Regione (78.783 kmq; 5.136.600 ab.) della Gran
Bretagna settentrionale, comprendente le Isole Ebridi e numerose altre isole
minori al largo della costa occidentale, e le Isole Orcadi al largo di quella
settentrionale. A Nord e a Ovest è bagnata dall'Oceano Atlantico, a Est
dal Mare del Nord e a Sud dal Solway Firth; a Sud è inoltre delimitata
dai Monti Cheviot. Capoluogo: Edimburgo. Città principali: Glasgow,
Dundee, Paissley e Aberdeen, quest'ultima sede di importanti giacimenti
petroliferi grazie ai quali non ha risentito del calo demografico verificatosi
in quasi tutte le città scozzesi negli ultimi decenni del XX sec.
L'intensità demografica del territorio scozzese varia a seconda della
latitudine, delle caratteristiche morfologiche e della diversa ricchezza
economica delle varie zone. Le regioni meridionali e, soprattutto, quelle
centro-settentrionali sono quasi del tutto disabitate; le maggiori
densità si registrano nei territori centrali, in particolare entro il
triangolo costituito dalle città di Glasgow, Edimburgo e Dundee.
L'irregolarità della distribuzione delle vie di comunicazione è
dovuta soprattutto alla natura montuosa di gran parte del territorio scozzese e,
conseguentemente, allo scarso popolamento di vaste zone. La regione meglio
servita è quella centrale, fittamente percorsa da strade ordinarie,
autostrade, ferrovie e vie d'acqua. • Geogr. -
Morfologia: nel
territorio scozzese sono individuabili da Nord a Sud tre diverse zone
morfologiche: Highlands, Lowlands e Southern Uplands. Le Highlands sono
suddivise a loro volta in Northern Highlands e Monti Grampiani dal Glen Mor, un
solco di origine tettonica il cui fondo è occupato da laghi stretti e
profondi (il più celebre dei quali è quello di Loch Ness). Per due
terzi il territorio delle Highlands è occupato da piattaforme poco
elevate, leggermente inclinate verso Sud-Est e incise da numerose valli. Il
mare, raggiungendo l'estremità di tali valli, dà origine a strette
insenature che si allungano fra pareti molto alte, i caratteristici fiordi;
questi sono frequenti soprattutto nella fascia costiera occidentale, dove
numerose penisole si affacciano sul mare gremito di isole. Il margine orientale,
che presenta valli meno incassate e coperte da depositi glaciali e alluvionali,
è più favorevole all'insediamento umano rispetto a quello
orientale, le cui piattaforme sono più elevate e le zone piane invase da
torbiere. Anche le Southern Uplands sono costituite da piattaforme dolcemente
inclinate verso Sud-Est ma, a differenza delle Highlands, le forme si presentano
meno aspre. Nella regione occidentale, la più elevata, si susseguono
circhi e laghi glaciali, mentre quella orientale è occupata da pascoli e
brughiere. Tra le Highlands e le Southern Uplands si situano le Lowlands, una
lunga depressione costellata di colline e alture isolate. Caratteristiche di
questa regione sono le due insenature del Firth of Clyde e del Firth of Forth,
collegate fra loro da un canale navigabile. ║
Idrografia: i corsi
d'acqua della
S., per lo più brevi e impetuosi, non sono adatti
alla navigazione e sfociano per la maggior parte nel Mare del Nord; i principali
sono la Clyde e il Tweed. Numerosi i laghi, che occupano in genere il fondo
delle fosse tettoniche. ║
Clima: come tutti i climi oceanici, anche
il clima della
S. è caratterizzato da umidità molto forte,
precipitazioni abbondanti e temperature relativamente miti rispetto alla
latitudine. Notevoli, tuttavia, sono le differenze che si verificano fra il
versante occidentale e quello orientale: il primo è molto più
piovoso rispetto al secondo ma, grazie all'influenza di venti tiepidi e umidi,
registra anche temperature più miti in inverno e più basse in
estate. • Econ. - A eccezione della regione orientale, in cui si coltivano
cereali e leguminose, nel resto della
S. la grande diffusione
dell'incolto consente quasi esclusivamente l'allevamento ovino brado,
soprattutto delle razze da carne. Sulla costa del Mare del Nord l'unica fonte di
sostentamento è rappresentata dalla pesca di aringhe, un tempo fiorente
ma oggi fortemente in crisi a causa del progressivo impoverimento dei banchi di
pesce e della concorrenza dei Paesi stranieri. Quanto all'industria, gli
impianti sorti nel XIX sec. e alimentati dalla presenza di ingenti giacimenti di
carbone e di ferro attraversarono un lungo periodo di declino, in particolare
dopo la seconda guerra mondiale. La ristrutturazione nel settore fu possibile
solo con la sostituzione degli impianti tradizionali (carbosiderurgico,
meccanico) con strutture nuove e più moderne (settore elettrico) e in
seguito alla scoperta di giacimenti petroliferi nel Mare del Nord. Anche se in
misura minore, inoltre, ulteriori risorse provengono tuttora da alcune industrie
tradizionali, tra le quali quella laniera e della distillazione del whisky, la
cui esportazione rappresenta una parte importante nel complesso delle
esportazioni scozzesi. • St. - Popolata già nel IV millennio a.C.
