, mutuata dal movimento mistico
dei
sūfī, sono invece il monoteismo, la rinuncia al culto delle
immagini, l'egalitarismo e il rifiuto delle caste. I
S. non vivono come
monaci, ma come laici e praticano la frequentazione dei fratelli e il servizio
come mezzo per raggiungere reciproca edificazione. Rito di fratellanza è
il pasto comune, accompagnato, come tutte le cerimonie, dalla lettura del
Granth. L'ingresso nella comunità avviene attraverso una sorta di
battesimo al quale sovrintendono cinque
S. Ogni membro aggiunge al
proprio nome quello di
Singh (leone) ed è tenuto a osservare una
serie di regole distintive. Egli deve infatti indossare un turbante, pantaloni
corti alle ginocchia, e un braccialetto di metallo di forma esagonale; deve
inoltre portare un pugnale e non deve tagliare né barba né
capelli, che deve fissare con un pettine di legno.
Il Tempio d'Oro dei Sikh ad Amritsar, in India