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Sanniti.

Antica popolazione italica, appartenente al gruppo etnico degli umbro-sabelli. L'ipotesi più accreditata storicamente li collega al popolo sabino, anche grazie al supporto dell'onomastica, per la quale il nome S. discende da una forma grecizzata del termine (saunitai - samnites) che essi utilizzavano (come è attestato da epigrafi e legende di monete) per indicare se stessi, e cioè Safineis, il medesimo che i Sabini riferivano a sé. Durante il II millennio a.C. i S. si spostarono lungo gli Appennini e si stanziarono nelle alte valli dei fiumi Trigno, Tiferno, Volturno e Sangro, territorio cui diedero nome Safinim, donde la forma latina Samnium. Anche secondo una tradizione citata da Strabone, i S. erano di origine sabina: in seguito a un voto di ver sacrum (V.) espresso durante una guerra, un gruppo di adolescenti di questa popolazione sarebbe giunto nella regione del Sannio cercando una nuova sede. I S. erano organizzati come una federazione di tribù (Careceni, Caudini, Pentri, Irpini, Frentani, ecc.) i cui centri più importanti furono Aufidena, Bovianum Vetus, Tereventum, Aesernia, Allifae, ecc. Intorno al 600 a.C., i S. occuparono anche le sedi prima abitate dagli Opici, in unione con i quali assunsero l'etnonimo locale di Osci, occupando come tali la pianura campana e le città di Capua e Cuma. Tra gli Osci-Campani e i S. si determinarono nel tempo profonde differenze culturali e politiche, essendo i primi fortemente influenzati sia dalla civiltà greca delle colonie tirreniche sia da quella etrusca, che aveva propaggini nel meridione della penisola. Al contrario i S. stanziati nelle valli montane rimasero isolati da tali flussi culturali, mantenendo una propria organizzazione confederale, ma vivendo in villaggi sparsi e in condizioni assai più arretrate: essi praticavano la pastorizia e un'agricoltura di sussistenza, sotto la guida di un'aristocrazia guerriera che, probabilmente, esprimeva in caso di guerra un comando unificato. Un'assemblea era deputata a esprimere decisioni sulla condotta bellica e sulla conduzione della confederazione e si riuniva periodicamente presso il santuario principale di Bovianum Vetus. Tra la fine del V sec. e il principio del IV sec. a.C., la popolazione sannita degli Irpini spostò le proprie sedi in territori più meridionali, assumendo il nome locale di Brutii, occupando via via le città greche, come Paestum e Napoli. In tale movimento di espansione, i S. entrarono in contatto con quello omologo romano, per il quale costituirono il massimo ostacolo. Nel 354 a.C., Romani e S. avevano stipulato un'alleanza difensiva in funzione antigallica che ebbe però carattere puramente contingente: sul lungo periodo, infatti, gli interessi dei due popoli si dimostrarono radicalmente concorrenziali, puntando entrambi al controllo e all'egemonia della pianura campana e delle coste tirreniche. Lo scontro si articolò nelle tre guerre dette sannitiche (V. SANNITICO), che si svolsero tra il 343 e 290 a.C. e il cui esito fu la vittoria romana. Roma stabilizzò il controllo del territorio del Sannio deducendovi due colonie, quella di Benevento nel 268 a.C. e quella di Isernia nel 263 a.C. Ciò nonostante, i S. si opposero ancora al potere romano in alcune occasioni: durante la seconda guerra punica, dopo la sconfitta romana a Canne del 216 a.C., quasi tutti i popoli federati S. (esclusi forse i Pentri) sostennero Annibale; durante la guerra sociale del 90 a.C. furono tra i maggiori protagonisti della rivolta. Infine, durante le lotte intestine tra il partito popolare di Mario e la fazione degli ottimati di Silla, si schierarono dalla parte del primo, inviando in suo soccorso a Roma un esercito sannitico, guidato da G. Ponzio Telesino: nella battaglia che fu combattuta a Porta Collina nell'82 a.C., più di 8.000 S. furono uccisi. Ormai prostrati, ottennero la cittadinanza romana e subirono un rapido e definitivo processo di assimilazione. • Archeol. - Per quanto riguarda il periodo più antico (secc. VII-V a.C.), la documentazione archeologica riguarda esclusivamente necropoli ed è pertanto a carattere funerario. Dalle tombe, del tipo a fossa, sono emersi corredi assai sobri, che comprendevano ceramiche locali (solo in pochi casi sono stati rinvenuti manufatti di importazione greca), armi o ornamenti femminili. La cultura materiale si dimostra sostanzialmente originale, benché aperta a influenze dell'ambiente etrusco-campano o delle culture del medio Adriatico (Piceni e Dauni). Tra il IV e il II sec. a.C. le testimonianze archeologiche riguardano anche gli insediamenti abitativi: i villaggi erano sempre di dimensioni modeste e frazionati, circondati da cinte fortificate e talvolta affiancati da santuari, luoghi di culto e di aggregazione politica, a carattere monumentale. Fenomeni di più marcata urbanizzazione sono connessi solo al più tardo processo di romanizzazione. • Ling. - La parlata dei S. apparteneva alla famiglia dell'osco-umbro (V.), di cui costituiva l'estensione meridionale, congiuntamente a quella dei Campani, dei Lucani e dei Bruzi. La lingua è attestata da iscrizioni, bolli laterizi e legende numismatiche, tutti compresi tra il IV e il I sec. a.C., redatti in un alfabeto locale di derivazione etrusco-campana.