da insediamenti di cacciatori nelle Lowlands e nelle valli del Tweed e del Forth
e da comunità di pescatori sulle coste e sulle isole, la
S. fu
occupata nell'Età del Bronzo e del Ferro da tribù celtiche; nella
parte meridionale, in particolare, si stanziarono i Pitti, altrimenti detti
Caledoni, da cui la regione derivò il nome antico di Caledonia. Nell'82
d.C., il governatore romano della Britannia Giulio Agricola riuscì a
cacciare momentaneamente i Pitti al di là del Tay, ma non molto tempo
dopo l'imperatore Adriano fu costretto a spostare il confine verso Sud e a
fortificarlo con un vallo (122-127). Sul finire del V sec., con la caduta
dell'Impero romano d'Occidente, l'intera
S. tornò alle popolazioni
celtiche: accanto ai Pitti si affermarono in quegli anni, nella regione di
Argyll, gli Scoti, una popolazione di origine irlandese che lì
fondò il Regno di Dalriada; contemporaneamente, soprattutto per opera di
Ninian di Whithorn prima e di san Colombano poi, si realizzava la
cristianizzazione della regione. Dinanzi al pericolo determinato dalla continue
incursioni norvegesi, Pitti e Scoti fecero presto fronte comune, finché
nell'843 Kenneth MacAlpin unificò i due Regni nel Regno di
S. I
suoi successori iniziarono una politica di espansione verso Sud (ove, dal VI
sec., si erano sviluppati insediamenti di Angli, che avevano condotto alla
costituzione del Regno di Northumbria), finché nel 1016 Malcom II
riuscì a portare il confine meridionale scozzese al fiume Tweed.
Seguirono anni di intrighi e congiure, con Macbeth che uccise Duncan I
(1034-40), impadronendosi del potere, ma venendo a sua volta ucciso nel 1057 dal
figlio di Duncan, Malcom III. Costui diede avvio a un processo di
anglicizzazione del Regno scozzese che finì per alienargli le simpatie
della nobiltà, al punto che, alla sua morte (1093), i suoi figli furono
esiliati. L'appoggio inglese consentì, tuttavia, a Edgardo di
riconquistare il trono (1097), che passò, poi, ai fratelli Alessandro I
(1107-24) e David I (1124-53); a quest'ultimo si deve la riforma amministrativa
che strutturò il Regno di
S. su basi feudali. Guglielmo il Leone
(1165-1214) intraprese tentativi espansionistici verso la Northumbria ma, caduto
prigioniero del re inglese Enrico II Plantageneto (1174), dovette riconoscersi
suo vassallo (Trattato di Falaise, 1175), riuscendo successivamente ad
affrancarsi mediante il pagamento di una forte somma al successore di Enrico,
Riccardo Cuor di Leone (1189). Non per questo cessarono i rapporti tra i due
Regni che, anzi, si intensificarono al punto da esporre la
S. alle mire
inglesi: così, nel 1286, quando alla morte di Alessandro II (1244-86) e
della di lui nipote Margherita si presentò una grave crisi dinastica,
Edoardo I d'Inghilterra, chiamato a far da arbitro, nominò re di
S. Giovanni di Baliol, cui impose vincoli di vassallaggio. Iniziò,
allora, una guerra di indipendenza, guidata dallo stesso Baliol e appoggiata
dalla Francia, conclusasi con la sconfitta scozzese (1296). Una nuova rivolta,
capeggiata da W. Wallace, scoppiò poco dopo, ma anch'essa fu stroncata
dalle truppe inglesi (1298); la
S. fu così annessa all'Inghilterra
(1303) e Wallace fu, infine, catturato e messo a morte (1305). Le forze
indipendentiste si coagularono, allora, intorno alla figura di Roberto Bruce,
