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Sacramentàrio.

Che riguarda i sacramenti: teologia s. • Lit. - Libro liturgico utilizzato nella Chiesa latina fino all'XI sec., quando fu sostituito in parte dal messale, in parte dal rituale e in parte dal pontificale. Il s. conteneva i testi (orazioni, prefazi, formule sacramentali per l'amministrazione di sacramenti e formule rituali relative a speciali cerimonie dell'anno liturgico) la cui lettura, durante la messa, era riservata al celebrante. Le risposte del coro e i testi delle letture bibliche erano invece contenuti rispettivamente nell'antiphonale missarum e nei lectionaria. ║ Tra i più antichi s. latini che ci sono pervenuti, ricordiamo: il Leoniano o Veronese, composto tra la metà del IV sec. e la metà del VI sec. dai pontefici dell'epoca, tra cui papa Leone Magno che gli diede il nome; il Gelasiano antico, attribuito a papa Gelasio I (m. 496); il Gregoriano, probabilmente composto da papa Gregorio Magno alla fine del VI sec. Da quest'ultimo, che fu inviato da papa Adriano I a Carlo Magno per raggiungere uniformità nelle celebrazioni liturgiche nelle diverse chiese, derivarono, in maggiore o minor parte, i s. in uso in tutta Europa (Gothicum, Gallicanum vetus, Mozarabicus sacramentorum, ecc.) fino all'avvento dei messalia plena tra l'XI e il XIII sec. • St. delle rel. - I s.: termine con il quale Lutero definiva i seguaci di Zwingli e di Ecolampadio, che negavano non solo la dottrina della transustanziazione (V.) eucaristica, ma anche quella della consustanziazione, sviluppata da Lutero in luogo di quella. Infatti, per i seguaci di Zwingli, che chiamavano se stessi riformati, la presenza di Cristo nel pane e nel vino della Santa Cena era puramente spirituale, mentre per Lutero essa era reale, anche se compresente con la sostanza delle due specie eucaristiche.