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Scàbbia.

(dal latino scabia, der. di scabere: grattare). Nome di varie malattie che colpiscono l'uomo, gli animali e le piante. ║ Per estens. - Aridità, secchezza della pelle. ║ Fig. - Male, difetto che corrompe moralmente una persona. • Med. - Malattia parassitaria della pelle dovuta a un acaro, il Sarcoptes scabiei, individuato e descritto scientificamente quale agente eziologico della malattia da G.C. Bonomo e da G. Cestoni nel 1867 (il ciclo della malattia, tuttavia, venne definito con precisione soltanto dopo alcuni decenni). Le lesioni cutanee della s. sono provocate dalle femmine di acaro che, una volta fecondate, scavano nell'epidermide umana un cunicolo e vi depongono le uova; da queste nascono larve che, dopo diverse mute, diventano adulte e continuano il ciclo vitale accoppiandosi a loro volta. Il contagio da un individuo all'altro può essere sia diretto sia indiretto; l'acaro della s. non può comunque sopravvivere più di qualche giorno lontano dalla cute. Dopo un periodo di incubazione in genere non superiore a due settimane, la malattia si manifesta con un fastidioso prurito. Sulla pelle compaiono rilievi grigiastri, vescicole, escoriazioni e croste provocate dall'azione del grattarsi. Le zone più esposte alla s. sono gli spazi fra le dita, i polsi, i gomiti, le ascelle, la vita, le natiche, la regione attorno ai capezzoli nelle donne e i genitali nell'uomo. La terapia prevede bagni caldi, frizioni delle parti colpite con pomate e creme a base di zolfo, carbonato potassico e benzoino e la disinfestazione della biancheria e degli indumenti utilizzati durante la malattia. ║ S. norvegese: tipo particolare di s., frequente in soggetti denutriti o comunque predisposti, che si manifesta con cunicoli e croste presenti su tutto il corpo. ║ S. da grano: tipo di s. prodotta dall'acaro Pyemotes ventricosus, parassita abituale delle larve di alcuni insetti, soprattutto della tignola del grano, che provoca lesioni molto pruriginose, specie sulle parti scoperte. ║ S. da lana di vetro: dermatosi conseguente al contatto con fibre di vetro e ai microtraumi imputabili alle stesse; provoca prurito e chiazze di arrossamento e infiltrazione per lo più sugli avambracci. ║ S. o rogna dei nichelatori: dermatite che si manifesta negli operai addetti alla nichelatura galvanica con eczema e prurito alle mani e agli avambracci. • Bot. - S. polverulenta della patata: dovuta al fungo Spongospora subteranea, provoca piccole pustole su radici, stoloni e tuberi. ║ S. comune della patata: la forma di s. più diffusa, dovuta a varie specie di Actinomyces (in primo luogo Actinomyces scabiei), che colpisce tutti gli organi sotterranei della patata, compreso il tubero. Su quest'ultimo si manifesta con areole tondeggianti e crostose, di colore brunastro o rossastro, che spesso si uniscono le une con le altre fino a ricoprire l'intera superficie del tubero. Si combatte seminando tuberi sani, acidificando il terreno mediante concimi fisiologicamente acidi, allungando la rotazione con colture immuni, adottando cultivar resistenti. ║ S. degli agrumi: dovuta a specie di Elsinoë, funghi ascomiceti, colpisce soprattutto gli aranci provocando piccole pustole sui frutti che non intaccano, tuttavia, il valore dei frutti; non è frequente in Italia. ║ S. delle mele e delle pere: sono le forme più diffuse di s. nei vegetali. • Veter. - Sono di diversi generi gli acari responsabili della s. negli animali domestici; fra questi si ricordano i Sarcoptes (s. sarcoptica), i Psoroptes (s. psoroptica), i Chorioptes (s. corioptica) e i Demodex (s. demodectica). Come la s. umana, anche quella animale si cura ricorrendo a preparati per uso locale.