Antica popolazione dell'Italia centrale appartenente al
gruppo umbro-sabellico e stanziatasi nel II millennio a.C. nella zona compresa
fra il Tevere, la Nera, l'Aterno e l'Aniene, nel territorio corrispondente alle
odierne valli di Terni e di Rieti, dove in epoca romana sorsero le città
di
Reate (Rieti),
Eretum (Ereto),
Nursia (Norcia),
Amiternum (Amiterno),
Cures (Curi). L'origine di tale popolo
è ancora incerta, e anche gli autori classici non sono concordi a
riguardo, facendolo risalire agli Umbri, agli Spartani, ai Persiani, mentre
alcuni (Catone, Varrone, Strabone) lo considerarono autoctono. Le vicende dei
S. della valle Tiberina sono strettamente legate nel racconto leggendario
a quelle delle origini di Roma (ratto delle
S., guerra con Tito Tazio,
ecc.), anche se è ancora incerto il livello di interazione fra i due
popoli. I
S. vennero definitivamente assoggettati a Roma nel 295 a.C. e
ottennero la cittadinanza romana nel 268 a.C., ma è probabile che
già da tempo essi avessero subito un forte processo di romanizzazione;
nel 241 a.C., infine, furono assegnati alle tribù Velina e Quirina. Poco
si sa circa i culti e gli ordinamenti cittadini dei
S.: è certo
però che essi raggiunsero, fra il VI e il V sec. a.C., un elevato grado
di socialità e di urbanizzazione; in particolare, pare che le
città fossero rette da magistrati detti
octoviri. I
S.
erano legati ai gruppi dialettali osco e sabellico. I frequenti contatti con le
popolazioni romane spiegano la frequente origine sabina di molti vocaboli
latini, mentre numerose testimonianze scritte sabine presentano forti segni di
latinizzazione. Grazie a un incremento degli scavi e delle ricognizioni
archeologiche relative ai
S., sono state riportate alla luce necropoli
(Magliano Sabina, Otricoli, Colle del Forno, ecc.) e l'abitato di
Cures:
i reperti rinvenuti sembrano testimoniare il raggiungimento di un'organizzazione
sociale abbastanza complessa, strutturata secondo una precisa gerarchia, che
vedeva ai vertici l'aristocrazia guerriera.