Voce russa, der. di
sam: se stesso e
izdat: casa editrice.
Neologismo usato dall'inizio degli anni
Settanta da due giornali sovietici, l'“Isvestija” e
l'“Oktiabr”, e in seguito entrato nell'uso comune per indicare le
pubblicazioni clandestine, frutto di una serie di collaborazioni fra scrittori,
intellettuali, artisti e operai, e intesi ad invocare la libertà di
stampa.