Città della Campania e capoluogo della provincia
omonima; è situata a 4 m s/m., nella parte più interna del golfo
omonimo. 143.751 ab. CAP 84100. • Econ. - La posizione favorevole nei
confronti della campagna e la lontananza da Napoli hanno fatto sì che
S. si sviluppasse autonomamente come centro d'appoggio regionale, vedendo
la popolazione accrescersi durante tutto il XX sec., con una forte impennata
dopo la seconda guerra mondiale, quando la città divenne meta di
immigrazione proveniente dalle aree rurali della regione. Il successivo sviluppo
di vie di trasporto interregionali ha reso la città ancora più
importante dal punto di vista economico. Il clima mite permette al circondario
di offrire prodotti alimentari da inserire nel mercato locale e da lavorare
nelle numerose piccole industrie di tipo alimentare, sorte accanto ad altre
meccaniche, tessili, cantieristiche, conciarie e della ceramica. Trainante
è stato, specie negli anni Settanta e Ottanta, il settore edile, oggi in
netta flessione. Centro culturale,
S. si sta sviluppando come nodo
commerciale, potenziando l'ancora insufficiente infrastruttura portuale. •
St. - Colonia romana (fu fondata nel 197 a.C. con il nome, probabilmente di
origini etrusche, di
Irnthi, dal fiume Irno, prossimo alla città),
fu occupata dai Longobardi nel 646 dopo alterni attacchi goti e greci e fece
parte del ducato di Benevento. Nel 1076 fu conquistata da Roberto il Guiscardo,
che ne fece la capitale del ducato di Puglia. Sede della famosa Scuola medica,
raggiunse il suo massimo splendore nei secc. XI-XII ma, dopo un periodo di
relativo benessere durante il dominio normanno, decadde sotto gli Svevi e gli
Angioini. Nel 1419 fu ceduta ai Colonna, passando poi agli Orsini, ai
Sanseverino e ai Grimaldi. Nel 1632 fu definitivamente incorporata al Regno di
Napoli e nel 1799 aderì alla Repubblica partenopea. Venne annessa nel
1860 al Regno d'Italia. Dal 12 febbraio al 15 luglio 1944 fu sede del Governo
regio italiano. ║
Sbarco di S.: durante la seconda guerra mondiale,
nel corso della Campagna d'Italia, nel settembre 1943, gli Alleati operarono uno
sbarco nel tratto di costa posto tra
S. e la foce del Sele e Paestum.
Forti dell'appoggio navale e di truppe di supporto, gli Americani riuscirono a
raggiungere a Nord il fiume Sele, impadronendosi così dei colli che
circondano
S. I continui tentativi tedeschi di rigettare a mare gli
Alleati furono resi vani dall'intervento dell'aviazione anglo-americana e della
flotta dell'ammiraglio Cunningham, nonché dall'arrivo dell'8ª armata
britannica di stanza in Calabria. I Tedeschi furono costretti a rinunciare alla
lotta e a iniziare la ritirata. ║
Principato di S.: nell'840 i
cittadini di
S. si ribellarono al duca longobardo di Benevento, Radelchi,
che era chiuso nella città, ed elessero loro principe Siconolfo. Ne
seguì una guerra che si concluse nell'848, quando il principato di
Benevento fu spartito nei due principati di Benevento e di
S. Fino
all'avvento del principe Guaiferio (861), capostipite della famiglia che lo
governò per più di un secolo, il principato ebbe vita non facile
sia per le insidie di Benevento, sia per il pericolo costantemente rappresentato
dalle fazioni aristocratiche e dai musulmani. La pressione di questi ultimi
divenne più forte nell'872, quando l'imperatore Ludovico II fu costretto
a intervenire per sventare il tentativo di conquista da parte di ‘Abd
Allāh ibn Ya'qūb: in quest'occasione il principe di Salerno fece
dapprima atto di sottomissione all'Impero, intavolando quindi trattative segrete
con gli stessi Saraceni. Nell'891 il principato, retto da Guaimario I, si
trovò al centro di una contesa tra musulmani, da una parte, e Bizantini
dall'altra, interessati a
S. come avamposto per una riconquista del
territorio italiano. Guaimario si appoggiò prima ai Bizantini contro i
Saraceni, poi al conte di Spoleto, Guido, per frenare l'avvicinarsi dei
Bizantini, che già avevano assorbito Benevento, riuscendo così a
salvare l'integrità territoriale del suo principato. La tutela bizantina
si fece sentire nel primo ventennio del X sec. e cessò solamente dopo la
battaglia del Garigliano (915), che allontanò l'incombente minaccia
saracena, e dopo le sconfitte subite da Bisanzio in Italia (925-929). Da quel
