(da
Shigella). Med. - Gruppo di malattie
infettive determinate da batteri del genere
Shigella, includendo diverse
forme di enterite ed enterocolite e, eccezionalmente, setticemie e
manifestazioni extraintestinali (otiti, cistiti, parotiti, pieliti, ecc.). Ha un
periodo di incubazione variabile (da sette ore a sette giorni) e la sua
trasmissione avviene solitamente per via oro-fecale. Le
S. risultano
più frequenti in primavera e in estate e, pur colpendo individui di tutte
le età, si manifestano prevalentemente in soggetti di età
infantile. Ai fini di una diagnosi sollecita e scrupolosa, l'esame colturale
delle feci e del sangue risulta più efficace delle indagini
sierodiagnostiche. Di fondamentale importanza è la profilassi (igiene di
ambienti e alimenti, localizzazione di focolai e portatori sani, ecc.), mentre
solo nei casi più gravi si procede con terapia antibiotica o
chemioterapica. • Vet. - Infezione circoscritta che colpisce gli animali
domestici, specialmente equini e suini. Negli equini è causa di nefriti,
poliartriti, aborti, e negli individui giovani provoca artriti e setticemie. Per
una diagnosi certa occorrono esami batteriologici
. La terapia,
pressoché inefficace sui neonati, consiste nella somministrazione
tempestiva di antibiotici. Poiché il germe è molto diffuso e non
è possibile compiere una profilassi vaccinale, unica prevenzione alla
S. è il mantenimento di buone condizioni igienico-ambientali.