(da
Scandinavia, Paese natale
dello scopritore). Chim. - Elemento chimico di numero atomico 21 e peso atomico
44,956; simbolo:
Sc. Nella tavola periodica degli elementi si colloca nel
III gruppo, sottogruppo B, del quale costituisce il capostipite, avendo ittrio,
lantanio ed attinio come omologhi superiori. Presenta un solo isotopo stabile,
il
4521Sc. La sua esistenza era stata prevista da D.
Mendeleev in base alla proprietà degli altri elementi, basandosi sulla
tavola periodica che egli aveva per primo costruito; da lui fu detto
ekaboro. La scoperta risale al 1859 e fu opera di L.F. Nilson, che gli
diede il nome poi accettato come ufficiale. ║
Stato naturale e
preparazione: lo
s. è un elemento assai raro nella crosta
terrestre, della quale costituisce solo il 5,1 x 10
-4 % in peso:
è comunque più abbondante di altri elementi considerati di solito
più comuni come oro, argento, platino, mercurio, cadmio e bismuto.
È abbastanza diffuso in associazione con altri elementi nei minerali di
ferro bivalente, magnesio, stagno e zirconio nei quali, data la similitudine di
raggio atomico, può sostituire quei metalli. Il suo unico minerale degno
di rilievo è
thorvetite, un silicato di scandio ed ittrio di
formula (SC,Y)
2Si
2O
7, alquanto raro, che si
trova soprattutto nella località di Sätersdalen (Norvegia) e nel
Madagascar. Esso ha un titolo in Sc
2O
3 del 36-42%; altri
minerali di altri elementi come la wolframite, la euxenite, ecc. hanno dei
titoli dello 1-2% in Sc
2O
3. Lo s. viene preparato a
partire dal suo ossido Sc
2O
3, ottenuto dai minerali
attraverso un processo lungo che lo garantisce ad una purezza del 99,9% o
superiore che viene trasformato poi nel fluoruro ScF
3. Da questo si
ottiene il metallo per riduzione con calcio metallico, operando in un recipiente
di tantalio sotto vuoto o con gas inerti. Si opera quindi una decalcificazione
facendo volatilizzare il calcio sotto vuoto e si purifica lo
s. metallico
a 1.750 °C per distillazione e condensazione su una parete fredda.
Successivamente se ne opera la fusione e colata in lingotti sempre sotto
protezione di un'atmosfera inerte di argon. Per la conservazione e il trasporto
si ricorre a recipienti ermetici, sempre sotto argon. Le difficoltà di
questo processo consistono sia nel fatto di dover operare sempre sotto ambiente
inerte sia nel fatto che il processo di produzione dell'ossido puro è
complicato dalla grande similitudine che esiste fra lo
s., l'ittrio ed i
lantanidi. ║
Proprietà: lo
s. si presenta come un
metallo cristallizzato in condizioni ambiente nel sistema esagonale, con peso
specifico 3,016. Le sue proprietà fisiche sono incerte; fonde verso i
1.540 °C e bolle verso i 2.836 °C. Le sue caratteristiche fisiche e
meccaniche sono alquanto simili a quelle dell'ittrio e del titanio, mentre le
sue proprietà chimiche sono vicine a quelle dei lantanidi, soprattutto i
più pesanti. È il primo degli elementi di transizione e la sua
unica valenza ben stabile è la +3, in perfetto accordo con la sua
struttura elettronica. ║
Composti: i suoi composti hanno una
formula facilmente definibile, data la costanza della sua valenza. Sono stati
preparati l'ossido Sc
2O
3, il solfuro
Sc
2S
3, il cloruro ScCl
3, il fluoruro
ScF
3, il bromuro ScBr
3, il nitrato
Sc(NO
3)
2, il solfato
Sc
2(SO
4)
3 e così via. Questi sali hanno
le proprietà previste da Mendeleev secondo i ragionamenti di analogia con
altri elementi. L'idrato Sc(OH) è una base forte, ottenibile in forma di
precipitato bianco gelatinoso. Il comportamento chimicamente più
interessante dello
s. si ha nella formazione di ioni complessi con
coordinamento di sei molecole di acqua, cioè del tipo:
[Sc
(H2O)6]3+
in luogo dello ione Sc
3 puro e semplice. Altra sua
caratteristica interessante è la formazione di numerosi complessi
organici, alcuni dei quali colorati; il suo composto con l'acetilacetone
è perfettamente isolabile e ben stabile. ║
Usi: lo
s.
non ha per ora alcuna applicazione industriale degna di nota. Le sue
proprietà fino ad oggi conosciute lo rendono però un metallo
interessante per la produzione di leghe speciali, adatte per le alte
temperature, e come elemento alligante della ghisa nodulare in sostituzione del
magnesio. Tutte le sue possibili applicazioni sono però frenate
dall'elevato costo che è pari a quasi 1.000 volte quello del suo omologo
superiore, l'ittrio, in alternativa al quale potrebbe essere impiegato.