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Secessione.

(dal latino secessio, der. di secedere: allontanarsi, separarsi). Defezione di un gruppo di persone dall'unità sociale, politica o militare di appartenenza a causa di un insanabile disaccordo con l'organizzazione di origine: dopo la s. dei riformisti, la direzione del partito è in crisi. ║ Per estens. - Separazione di un nucleo di persone da un movimento artistico, letterario o di critica cui in precedenza aderiva o si riferiva. • Arte - Termine con il quale la storiografia identifica il fenomeno ricorrente di scissione entro movimenti artistici attivi soprattutto in Germania e in Austria tra la seconda metà del XIX sec. e la prima metà del XX sec. Pur non trattandosi di un movimento omogeneo o unitario, è possibile riscontrare in tali s. un comune desiderio e una condivisa volontà di allontanarsi dalle accademie e dalle associazioni artistiche ufficiali per dar vita a gruppi autonomi in grado di operare un rinnovamento del gusto. Il contenuto delle aspirazioni dei secessionisti sono identificabili, ad esempio, nel superamento di istanze naturalistiche e realistiche, nella polemica contro l'accademismo ufficiale, nella ricerca di contatto e reciproca influenza con esperienze internazionali, nell'adesione diffusa al Simbolismo e nella piena inclusione nell'ambito artistico della decorazione e delle arti applicate. Nella prima s., infatti, che si verificò a Monaco nel 1892 ad opera di F. von Stuck, W. Truber e W. Uhde, fu particolarmente evidente questo interesse per l'aspetto decorativo e grafico, che sortì l'elaborazione di uno stile peculiare (Jugendstil), versione tedesca dell'Art nouveau francese. La s. berlinese risale al 1898, guidata dal Gruppo degli Undici di M. Liebermann e si costituì presto come punto di riferimento degli artisti progressisti estromessi dalle accademie e luogo di elaborazione privilegiato della scuola impressionista tedesca. La s. più nota e influente fu tuttavia quella nata a Vienna nel 1897 per iniziativa di G. Klimt, dei pittori E. Munch, F. Hodler e K. Moser e degli architetti J.M. Olbrich e J. Hoffmann, con l'adesione dell'anziano O. Wagner. Da un'iniziale affinità con l'Art nouveau francese e con il Simbolismo, la s. viennese raggiunse in seguito una fisionomia più originale, soprattutto in campo architettonico, dove l'essenzialità strutturale e il geometrismo delle linee anticiparono caratteri che furono poi propri dell'architettura razionale. Anche l'ambito delle arti applicate ottenne risultati di valore artistico fino ad allora inedito. Dall'interno stesso delle realtà secessioniste e in polemica con il gusto e lo stile da esse diffuso e reso egemonico, nacquero, col XX sec., quelle che sarebbero divenute le avanguardie novecentesche. Tra tutte ricordiamo la Neue Künstlerverinigung (Nuova unione degli artisti) di V. Kandinskij, fondata nel 1909. ║ S. romana: gruppo di artisti italiani di tendenza postimpressionista e simbolista. Nacque nel 1912 in aperto contrasto con l'associazione artistica degli Amatori e Cultori, che rivestiva un ruolo di primo piano nell'ambiente artistico della capitale. Le mostre del gruppo, ispirate alle s. di origine tedesca, ebbero luogo a Roma nel palazzo delle Esposizioni, dal 1913 al 1916: ad esse parteciparono, fra gli altri, anche R. Melli, G. Rossi, A. Martini e L. Viani. Tuttavia la teorizzazione nostrana e gli artisti italiani si orientarono più verso un rinnovamento del gusto che verso una sostanziale innovazione formale. • St. - S. della plebe romana: forma di rivolta adottata dalla plebe romana nel periodo della storia repubblicana in cui la struttura dello Stato gentilizio non aveva ancora operato una sua integrazione politica e sociale. La popolazione, che si riuniva sull'Aventino (colle sacro alla plebe romana in quanto sede del suo culto principale, quello dedicato a Cerere e ai suoi figli Libero e Libera), minacciò di distaccarsi dal corpo sociale dello Stato a causa della prevaricazione operata a loro danno dalle famiglie patrizie, e di costituirsi in comunità separata. Sono noti tre episodi di s.: quella del 494 a.C., da cui, secondo la tradizione, la plebe recedette in seguito all'intervento di Menenio Agrippa, che recitò il celebre apologo. In questo caso sembra comunque accertato che il prezzo della riconciliazione fu l'istituzione di una nuova magistratura: il tribunato della plebe. La seconda fu la s. del 449 a.C., determinata dalle pressioni intorno ai decemviri legibus scribundis in merito alle possibilità di accesso alle magistrature superiori (questura e consolato) ai cittadini plebei. La s. del 287 a.C., infine, che ebbe termine solo quando il dittatore Q. Ostensio stabilì che le determinazioni giuridiche della plebe (plebiscita) e quelle del senato patrizio (leges) avessero il medesimo valore. • Dir. internaz. - Atto per il quale una regione facente parte del territorio di uno Stato si separa da esso per costituirsi in un nuovo Stato indipendente. Una forma particolare di s. si configura in seguito a processi di decolonizzazione, quando un territorio occupato ottiene l'indipendenza dalla potenza occupante.