(o
Selgiuchi). Dinastia turca
musulmana che, nell'XI sec., riunì sotto il suo dominio la Mesopotamia,
la Persia, la Siria e parte dell'Asia Minore. Prese il nome dal condottiero
turkmeno
Selgiuk (m. 1000 circa) che, convertitosi all'Islam, si
impadronì del Buhara. Suo nipote
Toghrul Beg (1037-63) nel 1055
entrò vittoriosamente a Baghdad, dove ricevette la dignità di
sultano. La dinastia continuò con
Alp Arslān (1063-72), che
occupò l'Armenia e la Georgia e si impegnò più volte in
battaglie contro l'imperatore bizantino (sconfitto a Mantziquert, 1071). Gli
successe
Malik Shah (1072-92), che estese il dominio selgiuchide
nell'Asia Minore fino al Bosforo. I tre membri della dinastia selgiuchide fin
qui ricordati sono noti come “Grandi
S.”. La serie
così denominata termina con il sultano
Sangiar (1117-57) i cui
discendenti, con il solo titolo di “
S. dell'Iraq”, non furono
se non uno dei vari rami in cui si spezzò l'Impero. Fra le entità
politiche originatesi, le più rilevanti furono i sultanati di Kirman e di
Siria; fra i possedimenti minori bisogna ricordare i principati e gli emirati di
Aleppo, Damasco, Edessa, Gerusalemme e Tripoli. Il ramo più duraturo
diede origine ai “
S. d'Asia Minore”, la cui dinastia è
nota fino al 1300. Il dominio dei
S. ebbe notevole importanza nella
storia dell'Islam. Dal punto di vista religioso, segnò il rafforzarsi
dell'ortodossia sunnita contro i moti eretici sciiti che avevano preso il
sopravvento in Egitto. Inoltre esso fu caratterizzato dall'affermazione della
supremazia turca sulle componenti arabe nelle regioni orientali del mondo
musulmano. I
S. furono abili nell'assimilare e nel rilanciare le culture
musulmana e arabo-persiana, che, sotto il loro dominio, videro notevoli sviluppi
in campo artistico e architettonico.