(dall'ebraico
Shêlōmōh: il
pacifico, il perfetto o anche il fortunato). Terzo re d'Israele. Figlio del re
David e di Bethsabea, trascorse la giovinezza nell'ambiente di corte, affidato
all'educazione del profeta Nathan, grazie all'appoggio del quale fu designato
dal vecchio padre alla successione. Morto David (intorno al 965 o 975 a.C.),
dovette fronteggiare la ribellione del fratello maggiore, Adonia, che poteva
contare sull'appoggio del sommo sacerdote Abiatar e del capo militare Joab e che
aveva già tentato di farsi incoronare quando il padre era ancora in vita.
Una volta sul trono,
S. fece giustiziare i suoi nemici, compreso il
fratello, e confinò Abiatar ad Anathoth. Si unì quindi in
matrimonio con la figlia del faraone d'Egitto, dal quale ricevette in dote la
città di Gezer. Cercò di trovare un accordo con i Regni
confinanti, così da garantire al suo popolo pace e prosperità, non
trascurando, comunque, di creare una serie di piazzeforti nei punti nevralgici
dello Stato, Hazor, Megiddo, Gezer, Bēt Horon e Gerusalemme, facendole
divenire altrettanti importanti nodi commerciali. Durante il Regno di
S.,
infatti, il commercio conobbe un periodo di fiorente sviluppo, in particolare
quello dei cavalli, che venivano portati dalla Cilicia in Egitto. Durante il suo
Regno,
S. diede un forte impulso anche all'attività edilizia: a
lui si devono l'edificazione del maestoso tempio di Gerusalemme e la costruzione
dell'imponente palazzo regio, entrambi fatti erigere per affermare la natura
teocratica del suo potere sovrano. Per sua iniziativa, inoltre, il tempio
acquistò una posizione di netta preminenza sugli altri luoghi di culto
del Paese, divenendo meta di pellegrinaggio. Per sostenere le spese del fasto di
corte e di questa impresa grandiosa,
S. dovette tassare ulteriormente il
Paese, imponendo un severo regime fiscale e amministrativo, reso più
efficiente dalla divisione del territorio in 12 distretti affidati ciascuno a un
prefetto che curava la riscossione dei tributi, in buona parte in natura,
reclutando inoltre la manodopera da inviare a Gerusalemme. Questo regime fiscale
rigido contribuì a rendere
S. impopolare. Molti suoi sudditi
mostrarono il loro malcontento, alimentando così almeno tre tentativi di
rivolta politico-religiosa (la tolleranza verso i culti stranieri, dovuta al suo
desiderio di mantenere buoni rapporti con i Paesi vicini, determinò
disapprovazione anche nei più intransigenti sostenitori della religione
ebraica) e contribuendo alla disgregazione del Paese immediatamente dopo la sua
morte. Comunque la figura di
S. tramandata dalla tradizione appare
idealizzata, incentrata soprattutto sulle doti di saggezza del sovrano. A lui
sono state attribuite numerose opere della letteratura ebraica, parte delle
quali bibliche (i
Proverbi, l'
Ecclesiaste, il
Cantico dei
Cantici, la
Sapienza), parte di carattere apocrifo. Di quest'ultimo
gruppo fanno parte i
Salmi (una raccolta di 18 salmi scritti con
l'intento di giustificare le punizioni divine al popolo d'Israele, reo di aver
abbandonato Dio e di aver scelto la rilassatezza dei costumi) e le
Odi
(una raccolta di inni probabilmente redatti in ambiente cristiano nel II sec.
d.C.). ║
Giudizio di S.: denominazione di un noto passo biblico
(
I Re 3, 16-28), secondo il quale
S., chiamato a giudicare il caso
di due donne che si contendevano la maternità di un bambino,
ordinò che il piccolo venisse diviso in due così da darne una
metà a ciascuna delle donne. A questa proposta la vera madre reagì
accettando che il bambino fosse ceduto vivo all'altra.
S. ne riconobbe
allora la sincerità facendole restituire il figlio.
La Palestina ai tempi di Salomone