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Scòrcio.

Nelle arti figurative, rappresentazione di un oggetto o di una figura, i cui elementi sono posti su un piano obliquo, anziché sul piano normale al punto di vista. È alla base della prospettiva e deriva il suo nome dall'effetto di scorciamento dell'immagine che ne consegue. ║ La figura o gli elementi rappresentati in uno s. ║ Fig. - Di s.: di sfuggita, parzialmente. ║ Breve lasso di tempo alla fine di un periodo cronologico o all'inizio di un altro: nel primo s. del secolo. ║ Parte limitata di una visuale ampia: uno s. di Firenze. • Arte - Grazie allo s. è possibile rendere gli effetti di tridimensionalità e di profondità nella pittura, nella scultura e nel disegno. Il concetto di s. non era presente nelle civiltà che prediligevano la rappresentazione frontale o di pieno profilo (arte egizia, iranica, greco-arcaica) e iniziò a trovare applicazione tra il VI e il V sec. a.C. nel disegno e nella pittura greca, con ulteriore sviluppo in ambito artistico greco e romano fino al tardo Impero. L'arte bizantina e quella alto-medioevale occidentale ne fecero uso per particolari anatomici, strutture architettoniche o mobili. Finalmente, nel XIV sec., lo s. divenne elemento base del linguaggio figurativo e, a partire dal Rinascimento (soprattutto con Paolo Uccello, Andrea del Castagno, Donatello e Mantegna, del quale si ricorda lo s. del Cristo Morto), la sua applicazione fu strettamente connessa con lo sviluppo della prospettiva lineare e dello studio dedicato alla figura umana; nelle grandi decorazioni di volte e pareti dei secc. XVII-XVIII esso arrivò a risultati di grande ricercatezza, toccando in molti casi il vero e proprio virtuosismo.