Antica città situata nella Sicilia
nord-occidentale, nel territorio degli Elimi. • St. - Dopo aspri contrasti
con la vicina Selinunte,
S. si alleò alle città di origine
ionica contro la dorica Siracusa; Atene si schierò al suo fianco, prima
nel 433 a.C., poi in occasione della spedizione del 415-413 a.C., che si
concluse con una rovinosa disfatta. Per compensare le perdite territoriali
subite,
S. passò dalla parte dei Cartaginesi; nel 397 a.C.,
tuttavia, la spedizione di Dioniso di Siracusa nella Sicilia occidentale
costrinse i Segestani ad abbandonare Cartagine. Più tardi essi si
allearono con Agatocle; a questi, in seguito a una ribellione, risale la
distruzione della città (307 a.C.) e l'insediamento sul luogo di una
colonia militare, ribattezzata
Diceopoli (città della giustizia o
della punizione). Il lungo conflitto fra Roma e Cartagine vide
S.,
nuovamente risorta, alleata con la prima in nome dell'antica parentela: i
Segestani, infatti, ritenevano che la loro città, al pari di Roma, fosse
stata fondata da Enea. Per questo e per la sua fedeltà, i Romani
riservarono sempre a
S. un trattamento particolare, arrivando anche a
concederle l'
immunitas. • Arte - L'antica città si estendeva
sulla cima e sulle pendici del Monte Barbaro, in prossimità del Golfo di
Castellammare, dove si trovava l'antico porto. Suddivisa al suo interno in
isolati regolari, era circondata da una doppia cinta di mura di cui quella
esterna era la più antica. Tra i monumenti più importanti spiccano
il tempio e il teatro. Il primo sorge al di fuori delle mura, su una collina;
è dorico, a pianta rettangolare, esastilo, con 14 colonne sui lati
più lunghi. Alcuni ritengono che la caratteristica conformazione del
tempio, concepito come un recinto a cielo aperto, sia da ascrivere alla
celebrazione di qualche culto particolare; altri, invece, sostengono che
l'edificio sia rimasto incompiuto, forse dopo l'invasione punica del V sec. a.C.
Il teatro può essere considerato l'anello intermedio fra il tipo romano e
il tipo greco, poiché la cavea venne in parte costruita, in parte
adattata al pendio della collina. È rimasta integra la parte inferiore,
con 20 gradinate suddivise in sette cunei; alla scena, con parasceni decorati
risalenti al III sec. a.C., venne affiancato in seguito un proscenio romano.
Alle pendici del Monte Barbaro, scavi successivi portarono alla luce i resti di
un santuario con capitelli dorici probabilmente appartenenti a due templi dei
secc. VI-V a.C.
Il tempio greco di Segesta