momento la Monarchia salernitana rafforzò la propria posizione, a
vantaggio di tutto lo Stato. Nel 967 però, con la calata di Ottone I in
Italia, si riaprirono le ostilità fra l'Impero e Bisanzio nell'Italia
meridionale. Il principe salernitano Gisulfo I aderì alla politica del
principato di Capua, retto da Pandolfo I Capodiferro, ma in realtà non
fece che permettere che la tutela di Capua si facesse pesante e che infine,
morto Gisulfo (978), questa incorporasse la Corona salernitana. L'autonomia del
principato venne restaurata sul finire del X sec. quando alla testa del
principato si trovò il conte di Spoleto, Giovanni di Lamberto, padre di
una nuova dinastia. Con Guaimario, tra il 1027 e il 1052, il principato conobbe
un periodo di ampia potenza e forte splendore. Egli, spinto dall'intenzione di
conquistare Capua, i ducati di Amalfi, Sorrento e Gaeta e di allargare
l'influenza del principato all'entroterra peninsulare, chiese aiuto
all'imperatore Corrado II, assoldando al contempo alcune bande armate di
Normanni, comprese quelle facenti capo agli Altavilla. Fra il 1038 e il 1040
Guaimario V riuscì a strappare Capua a suo zio Pandolfo IV, a piegare
Amalfi, Sorrento e Gaeta, a imporre il vassallaggio ai Normanni di Puglia e ad
assumere, infine, il titolo di duca di Puglia e di Calabria. La calata in Italia
dell'imperatore Enrico III (1046-47), alleatosi coi Normanni, bloccò
Guaimario il quale, prima di essere assassinato in un complotto nel 1052, si
vide togliere dall'imperatore Capua, Aversa e Gaeta. Suo figlio, Gisulfo II,
affrontò Roberto il Guiscardo, capo di quei Normanni che suo padre aveva
elevato al rango di vassalli. Roberto, ottenuto dal papa Nicolò II, nel
1059, il riconoscimento del titolo di duca di Puglia e di Calabria che
già era appartenuto a Guaimario V, sottrasse a Gisulfo, poco alla volta,
i territori dello Stato, perfezionando la conquista con l'assedio e la resa
della capitale il 13 dicembre 1076. Fu la fine del principato di
S. che
si vide annesso ai domini normanni. • Arte - L'abitato si estende dalla
costa fino alle colline retrostanti, presso le quali sorge il nucleo più
antico. Il centro ha subito gravi danni a seguito del terremoto del 1980 ma la
ricostruzione ha operato in modo cospicuo. Il centro storico, attraversato dalla
via dei Mercanti, parallela alla linea costiera e di origine romana, ospita al
suo interno esempi di arte bizantina (acquedotto del VIII sec.; chiesa del
Crocifisso), longobarda (arco di Arechi, VIII sec.), normanna (duomo di San
Matteo, XI sec.; campanili di Sant'Andrea e San Pietro a Corte) e angioina
(palazzo Fruscione). Importanti sono inoltre: il castello (fondato dai Romani,
ricostruito dai Longobardi e ampliato dai Normanni), posto sulla sommità
del colle sovrastante il centro storico; la chiesa di San Benedetto, oggi sede
del Museo provinciale; la chiesa di San Domenico (XIII sec.), nella quale
è conservato un manoscritto di Tommaso d'Aquino. ║
Provincia di
S. (4.922 kmq; 1.090.502 ab.): abbraccia una vasta zona tra l'Appennino
Campano e il Tirreno, comprendente una parte della penisola Sorrentina, le
pendici sud-orientali del Vesuvio e i Monti Picentini a Nord, nonché gli
ultimi contrafforti dell'Appennino lucano a Sud-Est e a Est; a Sud e a Ovest
è bagnata dal Mar Tirreno. A Sud la regione si presenta montagnosa, con
il complesso dei Monti Alburni, il massiccio del Monte Cervati e i Monti del
Cilento. La zona è profondamente incisa dalle valli dei fiumi Tanagro,
Tusciano, Sele, Mongardo, Calore. La costa, in genere articolata e alta, si fa
piatta in corrispondenza della piana del Sele, al cui margine meridionale si
trova Paestum. Settore trainante è quello agricolo (ortaggi, agrumi,
cereali, olivi, viti), importante anche per le numerose industrie attive in
campo alimentare; economicamente rilevante è la pesca, anche se basilare
resta il turismo, sviluppato sulla costiera amalfitana e sulla costa del
Cilento. Centri importanti: Battipaglia, Cava dei Tirreni, Eboli, Nocera
Inferiore, Pagani, Sarno, Scafati, Vietri sul Mare. Alcuni di essi sono stati
colpiti nella primavera 1998 da violenti nubifragi che hanno provocato
inondazioni, frane e smottamenti, causando la morte di oltre un centinaio di
persone e ingenti danni al territorio.