Scultore e teorico dell'arte greco. Attivo
durante il III sec. a.C. in più località dell'Ellade (le sue firme
sono attestate all'Anfiareo di Oropo, nel santuario di Atena Kranaia a Elatea,
nel primo donario di Attalo I a Pergamo, ecc.), la sua figura riveste tuttavia
maggior interesse per la sua produzione teorica, che lo indica come iniziatore
non solo della storiografia ma anche della critica dell'arte. I suoi scritti
purtroppo sono stati tramandati non direttamente e integralmente, ma solo
attraverso le citazioni di autori successivi: da essi attinsero largamente
Plinio il Vecchio e Quintiliano. La storia dell'arte greca è tracciata da
S. secondo uno schema evoluzionistico, di perfezionamento continuo e
parallelo nelle diverse arti. Esaminando la produzione dei singoli artisti
(enucleando le concrete caratteristiche del loro fare) individuò in Fidia
e Apollodoro i capifila della scultura e della pittura da cui avrebbero attinto
gli artisti più tardi: Policleto e Zeusi, Mirone e Parrasio, Lisippo e
Apelle. Al di là dell'impostazione storico-critica, tuttavia, l'opera di
S. si proponeva anche la funzione di manuale per gli artisti futuri,
fatto che ne spiega il tono schiettamente didattico, la disamina tecnica e
precisa delle opere, avara di parentesi filosofiche. Di particolare interesse,
agli occhi dei moderni, è lo stretto legame del registro linguistico e
terminologico tra il lessico della critica letteraria e retorica con quello
utilizzato da
S., che del primo risulta essere estensione e adattamento
al campo artistico, fino ad allora privo di un'attività critica autonoma
e perciò di un apposito lessico (III sec. a.C.).