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Sifìlide.

Malattia infettiva a decorso cronico o intermittente, provocata da un microrganismo spirocheta, il Treponema pallidum. Nota anche come lue, la patologia può essere acquisita o congenita, in quanto è trasmissibile al feto durante la gravidanza. • Encicl. - Il termine s., prevalso nel linguaggio medico su numerose altre denominazioni con le quali la malattia fu indicata nei secoli, deriva da un'opera storiografica pubblicata nel 1530 da G. Fracastoro Syphilis seu de morbo gallico. In essa veniva descritta la prima e più vasta epidemia di s. ricordata dalla storia europea: le truppe di Carlo VIII che, sul finire del XV sec., si mossero contro il Regno di Napoli, diffusero la malattia, che perciò venne allora chiamata mal francese, morbo gallico o anche mal napoletano. La coincidenza del manifesto apparire della s. in Europa con il rientro delle prime navi dalle Americhe fece supporre una sua provenienza dal Nuovo Mondo (tesi colombiana); tuttavia numerosi studi attestano che in realtà essa era già presente nel nostro continente e in Oriente fin dall'antichità e che le epidemie rappresentavano solo la recrudescenza di una malattia latente nella popolazione. Per quanto riguarda l'evoluzione clinica, nei secoli si registrarono notevoli mutamenti rispetto alle prime manifestazioni della s.: mentre un tempo erano frequenti lesioni estese, gravi e mutilanti, attualmente esse sono assenti anche in pazienti che non ricevono cure specifiche - fatto peraltro che rende la s. più insidiosa in quanto non evidente a un esame clinico obiettivo. La malattia si è caratterizzata nei secoli per la ciclicità del suo andamento epidemiologico, alternando periodi di latenza a recrudescenze, dovute non solo alle condizioni socio-ambientali in cui si trovavano le popolazioni, ma anche alle variazioni di virulenza proprie dell'agente patogeno. Infine, per quanto riguarda la terapia della s. è interessante ricordare come fino al XX sec. l'unico mezzo di cura di una certa efficacia rimase il mercurio. Nel 1905, F.R. Schaudinn ed E. Hoffmann scoprirono l'agente eziologico della s. (Treponema pallidum), permettendo così di individuare nuove cure: attualmente chemioterapici e antibiotici sono i farmaci risolutivi di questa affezione (V. OLTRE). • Med. - S. acquisita: la trasmissione della s. avviene attraverso i rapporti sessuali, pur essendo possibile il contagio anche per via extra genitale, come nel caso del contagio baliatico, in cui la nutrice può trasmettere la malattia al neonato o riceverla da esso. La penetrazione nell'organismo del treponema avviene attraverso punti in cui ci sia soluzione di continuità nella superficie epiteliale o attraverso le mucose. Il decorso della malattia è generalmente descritto secondo tre fasi: la s. primaria comprende l'incubazione (15-25 giorni in media, con episodi minimi di 5 giorni e massimi di 70) e la manifestazione di un primo quadro sintomatico (formazione del sifiloma iniziale - un nodulo duro, abraso e ulcerato - nel punto in cui il treponema è penetrato e ingrossamento delle ghiandole linfatiche regionali). In questa fase l'organismo non ha ancora predisposto una forte difesa immunitaria, perciò le prove sierodiagnostiche (che individuano gli anticorpi) risultano spesso ancora negative: tuttavia, se individuata in questa fase la malattia è facilmente e sicuramente curabile. La seconda fase, durante la quale il treponema si diffonde nell'organismo, inizia circa due mesi dopo il contagio e presenta una serie di sintomi generali (febbre, debolezza, inappetenza, mal di testa, dolori articolari, ossei e muscolari) e specifici (alterazioni delle mucose e della cute, sifilomi secondari, tumefazione delle ghiandole linfatiche e della milza), che si manifestano a intervalli. La s. secondaria, ove non curata, ha una durata media di tre anni circa; dopo un periodo clinicamente asintomatico, per ciò denominato s. latente, subentra poi il periodo terziario o tardivo, tipicamente distruttivo, durante il quale si producono lesioni gravissime in tutto il corpo ma soprattutto a carico degli organi interni. Le lesioni, che possono avere carattere nodulare o infiltrativo e interstiziale, sono tanto più gravi quanto più importante è l'organo che ledono. Ricordiamo la coronarite, che induce spesso infarti del miocardio; l'aortite, che evolve nella formazione di aneurismi; l'epatite interstiziale, che termina in cirrosi; le lesioni alle meningi, sia a livello vascolare sia parenchimale, note anche come s. nervosa. ║ S. congenita: attraverso la placenta, lo spirocheta che sia attivo nell'organismo materno può infettare il feto. Il contagio può causare la morte endouterina del concepito, con aborto e parto prematuro, oppure comportare l'insorgere della malattia nel neonato (s. congenita precoce). In questo caso il bambino nasce recando già i sintomi della s. associati a una generale immaturità dello sviluppo. È anche possibile tuttavia che il neonato sia affetto da s. congenita tardiva, per la quale i sintomi della malattia si manifestano solo dopo mesi o anni. I sintomi più comuni sono alterazioni squamose e pustolose della pelle, infiammazioni della milza e del fegato o delle mucose nasali, pseudo-paralisi e malformazioni delle gambe e delle braccia, lesioni ai centri nervosi. La prognosi è nella maggior parte dei casi infausta. ║ Diagnosi e terapia: le reazioni sierologiche, pur successive o comunque affiancate alla rilevazione di sintomi, sono attualmente il principale strumento di diagnosi della s. Tali metodiche si eseguono su un campione di sangue ricercando la presenza del treponema o dell'anticorpo specifico; le reazioni sierologiche più note sono quella Wassermann, di Kahn, Meinicke, Nelson. A esclusione della Wasserman, che può dare esito positivo anche a soli 10 giorni dal contagio, le reazioni sierologiche diventano di norma positive dopo 5-8 settimane e durante il periodo secondario. La prima terapia antisifilitica si basava sul mercurio. Nel 1910 fu introdotto un farmaco chemioterapico, il salvarsan, in grado di distruggere i treponemi annidati nell'organismo del paziente; dal 1921 fu sperimentato il bismuto. L'avvento degli antibiotici è stato determinante anche nelle cure antiluetiche: la penicillina e la tetraciclina, somministrate mediante iniezioni intramuscolari, si sono dimostrate di rapida e radicale efficacia nella fase primaria della s. Per quanto riguarda la secondaria, la terapia antibiotica necessita di più cicli di cure e di continui controlli diagnostici per arrivare a una soluzione positiva dell'infezione. Nella s. tardiva, infine, spesso agli antibiotici deve essere associato anche il bismuto. In Italia, i casi di infezione da s. devono essere denunciati dal medico al competente Ufficio di Igiene. • Veter. - Termine con cui si designano malattie diverse per eziologia, ma che presentano la medesima modalità di trasmissione per via sessuale. ║ S. del coniglio: malattia a trasmissione sessuale e altamente contagiosa del coniglio, provocata dal Treponema cuniculi; si manifesta con tumefazioni, noduletti, ulcere sui genitali e sul corpo e può essere curata mediante antibiotici. ║ S. equina: malattia tendenzialmente cronica tipica dei cavalli, degli asini e dei loro incroci, provocata dal Trypanosoma equiperdum. Si trasmette per via genitale e ha come sintomi primari gonfiori e ulcerazioni degli organi sessuali; in un secondo momento, esantema, depigmentazione della cute e ulcere. La prognosi è estremamente variabile, con tassi di mortalità alti.