Stats Tweet

Sigaretta.

(da sigaro). Piccolo cilindro di carta velina, riempito di tabacco trinciato che, acceso a un'estremità, viene fumato, aspirando attraverso di esso l'aria. ║ Per estens. - S. di cioccolato: cioccolatino cilindrico a forma di s. ║ S. medicinali: s. confezionate con foglie polverizzate di piante officinali e medicinali che venivano un tempo somministrate ai pazienti affetti da bronchite asmatica (s. antiasmatiche). ║ Nei motori semi-Diesel, il dispositivo di innesco e accensione del combustibile che consente l'avviamento a freddo. • Encicl. - Caratteristiche: a seconda della moda e del periodo storico, le s. hanno avuto forma e dimensioni (calibro e lunghezza) diverse. La forma, osservata in sezione trasversale, può essere rotonda oppure ovale e più o meno schiacciata. La sezione era particolarmente diffusa all'inizio del XX sec., ma oggi è molto rara. Il calibro della s. è indicato con la misura del diametro della sezione circolare, oppure, se essa è ovale, con il valore del diametro di una circonferenza di pari lunghezza. In genere il calibro è comunque compreso tra i 4 e i 12 mm, con maggior frequenza della misura pari a 8 mm. Sul finire degli anni Novanta, tuttavia, hanno trovato una buona diffusione le s. di formato slim, cioè con un calibro di 5 mm, allo scopo di ridurre la quantità di fumo aspirato per singola s. La lunghezza è di norma compresa tra i 45 e i 100 mm, con una media standard di 70 mm (regular size), 85 mm (king size) e 100 mm (imperial size). Attualmente la stragrande maggioranza delle s. in commercio sono dotate di filtro e bocchino. La massa reale di una s. dipende tanto da lunghezza e calibro quanto dalla densità di riempimento, dalla densità di miscela dei tabacchi, dall'umidità e dal taglio del trinciato. Essa è compresa comunque tra 0,9 e 1,2 g, per scendere a 0,6 g nel tipo slim. Le diverse marche di s. si differenziano fra loro per gusto e aroma, determinati dalla percentuale in cui sono presenti nella miscela le varietà di tabacco: ogni marca utilizza anche venti varietà diverse, che talvolta vengono anche aromatizzate con essenze dopo la torrefazione del trinciato. La provata dannosità del fumo per la salute del consumatore di s. e l'estendersi della campagna antifumo hanno causato da un lato il varo di leggi restrittive, che hanno abbassato progressivamente il limite di condensato consentito, dall'altro una domanda da parte dei fumatori stessi di prodotti più leggeri, di modo che sono presenti sul mercato s., anche di una stessa marca, con contenuti graduati in condensato e nicotina (rispettivamente con variazioni tra 1 e 12 mg di condensato e 0,1 e 1,5 mg di nicotina). In base alla L. 29-12-1990, n. 428, i contenuti di condensato e nicotina devono essere indicati sui pacchetti, unitamente ad avvertenze sanitarie che segnalino al fumatore i rischi per la sua salute. ║ Fabbricazione: nel 1865, all'epoca della loro prima comparsa, le s. venivano fabbricate manualmente, per lo più da personale femminile, che riusciva a sostenere la richiesta relativa a un consumo ancora assai limitato. Vere e proprie macchine per la produzione di s. vennero costruite intorno al 1880, al fine di rispondere a una richiesta crescente del prodotto: infatti, se un'operaia abile riusciva a confezionare 1.200 s. in otto ore di lavoro, con la meccanizzazione si raggiungeva la cifra di 200 s. al minuto. Tra il 1910 e il 1920 le macchine per la produzione di s. furono radicalmente innovate, in base a un principio che soppiantò quello del riempimento di cilindretti e che è valido ancora oggi: avvolgendo il trinciato in un nastro di carta continuo e solo in un secondo momento tagliato in più elementi, si poterono produrre 600 s. al minuto. Nel 1929 si passò a 1.200 s. al minuto, che divennero 1.700 nel 1950, 2.000 nel 1960, 2.500 nel 1966, 4.000 nel 1972 e 6.000 nel 1995. Il trinciato, preparato in base al ricettario previsto per la marca specifica, viene inviato alla macchina e qui disciolto, dosato e indirizzato al canale di formazione del cordolo. Qui si provvede all'avvolgimento del tabacco così foggiato con un nastro continuo di carta, all'incollatura e alla formazione del baco (s. continua). Un apposito dispositivo controlla l'uniformità