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Sepoy.

Voce inglese, der. dell'indiano sipāhī: soldato. Nome dato agli indigeni indiani, per lo più di religione indù e musulmana, arruolatisi negli eserciti dei coloni portoghesi, francesi e inglesi tra il XVII e il XIX sec. • St. - Rivolta dei S.: insurrezione delle truppe indigene bengalesi contro la Compagnia delle Indie scoppiata il 10 maggio 1857 a Meerut, località nei pressi di Delhi. La causa della rivolta fu l'obbligo di utilizzare fucili modello Enfield lubrificati con grassi animali e per i quali erano necessarie cartucce ricoperte da un involucro impregnato di grasso di vacca, animale sacro per gli indù, e di maiale, considerato impuro dai musulmani. Le ragioni del malcontento affondavano però le radici nel nascente sentimento antinglese degli indigeni, nella preoccupazione di dover prestare servizio anche oltre frontiera in ottemperanza ai nuovi regolamenti militari inglesi e, soprattutto, nella recente annessione da parte della Compagnia delle Indie dello Stato indigeno di Oudh. Il 16 maggio si unirono alla rivolta anche i reggimenti di Delhi: ne seguì il massacro di molti Europei e la proclamazione del restaurato Impero dei Moghul da parte di Mohammed Bahadur Shar II. In breve tempo la sollevazione si estese a tutta l'India. Le truppe britanniche mossero dal Punjab, regione rimasta fedele agli Inglesi, per reprimere l'insurrezione. Nel luglio 1857 venne assediata Delhi, rioccupata poi il 20 settembre. Alla violentissima reazione contro gli Indiani il Governo britannico fece seguire la soppressione della Compagnia delle Indie, la confisca dei beni e il trasferimento della colonia sotto il governo diretto della Corona Britannica (Consiglio dell'India) con nomina di un viceré. Nel 1876 la regina Vittoria assunse il titolo di “imperatrice dell'India”.