discendente di una famiglia di origine normanna, che la nobiltà scozzese
nel 1306 a Scone riconobbe come suo re; morto Edoardo I (1307), Roberto Bruce
sconfisse gli Inglesi a Bannockburn (1314), acquistando quell'autonomia che di
lì a qualche anno gli avrebbe permesso dapprima di proclamare la
libertà scozzese (1320), successivamente di pronunciare la Dichiarazione
di indipendenza (1328). Alla sua morte si aprì un'epoca di nuovi torbidi,
con il figlio di Roberto David II (1329-71) che fu a lungo in lotta con Edoardo
Baliol, che godeva del sostegno inglese e che per un breve periodo nel 1333
riuscì anche a impadronirsi del potere. La definitiva sconfitta di Baliol
(1341) non pose fine alle difficoltà del Regno scozzese: David fu
catturato a Neville's Cross (1346) e durante la sua prigionia si scatenarono
all'interno della nobiltà lotte intestine che non giovarono alla
stabilità del Paese. L'avvento al trono di Roberto II (1371-90), nipote
di Roberto Bruce e primo rappresentante della dinastia Stuart, non
migliorò la situazione: ogni tentativo di creare uno Stato centralizzato
fu vano e il potere delle fazioni nobiliari, anziché diminuire,
aumentò notevolmente. Al consolidamento del potere regio si dedicò
con energia Giacomo I (1406-37), che cadde, però, vittima di una congiura
prima di riuscire a portare a compimento la riforma del Parlamento scozzese. In
questa direzione, seppur con minor vigore, si mossero anche Giacomo II (1437-60)
e Giacomo III (1468-88); fu sotto quest'ultimo che la
S. si
impadronì delle Orcadi (1468) e delle Shetland (1472). Solo con Giacomo
IV (1488-1513) l'opera di rafforzamento del potere centrale raggiunse qualche
risultato: nel contempo, egli, a dispetto del matrimonio con la figlia del re
d'Inghilterra, si alleò con la Francia, conducendo una politica
decisamente antinglese, che culminò nella disfatta di Flodden (1513), nel
corso della quale lo stesso Giacomo IV rimase ucciso. Suo figlio Giacomo V
continuò la politica filofrancese del padre, sposando in seconde nozze
Maria di Guisa, che alla morte in battaglia del marito (1542) assunse la
reggenza in luogo della regina legittima, la figlia neonata Maria Stuarda. In
quel periodo, la
S. divenne nei fatti una provincia francese:
così, mentre i legami con la Francia uscirono rafforzati dal matrimonio
di Maria Stuarda con il delfino (dal 1558 re di Francia col nome di Francesco
II), la lotta contro l'Inghilterra poté continuare con immutato vigore.
L'opposizione interna antifrancese, rappresentata dalle forze protestanti
favorevoli alla regina d'Inghilterra Elisabetta, finì, nonostante la
feroce repressione attuata da Maria di Guisa, per avere la meglio: nel 1567 il
Parlamento scozzese adottò la religione calvinista e la cattolica Maria
Stuarda (che dal 1561 aveva preso possesso del trono scozzese) fu costretta ad
abdicare in favore del figlio Giacomo VI. Sconfitta l'anno seguente in
battaglia, Maria si rifugiò presso la corte inglese, finché nel
1587 Elisabetta la mise a morte dietro accusa di complotto. Giacomo VI, giunto
alla maggiore età, governò con pugno di ferro la
S.:
educato alla fede calvinista, rinsaldò l'alleanza con l'Inghilterra,
succedendo, infine, a Elisabetta sul trono inglese col nome di Giacomo I (1603).