della densità del tabacco nell'involto continuo, su cui viene anche impressa a stampa il nome della marca. Un gruppo di taglio provvede alla divisione delle s. singole, che vengono poi completate di filtro. Dopo una sessione di controllo per l'eliminazione degli elementi difettosi, le s. sono trasportate al gruppo di confezione, che avviene in pacchetti morbidi o rigidi da 20 o da 10 s. (più raramente da 15 o in scatole da 50), raccolti in stecche. ║ Mercato: il Tobacco Transational Conglomerates (sigla TTC) è il cartello (comprendente sette società multinazionali: British American Tobacco; Imperial Tobacco Company, Philip Morris; R.J. Reynolds; Gulf and Western; Gruppo Rupert-Rembrandt-Rothmans; American Brands) che domina il mercato internazionale, dal momento che oltre il 50% della domanda globale è coperta dalla sua produzione e commercializzazione. La quota restante è ripartita fra altre piccole società private, alcuni monopoli nazionali o società statali dell'Europa orientale, comunque legati alle multinazionali da rapporti di cooperazione e di produzione su licenza (la stessa Italia produce su licenza sei marche di s. estere). Ne deriva che il mercato delle s. è caratterizzato da un regime di oligopolio: gli stabilimenti di produzione e le reti di distribuzione del TTC sono diffusi in tutto il mondo e impongono di fatto il prezzo di vendita. Oltre a questo, le multinazionali, potendosi permettere ampi investimenti nel campo della ricerca, sono in grado di offrire una vasta gamma di prodotti di qualità decisamente superiore. Per eludere il divieto di pubblicizzare direttamente le s., l'industria del tabacco ricorre alla pubblicità indiretta, prestando i propri marchi per indumenti, scarpe, articoli sportivi, chewingum, fiammiferi, ecc. ║ Il mercato italiano: in accordo alla L. 17-7-1942, n. 907, la fabbricazione di s. nel nostro Paese è soggetta a monopolio statale. Il consumo di s., relativamente modesto all'inizio del XX sec., ha subito nel corso dei decenni un incremento vertiginoso. Durante la seconda guerra mondiale, la produzione da parte di Monital (il Monopolio italiano) non riuscì a soddisfare il fabbisogno interno, sia in termini di quantità sia di qualità. Fu così che si diffuse il mercato nero di s. estere, specie americane e inglesi, che furono molto apprezzate dai fumatori italiani; anche al termine del conflitto, la richiesta non diminuì e spinse il Monopolio italiano alla fabbricazione di s. dal gusto americano, confezionate con tabacchi biondi e aromatizzati e non solo con i trinciati scuri e di gusto forte come era stato fatto in precedenza. La richiesta di s. estere tuttavia non diminuì, finché nel 1991 il prodotto estero prevalse per la prima volta su quello italiano. Le attuali manifatture del Monopolio italiano sono 20; tra queste, l'impianto di Lecce detiene il primato nella produzione di s. nazionali, mentre in quello di Verona si registra la maggior produzione di s. estere su licenza. La vendita al dettaglio dei tabacchi lavorati prevede il rilascio di un'apposita licenza da parte dell'autorità governativa. Il commercio delle s. frutta allo Stato italiano un significativo introito fiscale. ║ Legislazione: in accordo alle direttive CEE n. 89/622 e n. 92/41, anche in Italia sono state emanate norme di legge miranti a proteggere la salute dei cittadini. Nel 1992 è stato imposto il divieto di commercializzare s. con un contenuto in condensato superiore ai 15 mg; nel 1997 questo limite è stato ulteriormente abbassato a 12 mg. Oltre a ciò, la L. 29-12-1990, n. 428, prevede che sui pacchetti di s. siano chiaramente indicati il contenuto in condensato e in nicotina, nonché alcune avvertenze sui rischi del fumo (ad esempio “il fumo nuoce gravemente alla salute”, “il fumo nuoce alle persone che vi circondano”, “il fumo provoca il cancro”, “il fumo provoca malattie cardiovascolari”). Per quanto riguarda la pubblicità delle s., a livello di Unione Europea la direttiva CEE n. 89/92 vieta qualsiasi forma di pubblicità, sia diretta sia indiretta, mediante il mezzo radiotelevisivo. Per contro, non esistono norme di alcun genere in relazione agli altri mezzi pubblicitari: è compito dei singoli Stati membri provvedere alla disciplina in materia.