Agr. - Residuo dell'estrazione dell'olio dalle olive,
costituito dalla polpa esausta delle olive, dalle bucce e da frammenti di
nocciolo, da cenere, acqua e residui organici. Il suo contenuto in olio, che
dipende dal sistema adottato per l'estrazione dell'olio dalle olive, oscilla tra
il 2 e il 4% nelle
s. ottenute per pressione, mentre varia dal 4,5 al 9%
in quelle ottenute mediante centrifugazione. Dalla
s. può quindi
essere ancora estratto un olio, detto
olio di s., utilizzando solventi
facilmente volatili in grado di sciogliere l'olio ancora presente nei tessuti
vegetali; in passato i solventi più utilizzati per questo scopo erano il
solfuro di carbonio, la trielina, la benzina e il tetracloruro di carbonio, che
in epoca più recente sono stati sostituiti dall'esano
. La
soluzione che si ottiene viene quindi distillata per separare il solvente, in
tal modo riutilizzabile, dall'olio di
s. appena estratto. Quest'ultimo
mostra un colore che varia da verde a bruno, contiene ossiacidi e possiede un
elevato grado di acidità, soprattutto se derivante da
s. vecchie o
mal conservate. Quest'olio viene utilizzato per la fabbricazione di saponi e
impiegato, talvolta, a scopo alimentare: in quest'ultimo caso, dopo la
separazione dal solvente, l'olio deve essere sottoposto ai procedimenti previsti
dalla legge: la neutralizzazione con alcali, la deodorazione mediante vapore, la
deodorazione con terre e carboni attivi. L'
olio di s. rettificato
così ottenuto, avente un'acidità non superiore allo 0,5%, viene
inviato all'oleificio per essere miscelato con olio vergine d'oliva. Da tale
procedimento si ottiene un prodotto chiamato
olio di s. e d'oliva che
può essere messo in commercio con un grado di acidità non
superiore all'1,5%. La
s. esausta viene utilizzata come combustibile,
concime o mangime.