In questo modo, furono uniti nella sua persona i due Regni, che pure rimasero
divisi da profondi contrasti politici e religiosi. In particolare, all'interno
dello Stato scozzese conservava un ampio potere la Chiesa nazionale riformata
(la
Kirk); invano nel 1638-39 prima e nel 1640 poi il successore di
Giacomo, Carlo I (1625-49), tentò di uniformarla a quella anglicana,
venendo per due volte sconfitto. Nel conflitto tra re e Parlamento che
divampò in quegli anni in Inghilterra, gli Scozzesi presbiteriani si
schierarono dapprima con quest'ultimo, passando, quindi, dalla parte di Carlo
(1648), allorché iniziò a delinearsi la prevalenza delle forze
più radicali facenti capo a O. Cromwell. Dopo l'esecuzione capitale di
Carlo I (1649), essi riconobbero loro re il di lui figlio Carlo II ma, sconfitti
in battaglia da Cromwell a Dunbar (1650) e a Worcester (1651), subirono
l'annessione all'Inghilterra. Sotto Cromwell, la Chiesa presbiteriana perse
molto del suo potere politico; così, da un lato gli interessi economici
inglesi finirono per prevalere su quelli scozzesi, dall'altro l'integrazione
della
S. nello Stato britannico ricevette un forte impulso. Sebbene con
il reintegro di Carlo II nelle sue funzioni regali (1660) la
S. avesse
recuperato la qualifica di Regno separato, nella sostanza la situazione negli
anni successivi non mutò, fino a precipitare nel 1692, quando Guglielmo
III d'Orange, re d'Inghilterra dal 1689, ordinò il massacro di tutto il
clan dei MacDonald, colpevole di non aver giurato fedeltà alla nuova
dinastia. Si venne in questo modo formando un forte movimento favorevole al
ritorno degli Stuart, che ostacolò non poco l'unione all'Inghilterra;
tale unione si realizzò, infine, nel 1707 sotto Anna, quando
l'Inghilterra, in guerra contro la Francia e bisognosa di stabilità
interna, acconsentì a che la
S. conservasse i suoi sistemi
ecclesiastici, amministrativi e giudiziari dietro l'impegno di un pagamento
all'Unione del 2,5% del reddito nazionale. Da allora la storia della
S.
coincide con quella dell'Inghilterra (V. GRAN BRETAGNA). • Lett. - La regione
scozzese, in epoca anteriore alla penetrazione romana, era stata invasa da due
distinte popolazioni, parlanti l'una un dialetto celtico meridionale e l'altra
uno settentrionale. Durante il V sec., inoltre, il sopraggiungere degli Scoti
innestò su tale base linguistica il
gaelico, un dialetto celtico
settentrionale importato dalla terra d'origine, l'Irlanda. Per diversi secoli le
differenze tra il gaelico d'Irlanda e quello di
S. furono assai limitate
e nella regione si andò affermando, parallelamente, anche un'altra
lingua, un dialetto inglese settentrionale, ricco di elementi celtici, nordici e
derivanti dal francese antico. Con il XIV sec., mentre l'area di diffusione del
gaelico andò sempre più restringendosi ai territori settentrionali
e occidentali, tale dialetto evolse dalla forma arcaica al cosiddetto
scots o
lallands e si sviluppò notevolmente assumendo anche
forme letterarie e artistiche. La lotta contro l'espansionismo inglese e lo
spirito patriottico fornirono continue energie per la sopravvivenza di entrambe
le lingue regionali, in concorrenza con la parlata degli invasori, e in
particolare, durante il XVIII sec., dopo la firma del trattato di unione, si
registrò una reviviscenza letteraria sia del gaelico sia dello scozzese.
║ La letteratura della
S. si declina in due filoni diversi,
relativi alle due lingue regionali. Nel periodo anteriore al XVII sec., quando
l'inglese cominciò ad essere utilizzato come lingua letteraria, la
produzione in gaelico si localizzò per lo più nella zona delle
Highlands, mentre quella in scozzese nelle Lowlands. I primi documenti letterari
in gaelico - frammenti poetici di carattere ossianico (V. OSSIAN) o brani
di testi di predicazione cristiani - ci sono stati tramandati entro raccolte e
compilazioni assai più tarde, risalenti ai secc. XVI-XVII: le
Heroic Ballads e il
Libro di Fernaig. Nel Settecento, il
fervore patriottico, suscitato dalla fine dell'indipendenza nazionale della
S., diede un nuovo impulso alla poesia in gaelico, rappresentata
dall'opera di poeti quali A. MacDonald, D. MacIntyre, R. Donn e J. MacCodrum.
Tra le raccolte di antiche composizioni, citiamo i
Carmina Gaelica curati
da A. Carmichael. La produzione letteraria in dialetto scozzese, della quale non
ci sono giunti i documenti più antichi, fu più consistente e
importante. Uno dei filoni di maggior rilevanza fu quello epico patriottico, di
cui il poema
Bruce (composto da J. Barbour) fu importante espressione,
assimilabile al tipo della
chanson de geste. Il genere della ballata
patriottica fu molto fiorente; suo prototipo fu forse la composizione, risalente
alla fine del XV sec., di Henry il Menestrello e intitolata
Wallace.
Numerosi furono gli epigoni del genere, cui dobbiamo testi celebri quali:
La
ballata dei nove nobili,
La scrofa di Colkelbie,
Lo spettro di
Lord Fergus.
Durante il XV sec. fiorirono anche i cosiddetti
Scottish Chaucerians, poeti che si ispirarono all'opera di Chaucer; tra
questi furono lo stesso re Giacomo I (
Il libro dei re), R. Henryson
(
Testamento di Criseide), G. Douglas (che tradusse in scozzese
l'
Eneide) e W. Dunbar (che elaborò il genere del
flyting
poem, una forma di diatriba poetica con soluzioni metriche innovative). Il
Cinquecento fu invece il secolo della poesia cortigiana, di cui è
considerato miglior interprete D. Lindsay, iniziatore del filone detto
last
dying words (parole in punto di morte). Nel XVII sec. lo spostamento della
corte a Londra produsse un effetto centrifugo nella letteratura scozzese, che si
ridusse ad una produzione vernacolare, benché non priva di buoni
risultati, come quelli offerti da R. Sempill. Come per il gaelico, anche per lo
scozzese il Settecento fu il secolo della rinascita, con la grande stagione
culturale di Edimburgo e le figure di A. Ramsay, R. Ferguson e R. Burns, geniale
ma ultimo vero poeta della tradizione scozzese. • Arte - Una cultura
artistica è attestata in
S. già durante l'Età del
Bronzo, con suppellettili e monumenti funerari. Il segno più evidente
della dominazione romana è fornito invece dai resti delle opere di
fortificazione muraria del Vallo Antonino. Dell'epoca celtica restano tracce in
cippi scolpiti (Sueno) e in torri rotonde difensive erette per contrastare le
invasioni nordiche. I primi castelli furono costruiti, a partire dall'XI sec.,
dai Normanni (Duffus Castle, Bothwell, Caerlaverock, ecc.): si trattava di
complessi a perimetro quadrangolare, elevati almeno su tre piani, o a pianta
irregolare, a forma di Z, con torri agli angoli. Le chiese coeve avevano pianta
cruciforme, con una sola e lunga navata, terminante in un coro absidale. Nelle
abbazie di Melrose, di Kelso e di Dryburgh si notano invece influssi
cistercensi, mentre al periodo gotico si possono ascrivere, tra le altre, le
cattedrali di Glasgow, di Elgin e di Saint Andrews. Durante il Rinascimento
furono edificati altri castelli a scopo difensivo, tra cui quello di Crichton
è di chiara derivazione italiana, sul modello del palazzo dei Diamanti di
Ferrara. Di particolare interesse sono diversi edifici di Edimburgo, quali il
classicheggiante ospedale Heriot e la Register House. Durante l'Ottocento,
furono attive in
S. due correnti: una goticheggiante, di cui è
esempio la cattedrale di Saint Mary, sempre a Edimburgo, e una di matrice
classica, attiva a Glasgow e anche a Edimburgo (Memoriale di Melville). •
Mus. - Le prime attestazioni note di una musica popolare scozzese, benché
sicuramente esistente anche in epoca più antica, risalgono al XVII sec.
Durante il Settecento furono pubblicate numerose raccolte sia di canzoni
popolari sia di musica da ballo, di cui la principale fu
Il museo musicale
scozzese (6 volumi 1787-1803). Le danze nazionali erano chiamate
reel
e
spey, e avevano carattere rispettivamente più veloce e
più calmo. Solo all'inizio del XX sec., tuttavia, la ricercatrice M.
Kennedy Fraser raccolse, presso numerosi centri agricoli e contadini, un
cospicuo numero di canti popolari di tradizione molto antica e fino ad allora
non studiati, in base ai quali fu possibile ricostruire alcuni caratteri
dell'antica musica folclorica scozzese. Le melodie originali erano composte su
scala pentatonica; quelle delle Highlands gaeliche differiscono dalle
composizioni delle Lowlands scozzesi per una maggiore movimentazione. Strumento
caratteristico della
S. è la cornamusa, già rappresentata
in sculture medioevali e menzionata nelle composizioni di Chaucer. Tra le
maggiori istituzioni musicali della
S. ricordiamo la
Scottish national
orchestra, complesso musicale fondato nel 1885, la
Royal scottish Academy
of Music, scuola musicale fondata nel 1890, e il festival di Edimburgo,
manifestazione musicale di livello internazionale, istituito nel 1947.
Cartina della Gran Bretagna
La Scozia e l'Inghilterra dagli Stuart ad oggi
Le invasioni dei Vichinghi in Inghilterra e in Scozia
Il centro di Edimburgo
Edimburgo: il parco
Il lago di Loch Ness, in Scozia
Panorama delle Highlands (Scozia)
Panorama di Inverness (Scozia)